sabato 31 agosto 2013
Mario Ciancaglini e il "Corso" della storia.
Fonte ZonaLocale
Nel lontano 12 aprile 2012, una Giunta comunale dimezzata, presenti soltanto tre componenti su cinque, con molta discrezionalità decise di far diventare Corso Vittorio Emanuele, Corso Remo Gaspari. L’epilogo
avverrà domenica 1 settembre 2013 dove verrà dato corso quanto a suo tempo dai
predetti deciso.
Al riguardo noi pensiamo che l’on.le
Gaspari avrebbe meritato almeno un Consiglio Comunale aperto a tutti i
cittadini che sarebbero stati ben lieti di apportare il loro contributo ideale,
data la rilevanza del ruolo che il personaggio ha rivestito nei trascorsi
sessanta anni. Lo stesso Gaspari, se fosse ancora in vita certamente non
avrebbe apprezzato il modus operandi posto in essere da questa amministrazione.
Invece questi cosa fanno? Con assoluto
disprezzo di qualsivoglia dialettica democratica, con totale mancanza di
sensibilità tra l’altro evidenziata durante tutto il periodo del loro mandato
elettorale, hanno deciso che L’On.le Gaspari non fosse meritevole neanche
di un pubblico dibattito tanto che nelle segrete stanze della Giunta tra
l’altro neanche completa, forse per il fatto che non tutti erano d’accordo,
hanno preso la decisione che tutti conosciamo.
Non pensate cari amministratori che Remo
Gaspari si sarebbe dovuto onorare in modo diverso? Non pensate che il miglior
riconoscimento della Sua opera sarebbe stato quello di salvaguardare le
importanti realizzazioni che Lui ha lasciato ai cittadini di Gissi?
Praticamente è sotto gli occhi di tutti che di questo grandissimo patrimonio è
rimasto ben poca cosa. Avete fatto una opposizione di facciata al riguardo
della chiusura dell’ospedale cittadino, difatti Gissi è l’unico paese tra
quelli che avevano l’ospedale a rischio di chiusura, a perdere il ricorso al
TAR tardivamente presentato. Non vi siete occupati affatto della Golden Lady,
quando era chiaro a tutti che l’Azienda aveva intenzione di chiudere. Vi siete
persino lasciati scappare l’Ente d’Ambito (ex Comunità Montana).
Non pensate che, proprio per onorare Remo
Gaspari, queste strutture avrebbero meritato ben altra attenzione?
Per non parlare, per carità di patria,
della gestione della vicenda Turbogas.
Non pensate che l’On.le Gaspari avrebbe
preferito di più conservare il patrimonio di infrastrutture ed Aziende da Lui
faticosamente costruito nel corso di anni di duro lavoro piuttosto che la titolazione
di una strada?
Cari amministratori come senz’altro sapete
durante i dieci anni di vostra gestione della cosa pubblica, almeno cinquecento
gissani si sono trasferiti altrove, perché ovviamente qui mancano le
condizioni di una vita appena decente. Logico corollario di questa triste
realtà è la difficoltà del nostro istituto superiore a trovare iscritti
per formare almeno una prima classe.
In virtù di questo nelle prossime elezioni
Amministrative Gissi sarà rappresentata da sei Consiglieri Comunali né più e né
meno come comuni di trecento abitanti. Voi non avete proprio nessuna colpa di
questo?
E poi a voler entrare nel merito del Vostro
operato, non si poteva trovare una soluzione dove i due personaggi in
questione, Vittorio Emanuele II e Remo Gaspari potessero coesistere assieme?
Forse vi è sfuggito il fatto, che Vittorio
Emanuele è considerato un padre della Patria in quanto ha unito l’Italia con
fatica sovrumana e soprattutto con il sangue di migliaia di italiani. E Voi,
tre persone, con un tratto di penna avete azzerato tutto questo. Ma non
vi sentite responsabili di aver cancellato un pezzo di storia? Non c’era
nessuna altra via percorribile? Noi pensiamo proprio di sì.
Senz’altro se si fosse fatto un sereno e
costruttivo dibattito queste cose sarebbero venute fuori e senza alcuna ombra
di dubbio si sarebbe trovata una soluzione diversa e più ragionevole.
