Complimenti del Sindaco al “commissario” cittadino UdC, Roberto Laccetti e complimenti del Presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio al primo cittadino della Città del Vasto. Ironia a gogò e confusione nella mente della gente. Un problema serio come “i bambini” non si può trattare in questa maniera. Bisogna attivarsi immediatamente e seriamente, per risolvere ogni difficoltà. Chi non si è mosso fino ad ora, visto che la storia è vecchia, compia le necessarie azioni. Non limiti le soluzioni ai battibecchi sulle pagine dei giornali.
A mio modo di vedere, è la politica in generale che confonde i cittadini. Sarebbe ora di finirla. Il Sindaco fa il suo gioco, scaricando colpe e dicendo che non ci sono i soldi (poi mette cifre a cavolo sul piano triennale delle opere pubbliche). Il Presidente della Provincia invece replica, con eccellente umorismo, dicendo che il Sindaco è stato bravo ad operare su quanto di sua competenza. Salvo poi precisare che il primo cittadino di Vasto, mette in un unico calderone quanto di competenza del Comune con quanto di competenza della Provincia. Ma, per farla breve, il cittadino sa dove inizia e dove finisce la competenza del Comune e dove inizia e dove finisce quella della Provincia? Non credo o quantomeno, non credo lo sappiano tutti i cittadini. Intanto la soluzione viene rimandata. (mettiamo un “commissario” anche per risolvere il problema dell’edilizia scolastica ?) Un po’ di chiarezza farebbe bene a tutti.
Al posto del Presidente, se avessi voluto “fare” politica (come qualcuno dice in gergo) avrei fatto notare prima di tutto, che gli interventi in passato effettuati, sono stati dettati dalla necessità e non da un preciso programma. Poi avrei sottolineato, che da una analisi della situazione, conoscendo da tempo il problema, si doveva ridurre o eliminare, la spesa prevista per qualche voce elencata in bilancio, per risolvere il problema dell’Asilo dell’Incoronata (e non solo).
Per esempio (dico io) perché continuare a spendere per “massacrare” la villa comunale con orpelli di ogni tipo, interventi scriteriati che non hanno un filo conduttore, una idea globale di arredo o di “arte dei giardini”? (voce n° 4 triennale) Oppure, fra poco sarà finalmente pronto il parcheggio di via Ugo Foscolo, vediamo il risultato e nel frattempo, riserviamo quanto destinato per la realizzazione di un altro parcheggio, previsto in località Ang(r)ella (voce n° 7 triennale), per risolvere “urgenze” già note. Permettetemi di scherzare, invece, suggerendo di prendere in giro l’elettore, distraendo un milione di euro dalla voce n° 32 del triennale, tanto chi se ne accorgerebbe. In questo ultimo caso, tanto rumore sui giornali, tam tam sul Web e vai! un altro anno passa e si potranno elencare ancora tante altre cose fatte.
Per finire, mi “complimento” io con voi, egregio Sindaco e stimatissimo Presidente della Provincia, per la stupenda partita a tennis che avete iniziato. Tuttavia vi consiglio di cambiare le palline che a me sembrano piuttosto sgonfie ed il loro rimbalzare male non vi permette di giocare bene.
Il pubblico, sugli spalti, rumoreggia.
giovedì 29 ottobre 2009
domenica 25 ottobre 2009
I calzini ... arancione.
Della serie: “Certe volte mi piace ficcarmi in argomenti scivolosi”. Un discorso affrontato in un bar, prima della partita.
Penso che non interessi a nessuno, perché io porti le calze di colore arancio. Non capisco quindi, perché debba interessare a qualcuno il colore dei calzini di un giudice.
Ma quello, mi si obbietterà, non è “un“ giudice, è “il” giudice. Il giudice Raimondo Mesiano, il giudice che ha emanato una sentenza contro la Fininvest.
E allora? Dico io! Dov’è il problema?
Tutti conoscete il caso. Soprattutto perché, sfacciatamente utilizzato a fini propagandistici da Dario Franceschini.
Per quanto accaduto, il segretario di Anm, Giuseppe Cascini, si dice esterrefatto e indignato. E continua: “distruggere così, l’identità di una persona è inqualificabile”. Inoltre aggiunge: “Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per segnalare questo episodio di denigrazione senza precedenti”. Accipicchia! Dico io, questa volta l’hanno fatta proprio grossa.
Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5, autore del misfatto, si difende: “Sono io l’unica vittima di pestaggio mediatico. Nel servizio non c’era nessuna malizia, volevamo solo dare un volto a un personaggio che la gente non conosce”.
Ecco! mi collego a questa ultima frase: “dare un volto a un personaggio”. Perché? Chi te lo ha chiesto? Poi non venitemi a parlare dell’eccessivo protagonismo dei giudici. Per una volta che questa persona si era fatta i fatti propri, addirittura lo si sbeffeggia per il colore dei calzini. Sono di un colore che non è proprio il caso di sfoggiare in tribunale, va bene! Ma il giudice stava per fatti suoi, come me quando vado a passeggio alla marina o svolgo qualche hobby.
Allora devo stare attento! “L’ex Assessore D’Adamo sfoggia calzini arancioni.” “In mano a chi ci eravamo messi!” “Meno male che lo hanno sostituito”.
…. Ma dico! in che mondo viviamo?
Si! ma hanno fotografato addirittura il Presidente del … Milan, nudo a casa sua, non è la stessa cosa? Certo! Secondo me è addirittura peggio; ma se continuiamo per questa strada, allora si che: “dove andremo a finire”. Quindi, smettiamo di fare cabaret e pensiamo a proporci in maniera seria. In privato poi, facciamo quello che ognuno si sente di fare. Naturalmente nel rispetto delle regole. Assodato che non posso picchiare mia moglie o violentare mia figlia … e ancora … e ancora. Neanche frequentare prostitute (di qualsiasi sesso). Specialmente se la mia immagine rappresenta un esempio di morale da seguire.
Permettetemi però di tornare all’eccessivo protagonismo dei giudici.
Secondo me la figura di un giudice non va mai pubblicizzata. Ognuno di noi, in questo periodo storico, desidera avere momenti di notorietà. Tuttavia a mio modo di vedere un giudice, dovrebbe fare una specie di “voto di castità” lavorare senza apparire pubblicamente. Gli argomenti trattati nelle aule di giustizia si, vanno divulgati, ma perché fare i nomi di chi deve trattare questi argomenti? Forse per dimostrare che qualcuno è migliore o peggiore di un altro?
Lo so! È complicato il concetto che voglio esprimere, specie per uno che milita (o ha militato? Mah!) nel partito di Antonio Di Pietro, ma gettare un sasso nello stagno a volte serve.
Lo stagno è già troppo agitato? Di conseguenza provo a tirare un altro sassolino, come fanno i bambini, gareggiando a chi lo lancia più lontano o a chi fa fare a questi, più rimbalzi sull’acqua.
Per quanto riguarda il comportamento dei politici il discorso è più semplice? L’esempio di Franceschini e dei suoi calzini è emblematico del fatto che i politici attualmente sono “obbligati” ad agire da comici, con la battuta pronta o il gesto plateale. Questo piace all’elettore.
Mi è capitato spesso di ascoltare, comizi, conferenze, dibattiti, dove gli ascoltatori apprezzavano chi pronunciava battute ad effetto e/o improperi contro gli avversari, mentre distrattamente ascoltavano concetti validi ed interessanti. Ma deve essere il politico a trainare l’elettorato o l’elettorato a trainare il politico?
Il popolo è sovrano ma il rappresentante del popolo deve dare l’esempio. O no!
Penso che non interessi a nessuno, perché io porti le calze di colore arancio. Non capisco quindi, perché debba interessare a qualcuno il colore dei calzini di un giudice.
Ma quello, mi si obbietterà, non è “un“ giudice, è “il” giudice. Il giudice Raimondo Mesiano, il giudice che ha emanato una sentenza contro la Fininvest.
E allora? Dico io! Dov’è il problema?
Tutti conoscete il caso. Soprattutto perché, sfacciatamente utilizzato a fini propagandistici da Dario Franceschini.
Per quanto accaduto, il segretario di Anm, Giuseppe Cascini, si dice esterrefatto e indignato. E continua: “distruggere così, l’identità di una persona è inqualificabile”. Inoltre aggiunge: “Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per segnalare questo episodio di denigrazione senza precedenti”. Accipicchia! Dico io, questa volta l’hanno fatta proprio grossa.
Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5, autore del misfatto, si difende: “Sono io l’unica vittima di pestaggio mediatico. Nel servizio non c’era nessuna malizia, volevamo solo dare un volto a un personaggio che la gente non conosce”.
Ecco! mi collego a questa ultima frase: “dare un volto a un personaggio”. Perché? Chi te lo ha chiesto? Poi non venitemi a parlare dell’eccessivo protagonismo dei giudici. Per una volta che questa persona si era fatta i fatti propri, addirittura lo si sbeffeggia per il colore dei calzini. Sono di un colore che non è proprio il caso di sfoggiare in tribunale, va bene! Ma il giudice stava per fatti suoi, come me quando vado a passeggio alla marina o svolgo qualche hobby.
