mercoledì 22 luglio 2015

Della notte bianca, aspettando quella rosa



Se in bianco (o in rosa) è da vivere, tra la folla, la notte. Un …”Facite Ammuina” come vi pare, e le minzioni là dove capita.

Fanno di certo lucro le hostarie, i dispensatori di bevande, nel caso varie e copiose. Va bene, per essi naturalmente, per l’economia locale, perché no! Ma: è proprio questo, sta tutto qua, quel che si vuole da tale manifestazione di città e di folla? Si comincia ad avere seri dubbi.

Dopo la “bianca” ultima di Vasto, ma pari, pari si può dire per altre “notti” di vario titolo di altre località, chi ha commentato l’evento,  in Rete o su stampa, ha parlato di “movida” (termine esotico latino-americano che tanto attrae i giovani), o, più prosaicamente, come …“tanta gente in giro”. E null’altro, per la verità, giacché anche la musica, posizionata e diffusa qua e là, più che da ascoltare, è una sorta di colonna sonora frastornante quanto funzionale: spingere tutti a “rimenarsi”, seguendo la corrente, da una parte e l’altra della città. Tanto che viene a mente un noto “Comando” dettato ai militari dell’esercito di “Franceschiello”. Lo si dice  “un falso storico”, ma non è poi tanto lontano dal vero, ancor oggi. Per giustificare ed avvalorare la folla degli ‘arruolati’, per un compito di alcun senso o fine, ad essi si prescriveva: All'ordine “Facite Ammuina”: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra  (…) passann' tutti p'o stesso pertuso, … e chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à"!

Al tempo di Histonio nostro, quando la lingua del conversare era ancora quella di Roma, qui come in ogni romano municipio si elargiva alla plebe “panem et circenses”: un po’ più di cibo e bevande per soddisfare stomaco e voglia culinaria, spettacoli vari per ‘spensierare’ chi di norma assai nel quotidiano faticava e penava.
Anche nell’oggi, che plebe più non ci si considera, ma gens, seppur sempre più “di massa”, i capi-popolo, si dicano essi ‘populisti’ o ‘progressisti’,  per dare distrazione a quelli della civitas come quelli dell’ager,  si sentono in dovere di elargire festa, e per essa spettacoli. Con una differenza, non da poco, e di certo non è una progresso di civiltà. Nell’Evo che fu, il popolo assisteva allo spettacolo dato, nei teatri o nelle arene, da istrioni o gladiatori, da auriga su carri in corsa o da aedi o musici.  Oggi, nelle “notti” a vario titolo o con diverso nome denominate, gli spettatori si sono mutati essi stessi in attori o comparse, per un recita ex-tempore che mette in scena …la stessa “folla” inscenante.

Quanto poi al soddisfacimento dei bisogni corporali, dell’emissione d’urina in particolare, mentre al tempo di Roma e di Histonio nostro i “vespasiani” erano già stati ideati e messi a disposizione della plebe, al giorno civile d’oggi - incredibile dictu o, come si dice nel Vasto, ‘nin ci si pò crete - nessun governante ha idea che le dette fisiologiche impellenze da qualche parte - nei vicoli urbani o dove capita, indecentemente che si dica e che siano - hanno giocoforza da espletarsi. Abbondanti nell’effusione, non meno delle bacchiche o dionisiache effettuate libagioni.

Pasquino d’Histonio


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