E infine, avete preso in considerazione i
disagi che questa Vostra decisione provocherà agli abitanti ed agli operatori
economici del Corso in oggetto? Noi pensiamo proprio di no, altrimenti avreste
ponderato meglio tutta la vicenda.
Per tutte le ragioni su esposte, noi vi
invitiamo a recedere dalla Vostra decisione, aprire con la cittadinanza un
sereno e veloce dibattito per fare in modo che scelte così importanti vengano
condivise da tutti.
mercoledì 28 agosto 2013
Cambronne o non Cambronne.
Pare che non abbia pronunciato lui la "famosa parola". Però, in questo periodo in cui tutti dicono tutto e il contrario di tutto e nessuno dice realmente come stanno le cose, prendendoci in giro, la famosa parola la pronuncio io: MERD!
martedì 27 agosto 2013
No vision, no mission ... no money.
Tutta la programmazione lasciata al caso (ho scritto "caso"). Il film festival, come il Toson d'Oro, come tutto il resto. Il cartellone esce a stagione iniziata, la pubblicità fatta all'ultimo momento, si eliminano gli ospiti di "richiamo" dal il film festival perché mancano i "soldi", mentre si propongono al Toson d'Oro riducendo il valore storico della Rievocazione a passerella per "il principe della fiction".
Qualcosa non quadra.
- Attrattiva o intrattenimento? Questa la domanda che si ponevano oggi in Municipio.
Fallimento in ogni caso.
Se il film festival fosse "attrattiva" si dicesse cosa doveva attrarre e come, visto che non è stata fatta alcuna pubblicità e non è stato proposto alcun ospite di "richiamo" per il grande pubblico. Quanti dei 10.000 presenti (mi viene da ridere) sono stati "attratti" da questa manifestazione, tanto da venire a soggiornare o almeno a raggiungere Vasto?
Se invece fosse "intrattenimento", perché utilizzare un film festival, ad alto contenuto culturale (e mi torna da ridere) come questo in questo momento della stagione (balneare) in cui c'è voglia di evasione, spensieratezza, leggerezza eccetera e di "intrattenimento" la città dovrebbe essere già piena?
E già qualcosa non quadra!
- Cultura o "avanspettacolo"? Tutti pronti a riempirsi la "bocca".
Fallimento in ogni caso.
Pare che a chi ha proposto la presenza di Lino Banfi per questo film festival sia stato preferito chi ha portato Danilo Rea. Allora perché sminuire la storia e le tradizioni della Città del Vasto "corredando" il Toson d'Oro con Francesco Testi, per richiamare gente, tra l'altro pubblicizzando al cosa solo tre giorni prima della manifestazione? Ma la gente nell'ultima domenica di agosto è scesa in piazza per questa attrazione?
- Speso troppo o speso poco? La solita canzone.
Fallimento in ogni caso.
Pare che il film festival sia costato "solo" 61mila euro (del Toson d'Oro non sono informato). Ma questa cifra che risultato hanno portato? Ha "confortato" 10.000 presenti? Ha richiamato nella nostra città tanta gente? Ha divertito? Ha accresciuto la cultura cittadina? (in quest'ultimo caso ditemi come e/o perché). Non sono i soldi, o solo i soldi, a fare la qualità. Ci vuole ben altro.
Il mio pensiero su questa città è il solito e ve lo dico come usano gli esperti di marketing : No vision, no mission ... altro che "no money"!
Premio Nobel per la Pace
Il nostro "idolo" Barack Obama, Premio Nobel per la Pace, vuole la guerra alla Siria. Chi soffrirà di questa guerra? A Vasto si dice: "T'è torte l'asene, mazzate all'asene. T'è torte lu patrone, mazzate .... all'asene"
lunedì 26 agosto 2013
"IL" mio Vasto è infinitamente più Vasto.
Non posso che essere contento del fatto che la mia manifestazione continui ... ma "il" mio Vasto è infinitamente più Vasto e non si può ridurre al volto del "personaggio patinato" del momento.
domenica 25 agosto 2013
Esco o UNESCO
Avete tutti guardato il dito.
Sull'opportunità che la signora
Lapenna sia stata nominata giudice del Vasto film festival 2013 avete avuto
tutti qualcosa da dire. Allora vi dirò anche io tre cose. Le prime due
probabilmente le sapete anche voi.