Allora devo stare attento! “L’ex Assessore D’Adamo sfoggia calzini arancioni.” “In mano a chi ci eravamo messi!” “Meno male che lo hanno sostituito”.
…. Ma dico! in che mondo viviamo?
Si! ma hanno fotografato addirittura il Presidente del … Milan, nudo a casa sua, non è la stessa cosa? Certo! Secondo me è addirittura peggio; ma se continuiamo per questa strada, allora si che: “dove andremo a finire”. Quindi, smettiamo di fare cabaret e pensiamo a proporci in maniera seria. In privato poi, facciamo quello che ognuno si sente di fare. Naturalmente nel rispetto delle regole. Assodato che non posso picchiare mia moglie o violentare mia figlia … e ancora … e ancora. Neanche frequentare prostitute (di qualsiasi sesso). Specialmente se la mia immagine rappresenta un esempio di morale da seguire.
Permettetemi però di tornare all’eccessivo protagonismo dei giudici.
Secondo me la figura di un giudice non va mai pubblicizzata. Ognuno di noi, in questo periodo storico, desidera avere momenti di notorietà. Tuttavia a mio modo di vedere un giudice, dovrebbe fare una specie di “voto di castità” lavorare senza apparire pubblicamente. Gli argomenti trattati nelle aule di giustizia si, vanno divulgati, ma perché fare i nomi di chi deve trattare questi argomenti? Forse per dimostrare che qualcuno è migliore o peggiore di un altro?
Lo so! È complicato il concetto che voglio esprimere, specie per uno che milita (o ha militato? Mah!) nel partito di Antonio Di Pietro, ma gettare un sasso nello stagno a volte serve.
Lo stagno è già troppo agitato? Di conseguenza provo a tirare un altro sassolino, come fanno i bambini, gareggiando a chi lo lancia più lontano o a chi fa fare a questi, più rimbalzi sull’acqua.
Per quanto riguarda il comportamento dei politici il discorso è più semplice? L’esempio di Franceschini e dei suoi calzini è emblematico del fatto che i politici attualmente sono “obbligati” ad agire da comici, con la battuta pronta o il gesto plateale. Questo piace all’elettore.
Mi è capitato spesso di ascoltare, comizi, conferenze, dibattiti, dove gli ascoltatori apprezzavano chi pronunciava battute ad effetto e/o improperi contro gli avversari, mentre distrattamente ascoltavano concetti validi ed interessanti. Ma deve essere il politico a trainare l’elettorato o l’elettorato a trainare il politico?
Il popolo è sovrano ma il rappresentante del popolo deve dare l’esempio. O no!
sabato 24 ottobre 2009
Ricostruito il "trabocco" di Punta d'Erce
Finalmente, dopo anni trascorsi tra maltempo, mareggiate e problemi di ogni sorta, torna ad esistere il Trabocco di Punta d’Erce (per me si scrive così). Per l’opera di recupero di questo storico “trabocco”, realizzata dal Signor Michele Fiore e dal Signor Giuseppe Cinquina, è stato ammesso un contributo, da parte della Direzione Territorio Urbanistica, Parchi, Politiche e Gestione dei Bacini Idrici, pari a 13.577,88 Euro.
Il recupero di questo elemento storico, aggiunge al richiamo turistico della riserva naturale, un elemento di curiosità in più. La scelta poi, di realizzare una passerella accessibile anche ai disabili, permetterà a gruppi e scolaresche la visita di questo impianto, consentendo visite didattiche guidate.
Durante queste visite saranno mostrati ai visitatori tutti i gesti e tutte le operazioni atte a far conoscere i metodi e la fatica necessaria, per attivare questo tipo di pesca, che negli anni ha dato da vivere a intere famiglie. Può darsi inoltre, che si potrà dare al visitatore la possibilità di gustare in loco il pescato. Una esperienza da vivere e una idea da incoraggiare.
Ad onor del vero, c’è da dire che qualcuno non ritiene valido, l’intervento umano sul paesaggio, in questo caso la ricostruzione del trabocco, distrutto da una mareggiata negli anni Settanta. Su questo punto di vista però, lascio al visitatore dei luoghi il giudizio.
Il recupero di questo elemento storico, aggiunge al richiamo turistico della riserva naturale, un elemento di curiosità in più. La scelta poi, di realizzare una passerella accessibile anche ai disabili, permetterà a gruppi e scolaresche la visita di questo impianto, consentendo visite didattiche guidate.
Durante queste visite saranno mostrati ai visitatori tutti i gesti e tutte le operazioni atte a far conoscere i metodi e la fatica necessaria, per attivare questo tipo di pesca, che negli anni ha dato da vivere a intere famiglie. Può darsi inoltre, che si potrà dare al visitatore la possibilità di gustare in loco il pescato. Una esperienza da vivere e una idea da incoraggiare.
Ad onor del vero, c’è da dire che qualcuno non ritiene valido, l’intervento umano sul paesaggio, in questo caso la ricostruzione del trabocco, distrutto da una mareggiata negli anni Settanta. Su questo punto di vista però, lascio al visitatore dei luoghi il giudizio.
Nuova illuminazione per il campo sportivo Incoronata.
Finalmente un nuovo impianto di illuminazione per il campo di calcio del quartiere Incoronata. Le spese per l’acquisto dei fari, sono state sostenute dalla proprietà del campo stesso, la Comunità Francescana dell’Incoronata di Vasto. Il montaggio invece, è stato effettuato da volontari partecipanti al Torneo Scarpasciudd.
Da anni si chiedono contributi per meglio sistemare il campo ma queste richieste restano lettera morta. Un sogno sarebbe il tappeto erboso, magari anche sintetico.
Vista la notevole richiesta di utilizzo dell’impianto, qualche “esperto in contributi” per l’ammodernamento di centri sportivi, potrebbe mettere la propria esperienza a disposizione dei proprietari di questo campo, in maniera da provare ad ottenere fondi, impossibili da acquisire attraverso l’Assessorato allo Sport comunale. Tutta la comunità del calcio amatoriale, vastese e non, ne sarebbe felice.
La strada è tortuosa e difficile, specie in questo periodo, ma così come l’illuminazione, con impegno e buona volontà si potrebbe raggiungere lo scopo.
Da anni si chiedono contributi per meglio sistemare il campo ma queste richieste restano lettera morta. Un sogno sarebbe il tappeto erboso, magari anche sintetico.
Vista la notevole richiesta di utilizzo dell’impianto, qualche “esperto in contributi” per l’ammodernamento di centri sportivi, potrebbe mettere la propria esperienza a disposizione dei proprietari di questo campo, in maniera da provare ad ottenere fondi, impossibili da acquisire attraverso l’Assessorato allo Sport comunale. Tutta la comunità del calcio amatoriale, vastese e non, ne sarebbe felice.
La strada è tortuosa e difficile, specie in questo periodo, ma così come l’illuminazione, con impegno e buona volontà si potrebbe raggiungere lo scopo.
venerdì 23 ottobre 2009
La penso ancora così ... ma per quanto ancora?
Quando ho deciso di candidarmi per le elezioni comunali, forse presuntuosamente, pensavo di poter proporre un nuovo modo di fare politica, per questo ho aderito a “Italia dei Valori” quello che allora (sono solo due anni e mezzo ma sembra passato tanto tempo) era un piccolo partito emergente. Nessuno pensava allora che quella lista potesse produrre un consigliere comunale ma il “fato” ha voluto che questo sia accaduto. Non solo, ma per accordi elettorali, ha espresso un assessore. Naturalmente, considerando il peso politico dell’IdV, la delega doveva essere marginale, soprattutto perché il destinatario di questa non rientrava nel novero dei nominativi per i quali si poteva prevedere l’elezione. Un eletto che all’epoca, addirittura in contrasto con la sua lista, non era d’accordo con la scelta del candidato Sindaco. Un eletto che, in campo politico, non conosceva nessuno. Francascopaolo D’Adamo, chi è ? Un ex DJ, uno che scrive canzoni dialettali, uno che ha ideato il Toson d’Oro, un architetto specializzato in restauro ed in recupero degli edifici, un allestitore di mostre, un progettista di locali … insomma uno che di politica … niente. Come dice Antonio Di Pietro però, siamo soldati, e come un soldato diligentemente ho eseguito il mio lavoro, rispettando le consegne ed ottenendo successi inaspettati dai più, inferiori alle aspettative secondo il mio modo di vedere le cose. Ho chiesto fiducia ma non mi è stata accordata. Un soldato in trincea aspetta i rinforzi, aspetta le munizioni, aspetta alleati, perché no, aspetta riconoscimenti. Io mi sento come Alberto Sordi, protagonista nel film “Tutti a casa” quando dice … “ I tedeschi si sono alleati con gli americani, ci sparano addosso”. Sono stato candidato al Parlamento, per spirito di servizio, ho lottato come un leone, mi è stato detto che i voti ottenuti erano del partito, senza alcun valore aggiunto da parte mia. Va bene! Ora succede che si vota per il consiglio regionale. Io sto facendo il mio lavoro con molta, forse con troppa dedizione, perché mi piace. Se lo sto facendo bene non sta a me dirlo ma mi piace. Da più parti si richiede la mia candidatura ma non dalla parte che dovrebbe farlo. Se mi candidassi lo farei esclusivamente per la mia Città e per quello che rappresenta insieme al suo territorio. Secondo me abbandonata a se stessa e non considerata nel modo giusto.
