domenica 22 agosto 2010

“Acquerelli – I trabocchi”.

Alla Sala Mattioli di Vasto – dopo un’inspiegabile chiusura espositiva proprio nel ferragosto – con qualche giorno di anticipo sul programma degli eventi estivi, ha aperto una sua Mostra di opere recenti la pittrice Paola Bolognese, artista già nota e diffusamente apprezzata dal pubblico vastese e turistico.

Paola Bolognese, sensibilità cromatica, poeticità d’immagine

Mentre l’Arte da ormai un secolo (dal frainteso dadaismo in poi) ha preso altra strada, innovativa certo quanto spesso sbagliata o del tutto discutibile, c’è ancora chi al mondo continua a produrre manufatti d’arte in modo tradizionale, e in pittura, in particolare, …dipingendo. Si tratta di quella significazione per immagini che l’uomo, attraverso una capace manualità, sin dai primordi sa inventare, rendere visibile per godimento personale, per lasciare di sé e del divenire materiale e spirituale una traccia. Ed è questa un’utile premessa per avvalorare ancora nel nostro tempo - ove necessario - opere di questo genere. Così di Paola Bolognese, paesaggista ma anche ritrattista precisa e sensibile, non starò a dire di appartenenze stilistiche, non di riferimenti storici, inopportuni quanto inutili.
Di questa pittrice bisognerà rilevare la capacità tecnica acquisita con anni di studio e lavoro, in un genere artistico considerato “minore”, poiché per secoli relegato dai Maestri al “bozzetto” preparatorio per dipinti a olio o affreschi, quanto antico e preziosamente riscoperto nell’ottocento dall’Impressionismo, un’innovazione d’immagine che costituisce la vera rivoluzione dell’arte moderna nel tempo della sua “riproducibilità tecnica”. La “pittura ad acqua”, poi, richiede sicurezza di tratto, temperamento, rapidità di esecuzione, che non concede correzioni o pentimenti. Ma se la padronanza della tecnica è la base, ben più preziosa appare, in artisti come la Bolognese, la capacità di “sognare” dapprima l’immagine e poi di saperne tracciare le linee e le cromie utili a rappresentarla e a reificarla per gli altri che la guarderanno e se ne sentiranno eideticamente coinvolti e gratificati.
Una pittura non semplice (o culturalmente semplicistica), ma di certo da poter guardare e percepire senza doversi porre problematiche ‘concettuali’ di alcun genere. Immagini d’arte che occorre con-templare (ed è possibile farlo in questo caso) lasciandosi catturare, per un momento almeno, dalla poeticità rarefatta dei suoi cieli ombrati di luce e di nuvole, delle sue marine riverberate, degli ‘steli’ segmentati dei suoi trabocchi protesi, come corrosi dalla luce, verso l’alto. L’acqua luccica riverberando il sole d’alba o di tramonto, gli scogli paiono come dormienti nel loro liquido, ma denso habitat, la “Bagnante” di oggi fa da assistente totemica alle vele dispiegate o raccolte su “paranze” e “battelli”, quelli di un tempo passato. Il tutto si manifesta e vive, sulla carta e in noi, tra la memoria e l’immagine visiva, soltanto dipinta quanto per più versi ‘reale’ ed evocativa. Se il risultato dell’artista voleva essere questo, diremo che l’ha sicuramente raggiunto. Provare (o meglio visitare la mostra) per credere.
(Giusfra Pollutri, agosto 2010)

I dipinti di Paola Bolognese resteranno in mostra sino al 27 Agosto.

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