- La signora Lapenna ha il curriculum adeguato a presiedere una giuria.
- Con la capacità di programmazione pari a zero che le amministrazioni Lapenna dimostrano in ogni occasione, quest'anno abbiamo potuto leggere la dichiarazione di Olivastri della Meta srl: “Come ho ottenuto l'affidamento dell'organizzazione del Vasto film festival? Ho presentato una proposta. Il 7 agosto mi è stato detto di presentarmi in Comune. Ma eravamo in stand by dal 3 agosto, ragion per cui il 10 eravamo già in grado di presentare il nostro programma".
- La signora Lapenna (ancora oggi a guardare gli screenshot) risulta autore della Meta EDIZIONI. Il sito web così recita: Meta Edizioni è un marchio di Meta srl.
Meditate gente, meditate!
Sono Sartana il vostro becchino.
Il mio post di ieri sul Cazzario
ha suscitato tanta curiosità da ricevere un enorme numero di visite. Devo dire
che anche i commenti sono stati tantissimi e che alcuni hanno superato per
disprezzo (nei miei confronti) e per volgarità (in generale) i tanti che siamo
abituati a ricevere nella pagina di “Associazione Amici di Nicole Minetti”.
Ma Vasto (e forse l’Italia
intera) in questo periodo, è fatta così. Si parla, si critica, ci si inalbera
per cose futili, poi per le cose serie ci si nasconde dietro: “tanto è lo
stesso”, “tanto fanno sempre quello che vogliono loro” oppure “non sono fatti
miei”.
Il fatto che la Signora Bianca Campli ha fatto
parte della giuria del Film Festival, non avrebbe dovuto assolutamente
attraversare il pensiero del cittadino e ammesso che questo “attraversamento”
fosse avvenuto, avrebbe dovuto generare riflessioni positive. Naturalmente se
questo compito è stato svolto in maniera gratuita.
Il “lavoro” svolto dalla Signora
Bianca, competente in materia, non ha tolto opportunità ad alcuno. La
visibilità che ha ricevuto è stata data esclusivamente dalle proteste levatesi
contro di lei e soprattutto contro suo marito.
Contro quest’ultimo ce ne sono
una infinità da sollevare e la sua risposta per giustificare la scelta di sua
moglie - “la moglie del sindaco non deve
fare solo la casalinga”- è guarentigia dello “spessore” di quest’uomo,
tuttavia, come cagnolini di piccola taglia, si abbaia da lontano e si mette la
coda tra le gambe alla prima “carezza”.
Se volessimo scherzarci sopra
direi che questo incarico affidato alla moglie del sindaco ha significato un
risparmio per la collettività, in quanto, in qualità di consorte del primo
cittadino sarebbe sicuramente stata presente in eventuali cene di gala o altre
cerimonie e, in caso di affidamento ad altro, sarebbe stato necessario un
“coperto” in più.
Il vero problema della nostra
città è la mancanza di un “fine”, di uno scopo, di un “obiettivo”, come in
tanti dicono ora: di una “vision” o almeno di una “mission”.
Questo non solo dell’Amministrazione
che ci rappresenta ma di tutta la cittadinanza. Non c’è alcuna “condivisione”
che ci accomuna se non “la lagna”. Certo, “la lagna”.
Io proporrei di sostituire il
monumento alla “Bagnante” con quello alla “Lagnante”, sicuro che ci
rappresenterebbe meglio.
Il Film Festival del 18 agosto
2013, da Guinness per rapidità di organizzazione - “il 7 agosto mi è stato detto di presentarmi ma eravamo in stand by dal
3 agosto, ragion per cui il 10 eravamo già in grado di presentare il nostro
programma” ha dichiarato Lino Olivastri (Meta srl) - si è concluso. Oggi ci sarà il Toson d’Oro,
reclamizzato solo da venerdì. Stiamo sicuri che di “Soriapolis” ce lo diranno …
il giorno dopo.
Ma Sartana cosa c’entra in tutto
questo? … Il mio Vasto è infinitamente
più Vasto.
sabato 24 agosto 2013
Vasto film festival
Che peccato! E' finito. E' finito proprio ora che cominciava a "funzionare".