Piano,piano ... sul centro storico.
Ho partecipato con molta attenzione alla presentazione del piano per il centro storico. L’Architetto Pier Luigi Cervellati, col suo “gustoso” modo di esporre concetti ha tenuto ancora una lunga lezione sulla sua metodologia e sulle sue idee ma, a mio modo di vedere le cose non ha detto nulla di nuovo rispetto alla volta precedente. Tante ovvietà, tanta storia, nessuna idea innovativa, qualche curiosità es. il recupero delle case Tambelli. (Magari!). Cita Ruskin, cita Viollet le Duc, cita Wood ma non cita De Carlo per il recupero di Santa Chiara.
Come già anticipato, mi aspettavo proposte concrete e dettagliate, invece delle solite teorie.
Però, ad onor del vero, l’incontro è stato interessante. Ci sono stati interventi qualificati, per esempio quello dell’Architetto Alessandro Cipressi, che ha espresso il suo modo di concepire il collegamento tra il Centro e la costa. Naturalmente non era il caso, ne la sede di entrare nel particolare. Se questo fosse stato possibile avrei chiesto: “Che fine ha fatto via Casarsa, il cui tracciato è, ormai, visibile solo dalle foto aeree?” Altro intervento, quello dell’Architetto Giuliana Tosone che, trattando del ritorno degli artigiani al centro, ha espresso il suo parere. Io avrei chiesto: “Ma che tipo di artigiano, ammesso che ancora se ne trovino da noi, potrebbe aprire laboratori nel centro storico? e dove? e a quali condizioni?” (sappiamo che le normative igienico sanitarie sono molto precise). Un intervento molto particolare, anche se interpretato in maniera diversa, è stato quello dell’Ingegner Antonio Santoro, che ha sollevato il problema sulla redazione dei progetti.
Infatti secondo l’ingegnere, il tecnico ha difficoltà ad operare in questo ambito, poiché per essere sicuro della approvazione di un progetto, dovrebbe rilevare anche gli edifici contigui a quello oggetto di intervento, per poter valutare ogni impedimento, ai sensi delle norme dettate dal Codice Civile, quelle relative ai criteri igienico sanitari ecc. Questo passaggio mi sembra passato in subordine, poiché leggo su qualche articolo: “si potranno soprelevare le case di un solo piano”. Non si continui a creare aspettative! Bisogna considerare anche i problemi dettati dal contesto. Non ultimo l’emergenza architettonica prossima o adiacente.
Mi aspettavo il commento di qualche commerciante, sull’affermazione dell’Architetto Cervellati, inerente la contrarietà di realizzare nel centro un supermercato, poiché questo, secondo l’urbanista, aggraverebbe la situazione già precaria del commercio in questa zona. Permettetemi di non essere d’accordo. A Palma de Maiorca, per esempio, un enorme centro commerciale è stato realizzato sotto la piazza principale della Città, eppure i negozi che si trovano sopra lavorano alla grande. Secondo me il “supermercato” al centro sarebbe un vantaggio per i residenti ed un richiamo per gli altri cittadini, che così potrebbero frequentare quei negozi ora difficilmente visitati, se non per particolari fattori stimolanti. Piuttosto, il problema sarebbe quello delle operazioni di carico e scarico e del flusso veicolare. Qui però non mi esprimo, perché, mancando l’esperto, non mi sento di criticare l’intervento dell’ Ingegner Paolo Marino che ha tentato di affrontare questo problema.
Aldilà di altri interventi di carattere sociologico, filosofico o finanziario, qualcuno ha fatto notare la mancanza dell’inserimento del quartiere di San Michele nella zona storica, come io faccio rilevare che anche la zona di via Magnacervo (Li Filanzire) è stata dimenticata. Sono sicuro però che come altre zone “dimenticate” in precedenza ed ora comprese, anche queste saranno inserite, se non altro per non trasformare (previo abbattimento) edifici importanti, come la ex caserma della Regia Guardia di Finanza, in un moderno condominio vista mare, contribuendo a guastare la skyline della Città.
Insomma la discussione prosegue e prosegue bene, nell’ottica di quel tentativo di “Urbanistica partecipata” di cui è esempio Bologna, la città di Cervellati. Mi preoccupa però la convinzione del Sindaco che afferma: “finalmente abbiamo un piano” e poi aggiunge “entro la fine del mese di novembre lo vorremmo approvare”. Io mi chiedo: “Il piano?! Dov’è?”
Come mia consuetudine esprimo il mio pensiero con un paragone: “ pensare di approvare il piano entro un mese equivale a pensare che, dopo aver scribacchiato quel ramo del lago di Como, Alessandro Manzoni, pur avendo in mente la traccia del romanzo, aveva già scritto i Promessi sposi”.
Come già anticipato, mi aspettavo proposte concrete e dettagliate, invece delle solite teorie.
Però, ad onor del vero, l’incontro è stato interessante. Ci sono stati interventi qualificati, per esempio quello dell’Architetto Alessandro Cipressi, che ha espresso il suo modo di concepire il collegamento tra il Centro e la costa. Naturalmente non era il caso, ne la sede di entrare nel particolare. Se questo fosse stato possibile avrei chiesto: “Che fine ha fatto via Casarsa, il cui tracciato è, ormai, visibile solo dalle foto aeree?” Altro intervento, quello dell’Architetto Giuliana Tosone che, trattando del ritorno degli artigiani al centro, ha espresso il suo parere. Io avrei chiesto: “Ma che tipo di artigiano, ammesso che ancora se ne trovino da noi, potrebbe aprire laboratori nel centro storico? e dove? e a quali condizioni?” (sappiamo che le normative igienico sanitarie sono molto precise). Un intervento molto particolare, anche se interpretato in maniera diversa, è stato quello dell’Ingegner Antonio Santoro, che ha sollevato il problema sulla redazione dei progetti.
Infatti secondo l’ingegnere, il tecnico ha difficoltà ad operare in questo ambito, poiché per essere sicuro della approvazione di un progetto, dovrebbe rilevare anche gli edifici contigui a quello oggetto di intervento, per poter valutare ogni impedimento, ai sensi delle norme dettate dal Codice Civile, quelle relative ai criteri igienico sanitari ecc. Questo passaggio mi sembra passato in subordine, poiché leggo su qualche articolo: “si potranno soprelevare le case di un solo piano”. Non si continui a creare aspettative! Bisogna considerare anche i problemi dettati dal contesto. Non ultimo l’emergenza architettonica prossima o adiacente.
Mi aspettavo il commento di qualche commerciante, sull’affermazione dell’Architetto Cervellati, inerente la contrarietà di realizzare nel centro un supermercato, poiché questo, secondo l’urbanista, aggraverebbe la situazione già precaria del commercio in questa zona. Permettetemi di non essere d’accordo. A Palma de Maiorca, per esempio, un enorme centro commerciale è stato realizzato sotto la piazza principale della Città, eppure i negozi che si trovano sopra lavorano alla grande. Secondo me il “supermercato” al centro sarebbe un vantaggio per i residenti ed un richiamo per gli altri cittadini, che così potrebbero frequentare quei negozi ora difficilmente visitati, se non per particolari fattori stimolanti. Piuttosto, il problema sarebbe quello delle operazioni di carico e scarico e del flusso veicolare. Qui però non mi esprimo, perché, mancando l’esperto, non mi sento di criticare l’intervento dell’ Ingegner Paolo Marino che ha tentato di affrontare questo problema.
Aldilà di altri interventi di carattere sociologico, filosofico o finanziario, qualcuno ha fatto notare la mancanza dell’inserimento del quartiere di San Michele nella zona storica, come io faccio rilevare che anche la zona di via Magnacervo (Li Filanzire) è stata dimenticata. Sono sicuro però che come altre zone “dimenticate” in precedenza ed ora comprese, anche queste saranno inserite, se non altro per non trasformare (previo abbattimento) edifici importanti, come la ex caserma della Regia Guardia di Finanza, in un moderno condominio vista mare, contribuendo a guastare la skyline della Città.
Insomma la discussione prosegue e prosegue bene, nell’ottica di quel tentativo di “Urbanistica partecipata” di cui è esempio Bologna, la città di Cervellati. Mi preoccupa però la convinzione del Sindaco che afferma: “finalmente abbiamo un piano” e poi aggiunge “entro la fine del mese di novembre lo vorremmo approvare”. Io mi chiedo: “Il piano?! Dov’è?”
Come mia consuetudine esprimo il mio pensiero con un paragone: “ pensare di approvare il piano entro un mese equivale a pensare che, dopo aver scribacchiato quel ramo del lago di Como, Alessandro Manzoni, pur avendo in mente la traccia del romanzo, aveva già scritto i Promessi sposi”.
lunedì 19 ottobre 2009
... ma per me, il piano per il Centro storico, non è solo ... ma anche.
Annunciato dai “soliti” manifesti, a giorni sarà presentato il Piano di “recupero” del centro storico. Già la parola recupero mi è sempre parsa inappropriata. Io avrei usato la parola “rinascita” o, al limite, “rivalutazione”. Con le parole però, si sa, non si fanno i fatti e muoversi per provare ad ottenere un risultato, quello di recuperare, rivalutare, ritrovare, ridare valore e tutti i sinonimi che si possono usare, per una operazione come quella in atto, merita un plauso. Chi pensa però, che dettare norme urbanistiche, significhi risolvere i problemi, sbaglia.
Senza voler scomodare studiosi di antropologia culturale e senza voler dare spiegazioni olistiche, ritengo che il centro storico possa tornare a vivere, solo previo un complesso studio, che vada molto oltre le mere norme tecniche relative ad interventi edilizi.
Spero che il Progetto dell’Architetto Cervellati, ci indichi il da farsi sulle emergenze architettoniche cittadine, quali il Palazzo Genova-Rulli o il complesso del Carmine, così come individui il “valore” del mercato di piazza Santa Chiara e dimostri il rispetto per tutte le dimore, non solo in quanto tali ma per la storia che rappresentano (Vasto non è solo d’Avalos). Spero che il progetto preveda comodi collegamenti con gli altri quartieri cittadini e soprattutto con i principali servizi (ospedale, scuole, uffici pubblici, ev. centri commerciali ecc.)
Cosa si annuncia, l’importante urbanista in merito alla regolamentazione del traffico all’interno della Città storica? E soprattutto come propone di “educare” il cittadino al rispetto di quanto, nel caso, previsto? La raccolta differenziata dei rifiuti è partita ma il piano “Cervellati” prevede modalità migliorative di quanto già in atto? Le norme per il rilancio del commercio e l’eventuale sistema di regole, necessario per questa operazione, sono parte di quanto previsto dal Piano? Centri di aggregazione, oltre i luoghi di culto, sono previsti dal Piano? Eventuali luoghi di pronto soccorso o spazi informativi … e le parabole, gli impianti tecnologici, le insegne pubblicitarie, gli orpelli di ogni tipo che quotidianamente vediamo proliferare? … i piccioni, i topi, le deiezioni canine … si può aggiungere e ancora aggiungere. Insomma, la qualità della vita che un cittadino dovrebbe trovare nel tornare a vivere “il” Centro storico, è stata valutata in tutte le sue sfaccettature?
Non credo, inoltre, che la “deportazione forzata” di cittadini all’interno della Città vecchia sia una strada da perseguire. Se il luogo invita, se le motivazioni saranno valide, la gente vorrà abitare il Centro e la Città tornerà a vivere. Io e tanti Vastaroli inseguiamo la realizzazione di questo sogno. Speriamo che il Piano presentato in questi giorni, possa rappresentare almeno un buon inizio di giornata.
Senza voler scomodare studiosi di antropologia culturale e senza voler dare spiegazioni olistiche, ritengo che il centro storico possa tornare a vivere, solo previo un complesso studio, che vada molto oltre le mere norme tecniche relative ad interventi edilizi.
Spero che il Progetto dell’Architetto Cervellati, ci indichi il da farsi sulle emergenze architettoniche cittadine, quali il Palazzo Genova-Rulli o il complesso del Carmine, così come individui il “valore” del mercato di piazza Santa Chiara e dimostri il rispetto per tutte le dimore, non solo in quanto tali ma per la storia che rappresentano (Vasto non è solo d’Avalos). Spero che il progetto preveda comodi collegamenti con gli altri quartieri cittadini e soprattutto con i principali servizi (ospedale, scuole, uffici pubblici, ev. centri commerciali ecc.)
Cosa si annuncia, l’importante urbanista in merito alla regolamentazione del traffico all’interno della Città storica? E soprattutto come propone di “educare” il cittadino al rispetto di quanto, nel caso, previsto? La raccolta differenziata dei rifiuti è partita ma il piano “Cervellati” prevede modalità migliorative di quanto già in atto? Le norme per il rilancio del commercio e l’eventuale sistema di regole, necessario per questa operazione, sono parte di quanto previsto dal Piano? Centri di aggregazione, oltre i luoghi di culto, sono previsti dal Piano? Eventuali luoghi di pronto soccorso o spazi informativi … e le parabole, gli impianti tecnologici, le insegne pubblicitarie, gli orpelli di ogni tipo che quotidianamente vediamo proliferare? … i piccioni, i topi, le deiezioni canine … si può aggiungere e ancora aggiungere. Insomma, la qualità della vita che un cittadino dovrebbe trovare nel tornare a vivere “il” Centro storico, è stata valutata in tutte le sue sfaccettature?
Non credo, inoltre, che la “deportazione forzata” di cittadini all’interno della Città vecchia sia una strada da perseguire. Se il luogo invita, se le motivazioni saranno valide, la gente vorrà abitare il Centro e la Città tornerà a vivere. Io e tanti Vastaroli inseguiamo la realizzazione di questo sogno. Speriamo che il Piano presentato in questi giorni, possa rappresentare almeno un buon inizio di giornata.
domenica 18 ottobre 2009
Pro ... Del Prete.
Non avrei mai pensato di svegliarmi al mattino di una piovosa domenica e sentire il bisogno di spezzare una lancia a favore di … Nicola Del Prete. Il mio più accanito oppositore, nella Giunta Municipale della quale facevamo parte.
Fino a poco tempo addietro, la lancia, e non solo quella, l’avrei rotta sulla sua testa. Ora però sento il bisogno, senza paura di essere frainteso, di parlare a suo favore.
Secondo me, l’ex Vicesindaco, con tutti i suoi limiti, era valido quanto tutti gli altri componenti la Giunta messi insieme, perché almeno, sapeva ciò che voleva.
Sempre secondo me ha commesso numerosi errori e si poneva in maniera scorretta, ciò nondimeno piuttosto che niente, aveva una linea da seguire.
Nella maggior parte delle sue idee, lo sanno tutti, io non credevo e soprattutto non condividevo il modo di attuare queste. Non mi era piaciuto trasformare Vasto nella “mera” Città del brodetto, così come non mi piaceva l’impostazione data al Filmfestival, così come non mi piacevano altre sue proposte. Tuttavia, otteneva risultati e, nella sua antipatia, assumeva le proprie responsabilità. Tutto questo è apprezzabile.
Tanto per fare un esempio, mai e poi mai, alla luce di un fallimento, avrebbe affermato, come invece ha fatto l’attuale assessore al turismo: “Finalmente il Filmfestival, è stato organizzato dall’assessorato alla Cultura”.
Dopo una tale affermazione, il cittadino si chiede: “questo assessore al turismo considera il Sindaco di Vasto un “cretino”, visto che in precedenza, lo stesso Sindaco stesso non aveva, mai, voluto dare questo compito all’assessorato alla Cultura.” E ancora: “Perché non lo aveva fatto?”
Un errore di comunicazione così, l’ex assessore al turismo non lo avrebbe commesso.
Sempre il cittadino si potrebbe chiedere: “Perché Del Prete era così potente?” Oppure: “Avevano paura di lui?” In ogni caso, tra offese di ogni tipo e squallidi movimenti interni al partito, Del Prete è stato “ finalmente” messo da parte.
Io invece, ritengo che i suoi denigratori abbiano perso una risorsa che, lavorando di martello (non so se di falce) avrebbe potuto essere plasmata e utilizzata al meglio.
Oggi che, dal suo punto di vista, il buon Nicola sta esprimendo giudizi, i suoi ex amici lo attaccano da tutte le direzioni. Quando ha fatto comodo, perché nessuno, pubblicamente, ha espresso opinioni contrarie? Perché non gli hanno impedito di realizzare quanto voleva, lasciando solo il sottoscritto esprimere il proprio dissenso?
Forse perché “i panni sporchi si lavano in famiglia” e quindi, ora che lo hanno cacciato dalla “famiglia”, lo si può disapprovare pubblicamente. E quando avranno bisogno del “figliol prodigo” cosa faranno, gli offriranno il vitello più grasso o lo lasceranno a mangiare le ghiande?