Va bene, ne riparleremo il 13 agosto 2014.
Per ora posso dire che quella di quest'anno è stata l'edizione della maleducazione nei confronti di chi ha organizzato e ha partecipato alle passate edizioni e nei confronti di chi ha organizzato e ha partecipato a quest'ultima.
Il passato ritorna sempre.
Il passato ritorna sempre.
venerdì 23 agosto 2013
Rea ... lmente.
Cogli l'attimo, potremmo dire. Ma in quanti hanno pensato di fotografare le terga di Danilo Rea, al concerto di ieri sera? E intanto voi vi chiederete il perchè di quella posa. Io non ve lo dico.
Dopo il secondo bis il sindaco si è alzato di scatto dalla sua sedia e ha stretto la mano al musicista. Voi penserete che ... No, non è come avete pensato.
E' stata una bella serata malgrado la consueta maleducazione di "alcuni". Tuttavia non è colpa loro (sono fatti così) e la prima fila era completa.
Toson d'Oro: ricordi sfocati.
Per me doveva essere una manifestazione che rievocasse i fasti e la cultura della Città del Vasto; non una manifestazione che viene "reclamizzata" il giorno prima e che porta "ospiti" presi da ... "Maria De Filippi" e fiction varie.
giovedì 22 agosto 2013
Non siamo soli nell'universo.
Ieri mattina in un negozio di
San Salvo, la cassiera mi ha presentato il conto. Io ho fatto presente che
questo conto era errato. La signora mi ha energicamente risposto che non
facevano sconti e io, gentilmente, ho fatto notare che la somma mi sembrava troppo
bassa, rispetto a quello che avevo acquistato. Allora lei ha riguardato
l’elenco dei miei acquisti e si è accorta di aver saltato un prodotto.
Nonostante l’aggiunta di quell’elemento io ho ribadito che la somma richiestami
era ancora troppo bassa. Finalmente, e anche infastidita, la cassiera si è
accorta di aver saltato il computo di alcuni articoli. Tra l’altro i più
costosi. Ha finalmente richiesto la somma giusta e io mi aspettavo un minimo di
riconoscenza. La signora invece, oltre a redarguire l’inserviente che non aveva
scritto bene l’elenco degli articoli che avevo preso, mi ha guardato e salutato
come se io fossi un povero deficiente che invece di “approfittare”
dell’occasione ha insistito per pagare la somma giusta. Anche gli altri clienti
presenti mi guardavano e sorridevano con aria di motteggio, magari pensando:
“fosse capitato a me …”.
Con me c’era un “manovale” che
durante il viaggio di ritorno a Vasto non ha fatto altro che rimproverarmi per
non aver approfittato dell’occasione. “Io avrei pagato subito e avrei
approfittato dell’imprevista fortuna”, diceva, “quella somma è più di quanto
guadagno con una giornata di lavoro”. Io ho risposto che ho una educazione tale
che non mi permette di approfittare di certe situazioni.
Arrivato a destinazione, ho
raccontato il fatto alla mia “cliente” e lei mi ha risposto: “se non avessi
fatto così ti avrei mandato indietro a restituire i soldi”. La mia
“cliente” è stata la mia maestra alle
scuole elementari. Si vede che ha contribuito bene alla mia educazione.
Poi ho letto la notizia sul
“Rolex restituito” e sono stato contento di non sentirmi solo.
mercoledì 21 agosto 2013
La vergogna della "prima fila".
Se ci fossero stati ospiti "di riguardo" sarebbero stati tutti lì. Anzi avrebbero dovuto anche riservare file retrostanti. Invece, e questa è un offesa per gli ospiti di quest'anno, non c'è nessuno in prima fila.
martedì 20 agosto 2013
... e un Film Festival dedicato alla "Goldenlady"?
Nessuno ci ha pensato ma attraverso le "gambe" delle partecipanti si poteva "evidenziare" il problema della occupazione nel nostro territorio.
.... e adesso non prendetela come una battuta.
Una delle finalità che potrebbe avere una manifestazione è quella di evidenziare problematiche sociali. Sollevare attraverso il Film Festival estivo, un "dibattito" inerente la perdita del posto di lavoro, poteva portare sulla ribalta nazionale la situazione che (anche nel nostro territorio) preoccupa non poco.