Mi chiedo, cosa si guadagna da questo comportamento. Visibilità forse? Una capacità maggiore a portare avanti programmi? Una immagine positiva? Quale valore aggiunto danno alla crescita della Città, le bordate di Giuseppe Forte o di Nicolangelo D’Adamo o di Fabio Giangiacomo verso Nicola Del Prete, dal loro scranno di Consiglieri Comunali?
Sai quanto importa ai cittadini di Vasto delle chiacchiere! Ne hanno piene le tasche.
Gli amministratori che restano, pensino a governare, dedicando il proprio tempo a “fare”, non a “sparlare”, lasciando ad ognuno la facoltà di esprimere le proprie opinioni. A queste si risponde con i fatti.
A “pensieri e parole”, non di Lucio Battisti ma dei politici nostrani, i cittadini risponderanno, anzi stanno già da tempo rispondendo, con “pensieri e parolacce”.
Fino a poco tempo addietro, la lancia, e non solo quella, l’avrei rotta sulla sua testa. Ora però sento il bisogno, senza paura di essere frainteso, di parlare a suo favore.
Secondo me, l’ex Vicesindaco, con tutti i suoi limiti, era valido quanto tutti gli altri componenti la Giunta messi insieme, perché almeno, sapeva ciò che voleva.
Sempre secondo me ha commesso numerosi errori e si poneva in maniera scorretta, ciò nondimeno piuttosto che niente, aveva una linea da seguire.
Nella maggior parte delle sue idee, lo sanno tutti, io non credevo e soprattutto non condividevo il modo di attuare queste. Non mi era piaciuto trasformare Vasto nella “mera” Città del brodetto, così come non mi piaceva l’impostazione data al Filmfestival, così come non mi piacevano altre sue proposte. Tuttavia, otteneva risultati e, nella sua antipatia, assumeva le proprie responsabilità. Tutto questo è apprezzabile.
Tanto per fare un esempio, mai e poi mai, alla luce di un fallimento, avrebbe affermato, come invece ha fatto l’attuale assessore al turismo: “Finalmente il Filmfestival, è stato organizzato dall’assessorato alla Cultura”.
Dopo una tale affermazione, il cittadino si chiede: “questo assessore al turismo considera il Sindaco di Vasto un “cretino”, visto che in precedenza, lo stesso Sindaco stesso non aveva, mai, voluto dare questo compito all’assessorato alla Cultura.” E ancora: “Perché non lo aveva fatto?”
Un errore di comunicazione così, l’ex assessore al turismo non lo avrebbe commesso.
Sempre il cittadino si potrebbe chiedere: “Perché Del Prete era così potente?” Oppure: “Avevano paura di lui?” In ogni caso, tra offese di ogni tipo e squallidi movimenti interni al partito, Del Prete è stato “ finalmente” messo da parte.
Io invece, ritengo che i suoi denigratori abbiano perso una risorsa che, lavorando di martello (non so se di falce) avrebbe potuto essere plasmata e utilizzata al meglio.
Oggi che, dal suo punto di vista, il buon Nicola sta esprimendo giudizi, i suoi ex amici lo attaccano da tutte le direzioni. Quando ha fatto comodo, perché nessuno, pubblicamente, ha espresso opinioni contrarie? Perché non gli hanno impedito di realizzare quanto voleva, lasciando solo il sottoscritto esprimere il proprio dissenso?
Forse perché “i panni sporchi si lavano in famiglia” e quindi, ora che lo hanno cacciato dalla “famiglia”, lo si può disapprovare pubblicamente. E quando avranno bisogno del “figliol prodigo” cosa faranno, gli offriranno il vitello più grasso o lo lasceranno a mangiare le ghiande?
Mi chiedo, cosa si guadagna da questo comportamento. Visibilità forse? Una capacità maggiore a portare avanti programmi? Una immagine positiva? Quale valore aggiunto danno alla crescita della Città, le bordate di Giuseppe Forte o di Nicolangelo D’Adamo o di Fabio Giangiacomo verso Nicola Del Prete, dal loro scranno di Consiglieri Comunali?
Sai quanto importa ai cittadini di Vasto delle chiacchiere! Ne hanno piene le tasche.
Gli amministratori che restano, pensino a governare, dedicando il proprio tempo a “fare”, non a “sparlare”, lasciando ad ognuno la facoltà di esprimere le proprie opinioni. A queste si risponde con i fatti.
A “pensieri e parole”, non di Lucio Battisti ma dei politici nostrani, i cittadini risponderanno, anzi stanno già da tempo rispondendo, con “pensieri e parolacce”.
venerdì 16 ottobre 2009
A proposito di comunicazione
A proposito di Comunicazione
Ho seguito con attenzione tutti gli eventi legati al compimento dei sessanta anni dell’Amico del Popolo, settimanale diocesano, e dei venticinque (quasi) di TRSP.
Interessantissima la conferenza di don Rocco D’Orazio, direttore della testata giornalistica e coinvolgente come sempre il discorso di don Stellerino D’Anniballe, direttore della televisione “Vastarola”. Come al solito, dottissime le parole dell’Arcivescovo Bruno Forte, questa volta pronunciate sull’argomento comunicazione.
Queste parole e questi incontri mi hanno fatto riflettere sull’argomento e ripensare a quanto la comunicazione sia fondamentale per la società. Da qui un pensiero:
Non è necessario, che chi ha l’uffizio di istruire un Principe, gli insegni ogni cosa; basta, che gli mostri l’uso, che si dee far d’ogni cosa.
Questo concetto è tratto da un libro pubblicato nel 1729: “Trattato della educazione di un Principe”, che ho fatto ristampare, grazie al mecenatismo del Cavalier Fabrizio Mechi, e che presenterò, domenica 13 settembre, nell’ambito della cerimonia per l’arrivo a Vasto, delle spoglie di San Giovanni Leonardi, fondatore della congregazione della Madre di Dio e protettore dei Farmacisti.
Cosa lega la comunicazione con questo trattato e con l’evento del 13 settembre è presto detto.
L’autore del testo è don Alessandro Pompeo Berti: religioso della congregazione della Madre di Dio, nato a Lucca e vissuto a Vasto, qui chiamato dal Marchese Cesare Michelangelo d’Avalos, il quale voleva trasformare la sua città in un centro di cultura.
Di questo Principe, grande comunicatore, lo stesso Padre Berti scrive: “Quel signore che, sebbene al costume de’ grandi non aveva gran fatto studiato, aveva però sortito dalla natura una apertura di mente non ordinaria, ed erasi trovato ad udire e trattare co’ migliori letterati, che allora vissero, specialmente alle corti di Vienna, Barcellona e di Roma”.
Tra le curiosità attinenti l’argomento comunicazione, mi piace ricordare la donazione del corpo di San Fortunato che il Marchese del Vasto fece a Serracapriola, suo feudo.
Da un sito di questo centro pugliese si legge: Nell’intento di prodigarsi per “il maggiore bene spirituale e temporale” della sua terra e dare ai serrani il santo protettore “scelto da Dio” Cesare Michelangelo d’Avalos destinò il corpo del martire alla chiesa di santa Maria in Silvys. Il relativo provvedimento d’assegnazione venne firmato a Vasto il 25 agosto 1726. E da Vasto le reliquie di San Fortunato, adagiate in una lettiga adorna di fiori, partirono alla volta di Serracapriola il 20 settembre 1726. Le accompagnavano Giovanni Battista da Colorno, predicatore cappuccino, padre Alessandro Pompeo Berti, della congregazione della Madre di Dio ed un drappello di Soldati feudali. Dopo la sosta notturna a Termoli, via Campomarino, Santuario Madonna di Colleredo, San Fortunato giunse a Serracapriola. Era il 21 settembre 1726.
Non erano i giornali o le TV i mezzi di comunicazione di allora ma, come l’Arcivescovo Bruno Forte, oggi, anche il Vescovo Mariconda di Trivento, allora, avrebbe potuto affermare: "Mezzi di informazione necessari, per una grande comunità, per un territorio vasto. Una comunicazione ed un contatto che si rendono sempre più necessari e sempre più vivi: annunciare, servire, promuovere, comandamenti chiari e precisi per gli uomini della comunicazione cattolica. Annunciare il Vangelo come primo comandamento, servire la chiesa come missione, promuovere la giustizia in ogni circostanza".
Ho seguito con attenzione tutti gli eventi legati al compimento dei sessanta anni dell’Amico del Popolo, settimanale diocesano, e dei venticinque (quasi) di TRSP.
Interessantissima la conferenza di don Rocco D’Orazio, direttore della testata giornalistica e coinvolgente come sempre il discorso di don Stellerino D’Anniballe, direttore della televisione “Vastarola”. Come al solito, dottissime le parole dell’Arcivescovo Bruno Forte, questa volta pronunciate sull’argomento comunicazione.
Queste parole e questi incontri mi hanno fatto riflettere sull’argomento e ripensare a quanto la comunicazione sia fondamentale per la società. Da qui un pensiero:
Non è necessario, che chi ha l’uffizio di istruire un Principe, gli insegni ogni cosa; basta, che gli mostri l’uso, che si dee far d’ogni cosa.
Questo concetto è tratto da un libro pubblicato nel 1729: “Trattato della educazione di un Principe”, che ho fatto ristampare, grazie al mecenatismo del Cavalier Fabrizio Mechi, e che presenterò, domenica 13 settembre, nell’ambito della cerimonia per l’arrivo a Vasto, delle spoglie di San Giovanni Leonardi, fondatore della congregazione della Madre di Dio e protettore dei Farmacisti.
Cosa lega la comunicazione con questo trattato e con l’evento del 13 settembre è presto detto.
L’autore del testo è don Alessandro Pompeo Berti: religioso della congregazione della Madre di Dio, nato a Lucca e vissuto a Vasto, qui chiamato dal Marchese Cesare Michelangelo d’Avalos, il quale voleva trasformare la sua città in un centro di cultura.
Di questo Principe, grande comunicatore, lo stesso Padre Berti scrive: “Quel signore che, sebbene al costume de’ grandi non aveva gran fatto studiato, aveva però sortito dalla natura una apertura di mente non ordinaria, ed erasi trovato ad udire e trattare co’ migliori letterati, che allora vissero, specialmente alle corti di Vienna, Barcellona e di Roma”.
Tra le curiosità attinenti l’argomento comunicazione, mi piace ricordare la donazione del corpo di San Fortunato che il Marchese del Vasto fece a Serracapriola, suo feudo.
Da un sito di questo centro pugliese si legge: Nell’intento di prodigarsi per “il maggiore bene spirituale e temporale” della sua terra e dare ai serrani il santo protettore “scelto da Dio” Cesare Michelangelo d’Avalos destinò il corpo del martire alla chiesa di santa Maria in Silvys. Il relativo provvedimento d’assegnazione venne firmato a Vasto il 25 agosto 1726. E da Vasto le reliquie di San Fortunato, adagiate in una lettiga adorna di fiori, partirono alla volta di Serracapriola il 20 settembre 1726. Le accompagnavano Giovanni Battista da Colorno, predicatore cappuccino, padre Alessandro Pompeo Berti, della congregazione della Madre di Dio ed un drappello di Soldati feudali. Dopo la sosta notturna a Termoli, via Campomarino, Santuario Madonna di Colleredo, San Fortunato giunse a Serracapriola. Era il 21 settembre 1726.
Non erano i giornali o le TV i mezzi di comunicazione di allora ma, come l’Arcivescovo Bruno Forte, oggi, anche il Vescovo Mariconda di Trivento, allora, avrebbe potuto affermare: "Mezzi di informazione necessari, per una grande comunità, per un territorio vasto. Una comunicazione ed un contatto che si rendono sempre più necessari e sempre più vivi: annunciare, servire, promuovere, comandamenti chiari e precisi per gli uomini della comunicazione cattolica. Annunciare il Vangelo come primo comandamento, servire la chiesa come missione, promuovere la giustizia in ogni circostanza".
A proposito di Tiziano
A proposito di Tiziano
Certo che la vita è tanto strana. Da anni la Soprintendenza ai beni culturali lavora e studia due quadri della collezione Ricci-Monteferrante. Collezione donata alla Città del Vasto e recentemente collocata nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos. Gli esperti, con tutta la cautela del caso, cercano notizie su questi quadri, poiché sembrano della scuola di Tiziano, poi … arriva un turista e annuncia, tra squilli di tromba e rulli di tamburo: ”a Palazzo d’Avalos ci sono due quadri di Tiziano”.
E’ bizzarro, quasi spiegabile esotericamente, come quadri del pittore di Pieve di Cadore, possano essere tornati nella casa dei suoi clienti tramite una donazione.
Che i d’Avalos fossero clienti e mecenati di questo grande pittore lo sanno tutti coloro che si occupano un poco d’arte e di storia. Come tutti sanno, che il Museo del Prado, a Madrid, mostra con orgoglio il famosissimo dipinto “Allocuzione di Alfonso d’Avalos”, opera eseguita tra il 1540 ed il 1541. Pochi conoscono però, l’organizzazione della bottega di Tiziano, uno dei pittori tra i più imitati e copiati. E’ una vera sorpresa – per i non addetti ai lavori – scoprire che prima ancora che pittore intelligente, Tiziano fu grande imprenditore. Acuto, scaltro sino a rasentare l’inganno.
A conferma della presenza di opere di Tiziano a Vasto, oltre a quanto si trova scritto sugli inventari della famiglia d’Avalos, si può ammirare nel duomo cittadino, “Ecce Homo” attribuito alla scuola di questo grande pittore.
L’intuizione del Professor Vittorio Mazzeschi, però, giunge a proposito, quasi ad avvalorare l’importanza dell’avvenimento che ci aspetta nel prossimo anno: “il 300° anniversario del conferimento del titolo onorifico di Città al Vasto”. Il momento adatto per mostrare tutta la cultura che la nostra città possiede. … e vuoi vedere che l’intervento del Professore aquilano, possa diventare anche l’occasione buona per proseguire sulla strada della valorizzazione del patrimonio artistico del Vasto?
Dopo la mostra sui Rossetti, che ha portato la nostra città sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani e stranieri; dopo la riapertura della pinacoteca Palizzi, che, anche se poco pubblicizzata, continua a richiamare visitatori; dopo il restauro della magnifica cornice dorata e la sua ricollocazione nel Palazzo; in procinto di riallestire le sale, con opere trasferite per restauro a L’Aquila e trattenute in esposizione nel Castello Cinquecentesco; in attesa di procedere alla catalogazione della collezione di armi antiche e rare depositate nel caveau del museo … speriamo che si possa continuare a seguire il sentiero già tracciato.
Certo che la vita è tanto strana. Da anni la Soprintendenza ai beni culturali lavora e studia due quadri della collezione Ricci-Monteferrante. Collezione donata alla Città del Vasto e recentemente collocata nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos. Gli esperti, con tutta la cautela del caso, cercano notizie su questi quadri, poiché sembrano della scuola di Tiziano, poi … arriva un turista e annuncia, tra squilli di tromba e rulli di tamburo: ”a Palazzo d’Avalos ci sono due quadri di Tiziano”.
E’ bizzarro, quasi spiegabile esotericamente, come quadri del pittore di Pieve di Cadore, possano essere tornati nella casa dei suoi clienti tramite una donazione.
Che i d’Avalos fossero clienti e mecenati di questo grande pittore lo sanno tutti coloro che si occupano un poco d’arte e di storia. Come tutti sanno, che il Museo del Prado, a Madrid, mostra con orgoglio il famosissimo dipinto “Allocuzione di Alfonso d’Avalos”, opera eseguita tra il 1540 ed il 1541. Pochi conoscono però, l’organizzazione della bottega di Tiziano, uno dei pittori tra i più imitati e copiati. E’ una vera sorpresa – per i non addetti ai lavori – scoprire che prima ancora che pittore intelligente, Tiziano fu grande imprenditore. Acuto, scaltro sino a rasentare l’inganno.
A conferma della presenza di opere di Tiziano a Vasto, oltre a quanto si trova scritto sugli inventari della famiglia d’Avalos, si può ammirare nel duomo cittadino, “Ecce Homo” attribuito alla scuola di questo grande pittore.
L’intuizione del Professor Vittorio Mazzeschi, però, giunge a proposito, quasi ad avvalorare l’importanza dell’avvenimento che ci aspetta nel prossimo anno: “il 300° anniversario del conferimento del titolo onorifico di Città al Vasto”. Il momento adatto per mostrare tutta la cultura che la nostra città possiede. … e vuoi vedere che l’intervento del Professore aquilano, possa diventare anche l’occasione buona per proseguire sulla strada della valorizzazione del patrimonio artistico del Vasto?
Dopo la mostra sui Rossetti, che ha portato la nostra città sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani e stranieri; dopo la riapertura della pinacoteca Palizzi, che, anche se poco pubblicizzata, continua a richiamare visitatori; dopo il restauro della magnifica cornice dorata e la sua ricollocazione nel Palazzo; in procinto di riallestire le sale, con opere trasferite per restauro a L’Aquila e trattenute in esposizione nel Castello Cinquecentesco; in attesa di procedere alla catalogazione della collezione di armi antiche e rare depositate nel caveau del museo … speriamo che si possa continuare a seguire il sentiero già tracciato.
A San Michele
A San Michele il 29 settembre 2009
Di Francescopaolo D’Adamo
Arinfudere la spad Sande Micchè!