Del resto a Vasto è stato girato "Il posto dell'anima" di Riccardo Milani.
Una delle finalità che potrebbe avere una manifestazione è quella di evidenziare problematiche sociali. Sollevare attraverso il Film Festival estivo, un "dibattito" inerente la perdita del posto di lavoro, poteva portare sulla ribalta nazionale la situazione che (anche nel nostro territorio) preoccupa non poco.
Del resto a Vasto è stato girato "Il posto dell'anima" di Riccardo Milani.
lunedì 19 agosto 2013
Il buio
Leggo da più parti che il Vasto Film Festival è partito al buio.
Da tempo dico che il buio non è quello che si avverte perché manca un necessario impianto di illuminazione ma quello che si trova nella "testa" dei nostri amministratori. Il buio entro il quale si muovono e attraverso il quale il sindaco dice: "bisogna educare i giovani al rispetto delle leggi". Proviamogli a chiedere come. Non risponderà mai, perché non lo sa.
Si badi bene! Non si tratta del buio di un tunnel. In fondo ad un tunnel c'è sempre una uscita, oppure da dentro un tunnel si può tornare indietro. I nostri amministratori sono nel "buio" assoluto. Non se ne esce.
Oggi un signore mi ha detto che non vede alternative. Io, pur concordando con lui, dico che in ogni caso bisognerebbe tentare almeno di accendere un lumicino che permetta, nel buio, di vedere qualcosa o almeno di interpretare, di intuire, di immaginare.
Cambiare amministrazione è impensabile. Farla riflettere: "possibile".
Ancora tre anni? Certo! Appena il tempo di veder approvato il progetto per la realizzazione di "Soriopolis". La città che "sostituirà", fondendole, Vasto e San Salvo
Già perché nel buio in cui opera questa amministrazione, tra un fallimento e l'altro, il fine da raggiungere è "solo" questo.
Ma cosa pensate che il sindaco di Vasto possa pensare semplicemente ai falò o al VFF?
(continua)
domenica 18 agosto 2013
Vasto Film Festival? ....
Penso che in tanti, leggendo il programma del VFF di quest'anno, abbiano pronunciato la battuta: "Vasto Film Festival? ... no, preferisco il rumore del mare".
Io francamente non mi sento di criticare il programma o la formula. Mi sento di criticare la retorica che c'è dietro questa "operazione". Mi sento di criticare la "maniera". Mi sento di criticare le solite frasi fatte di un sindaco che "non ha niente da dire ma le vuole dire per forza" (anche io, volendo, so usare frasi fatte).
La domanda non è: "chi c'è?". La domanda non è: "cosa c'è?". La domanda è: "perché?"
Perché si fa questo "Film Festival"? A chi è rivolto? Che fine si propone?
La risposta è, come per altre "manifestazioni", "bisogna farlo perché bisogna farlo" e non ci si pone alcun dubbio, né sul significato, né sui contenuti, né sulla qualità, né sul risultato.
Io penso che anche quest'anno le "sale" saranno piene, però mi do una risposta: "perché non si paga il biglietto".
sabato 17 agosto 2013
Lapenna Luciano: l'uomo delle sfide e ... delle frasi fatte.
- "Sarà sempre meno passerella e sempre più rassegna di film di qualità". "Non avremo i grandi nomi, che costavano quanto tutto il Festival di quest'anno. Bisognava dare una svolta guardando alle promesse del cinema. Questo è un atto d'amore della nostra città verso il cinema".
- Abbiamo voluto compiere una sfida, un atto d’amore verso il grande cinema, verso il cinema di qualità.”
La domanda non è chi c'è o cosa c'è. La domanda è: "ma allora negli anni precedenti?"
Quando proponevo formule diverse (e a basso costo) durante i miei anni di assessorato, non venivo ascoltato. Il Film Festival non era di mia competenza; era questione di "turismo" e non di "cultura". Oggi con Vincenzo Sputore invece è diventata una manifestazione "culturale" forse perché costerà "solo" (e ribadisco solo) 61 mila 500 euro?
venerdì 16 agosto 2013
San Rocco vien …con Artibus
Di Giuseppe Franco Pollutri
Il Santo è Rocco di Montpellier, pellegrino e taumaturgo, noto
e venerato nella cristianità, dal Medioevo in qua. Viene ricordato in ogni
luogo il 16 di agosto con celebrative “campanelle”, grandi e piccole,
variamente modellate e colorate. Un tempo erano occasione e strumento per il
giocoso quanto insistente scampanellare di bambini e ragazzi. Erano di fattura
semplice e popolare, per lo più in creta (terracotta), dipinte con semplice
mano di bianco o con ripetuti cerchi e fasce di vario colore, a decoro. Nell’oggi
molto è mutato. Le campanelle sono prodotte, soprattutto per ragioni di
mercato, in ceramica o in altro materiale; di forma le più svariate,
sorprendenti e accattivanti in qualche caso. Di genere popolare e in modo
crescente di produzione seriale, o di ricercato artigianato artistico, le si
acquista di anno in anno per la Collezione. Sempre più personalizzate, con i
colori della squadra di calcio del proprio tifo, con il nome del luogo per
farne oggetto di souvenir, o con nome
proprio (…basta un pennarello indelebile, e la richiesta è presto soddisfatta),
per sé o per qualcuno cui si vuole bene o al quale si vuole fare un presente.
Qui a Vasto, da qualche anno, ad opera di “ArtiBus” - noto Studio-Lab di promozione ed elaborazione artistica, per grandi e piccoli - manufatti “di nicchia”, sempre originali e soprattutto di qualità, si sono inseriti nell’offerta di genere sempre più ampia disponibile in Piazza Rossetti e dintorni, dal mattino e ormai sino a sera della ricorrenza agostana.
Qui a Vasto, da qualche anno, ad opera di “ArtiBus” - noto Studio-Lab di promozione ed elaborazione artistica, per grandi e piccoli - manufatti “di nicchia”, sempre originali e soprattutto di qualità, si sono inseriti nell’offerta di genere sempre più ampia disponibile in Piazza Rossetti e dintorni, dal mattino e ormai sino a sera della ricorrenza agostana.
Staremo a vedere, parimenti a
sentire, giacché lo scampanellio è parte integrante dell’evento. In attesa del
giorno, per occasionale quanto gentile concessione visuale da parte del duo
d’arte Madonna&Scafetta, mostriamo
in anteprima alcune loro creazioni del 2013, modellate per il santo e per la
gente, mettendo mano all’argilla, al forno e ai pennelli, con sicura capacità
creativa, ludica ed estetica.
giovedì 15 agosto 2013
Ferragosto Vastese: Greta e ....
.... e i "Gretini".
Solo Rumore.
Previsti in scaletta: "Bussi alla mia porta"; "Per dirti soltanto"; "Dimmi che mi ami"; "Ad ogni costo"; "Giornata grigia"; "L'estate"; "Solo rumore". (Sembrano proprio titoli adatti alla nostra amministrazione municipale)
Pe' Sanda Maré ....
Nu bèlle piatte di maccariune,
'na pellastre aripiane nghe le mennelucce
patane a 'ràste e 'nzalate p'accumpagne,
ddu precheuche gélle amezz' a lu vine
e na fella di citrone jacciate.
Nu bicchiricce di rusolie pe dilliggerè.
Dapù 'na sbambatelle
e si ne jiute piure Sanda Maré.