Fall’assce lu Cetre chi ti sotta lu pète,
Accusce si rende cande di quàlle ca cumbunate.
ti mmì …Famejje ca si sfasce, mamme c’accide li fèjje,
marèite c’accide la maie, fèjje c’accide lu puadre
ti mmì …nghe la machine ha ‘cciase quattre persone…
e che je fa te l’assicurazione
ti mmì …a che la vuajane ja fatt tande male…
tand je danne la seminfermità mentale
ti mmì …ha rrubbate la pinzione a la vicchiarell
pe la passione ci se mort la puvurell
ti mmì …la troca, lu spirite, lu sesse, li quatraine …
le vonne sìbbete e se ne le tenne … l’ome acciaide
ti mmì …aecche cummanne je. E ti che si?
Vide addò da je e nin mi cuffujé
………………
Arinfudere la spade Sande Micchè!
Falle scappà lu diàvele sbruvugnte.
Accusce le vede e s’anguste,
Ca dèndr’ a lli callarìune de lu mbèrne,
manche pi’ asse ci sta lu puste.
Di Francescopaolo D’Adamo
Arinfudere la spad Sande Micchè!
Fall’assce lu Cetre chi ti sotta lu pète,
Accusce si rende cande di quàlle ca cumbunate.
ti mmì …Famejje ca si sfasce, mamme c’accide li fèjje,
marèite c’accide la maie, fèjje c’accide lu puadre
ti mmì …nghe la machine ha ‘cciase quattre persone…
e che je fa te l’assicurazione
ti mmì …a che la vuajane ja fatt tande male…
tand je danne la seminfermità mentale
ti mmì …ha rrubbate la pinzione a la vicchiarell
pe la passione ci se mort la puvurell
ti mmì …la troca, lu spirite, lu sesse, li quatraine …
le vonne sìbbete e se ne le tenne … l’ome acciaide
ti mmì …aecche cummanne je. E ti che si?
Vide addò da je e nin mi cuffujé
………………
Arinfudere la spade Sande Micchè!
Falle scappà lu diàvele sbruvugnte.
Accusce le vede e s’anguste,
Ca dèndr’ a lli callarìune de lu mbèrne,
manche pi’ asse ci sta lu puste.
A proposito di verde
Al caro consigliere Nicola D’Adamo, vorrei far notare che, non è vero che l’amministrazione comunale non si occupi del “verde”.
Da bravi ambientalisti, i miei ex colleghi credono nella crescita spontanea di piante, soprattutto nei luoghi di cui parla il consigliere comunale, e curano questa operazione con grande, oserei dire esagerata, maestria. Basti pensare alla concimazione naturale che ogni giorno vediamo riversare sui marciapiedi, per rendersi conto dell’immane impegno profuso.
Dirò di più, l’Amministrazione Comunale, sta tentando un esperimento che darà presto i suoi frutti ed avrà ampio risalto nelle cronache nazionali ed estere. I bene informati infatti, hanno garantito, con mio sommo disappunto, che redattori del Guardian e del Times, hanno già prenotato spazi da dedicare alla notizia. Altro che Beata Beatrix!
La voce che gira è che l’Amministrazione stia curando le aiuole, mediante la crescita spontanea di erbe aromatiche “da cucina”. Esatto proprio così, erbe aromatiche da cucina. In via delle Croci, per esempio, si può trovare dell’ottimo origano (lu pelaje) mentre in viale D’Annunzio, già da tempo cresce la mentuccia. Sono lontani i tempi della parietaria (jervamurelle)!
L’esperimento non è stato ancora reso noto, poiché si aspetta che spuntino prezzemolo, sedano e basilico (vasanicola). I semi di finocchio (spechefinucchie) che invece sono abbondanti lungo le strade statali e provinciali, purtroppo fuori dalle competenze comunali.
Cordialità
Da bravi ambientalisti, i miei ex colleghi credono nella crescita spontanea di piante, soprattutto nei luoghi di cui parla il consigliere comunale, e curano questa operazione con grande, oserei dire esagerata, maestria. Basti pensare alla concimazione naturale che ogni giorno vediamo riversare sui marciapiedi, per rendersi conto dell’immane impegno profuso.
Dirò di più, l’Amministrazione Comunale, sta tentando un esperimento che darà presto i suoi frutti ed avrà ampio risalto nelle cronache nazionali ed estere. I bene informati infatti, hanno garantito, con mio sommo disappunto, che redattori del Guardian e del Times, hanno già prenotato spazi da dedicare alla notizia. Altro che Beata Beatrix!
La voce che gira è che l’Amministrazione stia curando le aiuole, mediante la crescita spontanea di erbe aromatiche “da cucina”. Esatto proprio così, erbe aromatiche da cucina. In via delle Croci, per esempio, si può trovare dell’ottimo origano (lu pelaje) mentre in viale D’Annunzio, già da tempo cresce la mentuccia. Sono lontani i tempi della parietaria (jervamurelle)!
L’esperimento non è stato ancora reso noto, poiché si aspetta che spuntino prezzemolo, sedano e basilico (vasanicola). I semi di finocchio (spechefinucchie) che invece sono abbondanti lungo le strade statali e provinciali, purtroppo fuori dalle competenze comunali.
Cordialità
Lettera a Nicola Del Prete
Gentile direttore,
ti chiamo così, per non creare equivoci. Ora cominci a comprendere il mio operato dentro la Giunta municipale. Chi più di te può capire ora i miei comportamenti, a volte troppo intransigenti, nell’ambito delle riunioni di giunta e fuori da queste. Molto spesso ero un peso, é vero, perché ascoltavo, mi informavo, parlavo, pensavo, proponevo. Ora ti sei accorto, devo dire finalmente, del perché del mio comportamento. Le mie non erano cervellotiche prese di posizione personali ma riflessioni su quanto espresso dalla “nostra” città.
La tua sottolineatura, apparsa sulla Voce di venerdì 11 settembre, di fianco al bel faccione di Alfredino, mi garantisce che, finalmente, ti sei convinto che il mio modo di operare era giusto. Quando scrivi: “L’ex assessore al commercio Francesco Paolo D’Adamo si era ripromesso di rivedere, nel dettaglio, quella che era una proposta che gira per le stanze del Comune da alcuni mesi. Pare che, tolto di mezzo D’Adamo, quella stessa proposta, non più modificata, possa andare bene anche a qualche esponente della minoranza.” mi dimostri e lo dimostri anche ai cittadini che non ero quello sprovveduto che tutti, anche tu, volevano farmi apparire. Dopo quella seduta di giunta, quando al Sindaco e a tutti gli Assessori, ho consegnato una copia della delibera, pronta per il Consiglio ma che non mi convinceva, nessuno mi ha risposto. In quella seduta ho espresso tutte le mie perplessità, rispetto a quanto previsto in merito alle nuove norme in materia di commercio, nonostante il parere favorevole delle associazioni di categoria. Ho chiesto il fattivo contributo degli Assessori e dei Consiglieri comunali, atto a correggere o almeno a puntualizzare quanto previsto in quella delibera. Solo silenzio. Chiedere una riunione di maggioranza, nemmeno a parlarne, “dove ti presenti tu dell’IdV”. Bene adesso i nodi vengono al pettine.
C’era bisogno di fare la figura degli imbecilli? Si poteva ragionare, si poteva capire, si poteva … si poteva … ma continuo a pensare che si debba amministrare con le idee non con i numeri. Altri non la pensano come me. Qualcuno che ha voluto la mia “uscita” dalla Giunta mi scrisse: “Massima priorità a priorità di programma, qualità della Giunta e autonomia di azione e di lavoro degli Assessori. In caso contrario se la possono suonare da soli”. Pensa un pochino!
Cordialità
ti chiamo così, per non creare equivoci. Ora cominci a comprendere il mio operato dentro la Giunta municipale. Chi più di te può capire ora i miei comportamenti, a volte troppo intransigenti, nell’ambito delle riunioni di giunta e fuori da queste. Molto spesso ero un peso, é vero, perché ascoltavo, mi informavo, parlavo, pensavo, proponevo. Ora ti sei accorto, devo dire finalmente, del perché del mio comportamento. Le mie non erano cervellotiche prese di posizione personali ma riflessioni su quanto espresso dalla “nostra” città.
La tua sottolineatura, apparsa sulla Voce di venerdì 11 settembre, di fianco al bel faccione di Alfredino, mi garantisce che, finalmente, ti sei convinto che il mio modo di operare era giusto. Quando scrivi: “L’ex assessore al commercio Francesco Paolo D’Adamo si era ripromesso di rivedere, nel dettaglio, quella che era una proposta che gira per le stanze del Comune da alcuni mesi. Pare che, tolto di mezzo D’Adamo, quella stessa proposta, non più modificata, possa andare bene anche a qualche esponente della minoranza.” mi dimostri e lo dimostri anche ai cittadini che non ero quello sprovveduto che tutti, anche tu, volevano farmi apparire. Dopo quella seduta di giunta, quando al Sindaco e a tutti gli Assessori, ho consegnato una copia della delibera, pronta per il Consiglio ma che non mi convinceva, nessuno mi ha risposto. In quella seduta ho espresso tutte le mie perplessità, rispetto a quanto previsto in merito alle nuove norme in materia di commercio, nonostante il parere favorevole delle associazioni di categoria. Ho chiesto il fattivo contributo degli Assessori e dei Consiglieri comunali, atto a correggere o almeno a puntualizzare quanto previsto in quella delibera. Solo silenzio. Chiedere una riunione di maggioranza, nemmeno a parlarne, “dove ti presenti tu dell’IdV”. Bene adesso i nodi vengono al pettine.