(Scrivere in dialetto è molto difficile. Spero gradiate lo stesso)
mercoledì 14 agosto 2013
Un "Murolo" commovente
In una tela di Nicola
Palizzi esposta al Piccolo circolo
garibaldino
Quella veduta di Vasto ritrovata
di Luigi
Murolo
Un
affocato meriggio estivo del 1853. La cinta urbica che riluce verso l’occaso e
le ombre lunghe proiettate verso l’oriente suggeriscono il senso di un giorno
ormai declinante. Il ritorno a cavallo del signore e della signora dalla passeggiata
al casino di campagna, la teoria dei domestici a piedi che li accompagna con la
governante che introduce al piccolo corteo, due contadine andiniere (con il significato di “aprifila”), un gruppo di codacchieri (con il valore semantico di
“serrafila”) animano il paesaggio umano disposto lungo il perimetro in muratura
di villa Genova. La moltitudine dislocata lungo la vianova del Largo del Castello che rientra nella città ormai priva
della Porta urbana segna in modo inequivocabile la prossimità dell’ormai
avvolgente sera. Sullo sfondo della tela, la skyline del mare congrega su di sé le tante coppie di barche a paro (appaiate) – le cosiddette
paranze – che attendono solo il
rientro nella proda per il riposo dei paroni
e dei pescatori. Sulla destra dell’olio, in campo lunghissimo, un prete
capitolare discute con un popolano (lontana eco tematica, forse, degli
acquerelli realizzati da Gioacchino Vassetta nel 1807 per la cosiddetta Platea Tambelli, un cabreo dell’omonima
famiglia baronale). Quasi non bastasse, in una lontananza ancora più remota,
donne di città danno mangime a galline che razzolano sul prato. Che cosa dire,
poi, dei due soggetti allocati sul rivellino esterno di Torre Bacchetta? (ma
più che di torre, dovremmo parlare di torri appaiate. Mai vista un’immagine di
questo tipo, tra l’altro non registrata nelle due antiche piante conosciute
della città). E dell’ombra che, a mo’ di shifter
didattico, segnala l’avvenuta
apertura dell’ingresso al largo di S. Chiara ricavato dallo sfondamento della
cinta muraria? Per la verità, le informazioni in nostro possesso non consentono
di discutere su tali argomenti. Mi sono limitato a svolgere solo alcune
considerazioni en passant sulla Veduta di Vasto, opera che Nicola
Palizzi realizza a 33 anni (essendo nato nel 1820), per la prima volta esposta
in città in questi giorni presso il Piccolo
Circolo Garibaldino, grazie all’interessamento di Paolo D’Adamo e alla
disponibilità del suo attuale proprietario, Stefano D’Adamo.
Certo, di fronte a quest’opera vien subito dato
di pensare all’altra di Nicola Palizzi sempre del 1853 dal titolo Chiesa di S. Giuseppe a Vasto (donata
alla Pinacoteca Civica di Vasto nel 1957 da Giovanni Castelli, ma oggi di fatto
irreperibile). Purtroppo di quella conosciamo solo una fotografia in B/N e,
dunque, non comparabile con l’originale di cui qui si parla. Si può solo
osservare che il 1853 è un anno che vede la presenza di Nicola in città. Non
solo. Ma che il dipinto sull’attuale concattedrale di S. Giuseppe definisce lo
stato del tempio prima dell’avvio dei lavori (con atto di notar Vincenzo
Marchesani del 21 aprile 1853) che avrebbero incorporato la Cappella della Confraternita della Carità e della morte
nel contesto della nuova struttura architettonica. Ignoro le ragioni della
committenza di questi due olii (sempre che vi siano stati committenti. A ogni
buon conto, risulta difficile poter pensare il contrario, non foss’altro perché
le pitture sono due – come già detto, realizzate sempre nello stesso periodo –
e, dunque, possibili elementi di un discorso più ampio sulla figurazione della
città). Fino a quel momento, l’unica rappresentazione cògnita di Vasto –
escludendo quella icnografica “a volo d’uccello” del 1793 e quelle di altri
eventuali cabrei – risulta il dipinto di Filippo Molino litografato per «Il
Poliorama pittoresco» riusato dal futuro arcidiacono Giacomo Tommasi nella Pianta di Vasto da lui stesso ridotta in
scala e litografata per accompagnare la Storia
di Vasto (1838-1841) del cugino Luigi Marchesani. E qui, di scorcio, va
ricordato che, a differenza di Molino (che pone il punto focale nell’incantato
giardino con dama di Villa Genova), Nicola Palizzi coglie l’angolo visuale
proprio dal casino di campagna del dr. Luigi Marchesani all’Aragona. Va da sé
che, in tale ambito, viene da escludere ogni riferimento alla Veduta di Vasto di Gabriele Smargiassi,
oggi conservata presso la Pinacoteca Civica della città. La piccola tela,
infatti, veniva forse realizzata a Londra nel 1831, «a memoria» (o sarebbe
meglio dire, su precedenti schizzi), e non de
visu, dall’ artista durante una pausa inglese nel suo lungo soggiorno
parigino (1827-1837) per farne omaggio a Gabriele Rossetti, l’illustre
conterraneo esule nella capitale britannica. L’olio rimaneva custodito da
William Michael Rossetti e dai suoi eredi fino al 1926, anno in cui Olivia
Rossetti Agresti se ne sarebbe privato per donarlo al comune natale del nonno.
Dunque, Nicola Palizzi non aveva avuto in nessun caso la possibilità di vederlo,
anche perché solo nel 1856 il pittore si sarebbe recato a Parigi presso il
fratello Giuseppe. Come si può notare, l’archetipo smargiassiano risulta
sostanzialmente estraneo alla costruzione iconologica della forma urbis. L’unica traditio restituibile è quella che vede
la sequenza Filippo Molino (1837), Nicola Palizzi (1853), Elia di Giacomo Leone
(1860). Ora, a proposito della tela di Smargiassi, torna utile soffermarsi su
di un fatto. La Rossetti Agresti la cede mentre comincia a intrattenere rapporti
amicali e epistolari con Ezra Pound, il grande autore dei Cantos che suggeriva ancora una volta l’interpretazione esoterica
di Dante (sull’argomento cfr. D. Tryphonopoulos, Pound e l’occulto. Le radici esoteriche dei Cantos, Roma, Edizioni
Mediterranee, 1998). Così, se da un lato la Rossetti Agresti con la cessione
dell’ultima traccia del nonno presente nella sua casa spezzava fisicamente i legami con l’opera di
Gabriele, dall’altro dava avvio a un nuovo percorso ermeneutico che tornava a
rileggere sempre nella stessa chiave l’inattingibile mysterium della Comedìa.
Comedìa, si diceva. Ma nel caso
del dipinto di Nicola Palizzi, non divina, ma umana. Nei fatti, la comedìa umana di una città del Regno
delle Due Sicilie in una giornata qualsiasi di una torrida estate; la contaminatio, in un’unica tela, dei
diversi rapporti antropologico-sociali tra gli abitanti, suoi concittadini.
Nulla di più. Ma anche nulla di meno. E pare poco? E allora, di che cosa aveva bisogno l’artista
per dare profondità alla rappresentazione? Di una quinta scenica,
evidentemente; di una direttrice spaziale. Ecco allora la scoperta della cinta
muraria di Villa Genova. Un paramento di fabbrica che, proprio per il fatto
che, «dell’ultimo orizzonte il guardo esclude», era in grado di indirizzare e
accompagnare l’occhio dell’osservatore verso il cuore della città. Ma che
strano; davvero singolare l’avventura di quel muro (che, grazie a quest’olio,
per la prima volta conosciamo nella sua interezza)! Un decennio, più tardi –
sempre in un’afosa giornata d’estate – sarebbe stato oggetto della fucilazione
di un gruppo di briganti, le cui grida strazianti e dolenti avrebbero turbato
per molti anni la coscienza dei cittadini. Con un passaggio importante e
significativo nella storia della sua breve aura:
l’avvertito movimento dalla «quiete» palizziana alla «fatal quïete»
risorgimentale che avrebbe per sempre infranto la serenità del luogo.
Devo a questo quadro il ritorno al fondo dell’attuale
via Guglielmo Pepe per ritrovare in qualche modo il senso di quel fascino
perduto. Speravo di rinvenire un frammento di quel muro: l’ho rinvenuto. Ma con
un risultato carico di grande malinconia: che in quel sito non si respirava più
alcun genius loci, ma la polvere
residua della sola pietra muta.
martedì 13 agosto 2013
Dramma di Ferragosto
Nelle campagne di Vasto è stata rinvenuta cadavere una talpa.
Dopo indagini in loco e accertamenti in tutta la zona si ritiene di avere la certezza sull'autore del "talpicidio". Mentre le formiche provvedevano ad una accurata autopsia, in attesa di vespe e vermi per il trasporto della povera vittima all'ultima dimora, è stato visto "gatto Felix" leccarsi i baffi, dopo essersi vantato con la sua padrona dell'insano gesto.
lunedì 12 agosto 2013
Via Canaccio? ... Una Favela
Quanti bei colori sulle facciate delle antiche case dei Tambelli su via Canaccio. Proprio come nelle favelas brasiliane. Già! Tanto è sempre carnevale.
E non mi venissero a dire che il problema è "il traffico".
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