C’era bisogno di fare la figura degli imbecilli? Si poteva ragionare, si poteva capire, si poteva … si poteva … ma continuo a pensare che si debba amministrare con le idee non con i numeri. Altri non la pensano come me. Qualcuno che ha voluto la mia “uscita” dalla Giunta mi scrisse: “Massima priorità a priorità di programma, qualità della Giunta e autonomia di azione e di lavoro degli Assessori. In caso contrario se la possono suonare da soli”. Pensa un pochino!
Cordialità
Agli amici di quiquotidiano
Cari amici di Quiquotidiano,
in merito a quanto pubblicato sul vostro giornale, in data 5 settembre 2009, desidero intervenire precisando quanto segue:
La foto che mi ritrae, non mi piace perché dal vivo sono molto più bello.
Il “gossip” associa il mio nome a quello di un assessore che ha tanto da fare, mentre io no e quindi, per il rispetto delle istituzioni cittadine, ritengo offensiva questa battuta nei riguardi di questa persona.
Il gioco di parole Bontempo – sereno, merita una evoluzione. La battuta sembra, ai più, qualcosa di stantio.
Ora parlo seriamente.
“L’incontro” che Italia dei Valori terrà nella nostra città, tratterà di argomenti importanti. Non sarà, come non lo è stato nelle precedenti edizioni, una “sagra di paese” come quelle cantate da Edoardo Bennato (Feste di piazza, dall’album: Io che non sono l’imperatore 1975) e voi, cari amici, lo sapete.
Ciò che accade a Vasto, sarà oggetto di discussione locale. Forse, tra le pieghe dell’ Incontro IdV, questo argomento troverà spazio tra i simpatizzanti di partito, non certo nel discorso politico che, grazie al cielo, andrà ben oltre le piccole beghe paesane.
Prima o poi un partito, ormai diventato “Grande”, affronterà il problema, se questo esiste, per darsi regole di comportamento più rigide, riguardo a quanto accade nel suo interno. Non credo però sia questa l’occasione.
Mi si lasci però spiegare alcune cose. “Alfredino” continua ad alimentare polemiche che non esistono. Lui dice, e Lui è il Sub-commissario cittadino, che il circolo è formato da uno sparuto gruppo ed è costituito nonostante lo stop del segretario Mascitelli. Aggiunge poi che i componenti rischiano il deferimento al collegio di garanzia.
Premesso che il senatore Mascitelli, con una mail personale inviatami in data 20 agosto 2009 mi incoraggiava ad andare avanti. Premesso altresì che lo stesso senatore si complimentava per l’iniziativa col presidente Molino, in occasione dell’incontro del 31 agosto a Pescara, non capisco perché affrettarsi a sollevare polvere, se uno “Sparuto gruppo” di iscritti e simpatizzanti IdV ha deciso di aprire un circolo territoriale, previsto dallo statuto del partito, avviando le procedure secondo quanto dettato da questo statuto.
Quanto affermato da voi, cari amici di Quiquotidiano, “parole dure che confermano il livello del conflitto interno e la pochezza politico culturale del partito di Di Pietro anche a livello locale” è quindi da riferire solo al “neo” consigliere comunale, non ad altri.
Il nascente circolo M. Colantonio, non rappresenta una scissione, anzi uno strumento che collaborerà col nuovo direttivo locale, quando questo sarà democraticamente rieletto.
Nessuna contrapposizione quindi all’interno del partito e nessuna polemica da parte dello “sparuto gruppo” bensì una gran voglia di “Fare”
Cordialità
in merito a quanto pubblicato sul vostro giornale, in data 5 settembre 2009, desidero intervenire precisando quanto segue:
La foto che mi ritrae, non mi piace perché dal vivo sono molto più bello.
Il “gossip” associa il mio nome a quello di un assessore che ha tanto da fare, mentre io no e quindi, per il rispetto delle istituzioni cittadine, ritengo offensiva questa battuta nei riguardi di questa persona.
Il gioco di parole Bontempo – sereno, merita una evoluzione. La battuta sembra, ai più, qualcosa di stantio.
Ora parlo seriamente.
“L’incontro” che Italia dei Valori terrà nella nostra città, tratterà di argomenti importanti. Non sarà, come non lo è stato nelle precedenti edizioni, una “sagra di paese” come quelle cantate da Edoardo Bennato (Feste di piazza, dall’album: Io che non sono l’imperatore 1975) e voi, cari amici, lo sapete.
Ciò che accade a Vasto, sarà oggetto di discussione locale. Forse, tra le pieghe dell’ Incontro IdV, questo argomento troverà spazio tra i simpatizzanti di partito, non certo nel discorso politico che, grazie al cielo, andrà ben oltre le piccole beghe paesane.
Prima o poi un partito, ormai diventato “Grande”, affronterà il problema, se questo esiste, per darsi regole di comportamento più rigide, riguardo a quanto accade nel suo interno. Non credo però sia questa l’occasione.
Mi si lasci però spiegare alcune cose. “Alfredino” continua ad alimentare polemiche che non esistono. Lui dice, e Lui è il Sub-commissario cittadino, che il circolo è formato da uno sparuto gruppo ed è costituito nonostante lo stop del segretario Mascitelli. Aggiunge poi che i componenti rischiano il deferimento al collegio di garanzia.
Premesso che il senatore Mascitelli, con una mail personale inviatami in data 20 agosto 2009 mi incoraggiava ad andare avanti. Premesso altresì che lo stesso senatore si complimentava per l’iniziativa col presidente Molino, in occasione dell’incontro del 31 agosto a Pescara, non capisco perché affrettarsi a sollevare polvere, se uno “Sparuto gruppo” di iscritti e simpatizzanti IdV ha deciso di aprire un circolo territoriale, previsto dallo statuto del partito, avviando le procedure secondo quanto dettato da questo statuto.
Quanto affermato da voi, cari amici di Quiquotidiano, “parole dure che confermano il livello del conflitto interno e la pochezza politico culturale del partito di Di Pietro anche a livello locale” è quindi da riferire solo al “neo” consigliere comunale, non ad altri.
Il nascente circolo M. Colantonio, non rappresenta una scissione, anzi uno strumento che collaborerà col nuovo direttivo locale, quando questo sarà democraticamente rieletto.
Nessuna contrapposizione quindi all’interno del partito e nessuna polemica da parte dello “sparuto gruppo” bensì una gran voglia di “Fare”
Cordialità
La teleferica e l'ex vicesindaco
La teleferica e l’ex Vicesindaco
Penso che a nessuno sfugga il ricordo di una scena di “Miseria e Nobiltà” magistralmente interpretata da Totò e Enzo Turco nella versione cinematografica. La scena è quella della lista della spesa da fare, col ricavato del deposito al banco dei pegni, di un cappotto di Pasquale il fotografo.
Dopo il mio articolo, ironico, sull’idea della funivia tra Vasto e la Marina, è intervenuto, tra gli altri e alla sua maniera, Nicola Del Prete. Mi dispiace che l’ex Vicesindaco, non abbia colto l’attimo.
La demagogia è un’arma che, se usata con sapienza, da sicuramente i suoi frutti, altrimenti annulla chi la usa. L’ex assessore ai LL PP avrebbe dovuto affondare il colpo sul piano triennale, si, proprio lui, da poco allontanato da quell’ambito di competenza e quindi cosciente delle possibilità e delle risorse (non solo economiche) che questa Città attualmente possiede.
La “lista della spesa”, come definita dal buon Nicola, così come quella di Don Pasquale, si può immaginare ma non scrivere, se non si hanno le idee ben chiare. Una volta messo nero su bianco, infatti, si deve spiegare ai cittadini il perché, il quando, il come, e con quali risorse si realizzerà ciò che è stato scritto. Si deve spiegare ai cittadini quali sono i benefici ed anche le negatività create dalla azione da intraprendere. Insomma un concreto progetto di sviluppo o di soluzione (fattibile) di problematiche. Un impegno certo, finalizzato all’ottenimento del risultato. Le “idee” quando non valutate approfonditamente, dovrebbero rimanere nel cassetto o proposte in altre sedi, che non siano quelle istituzionali. In questo caso non costituirebbero un dispendio di energie, oltre che di denaro, ma, attraverso un dibattito democratico, troverebbero la eventuale e giusta concretizzazione. Quando non si procede in questa maniera, si fa solo mera demagogia e Del Prete lo sa benissimo.
Del Prete, molto abile dialetticamente, dovrebbe usare meglio questa sua dote, per far capire al cittadino il perché di certi comportamenti da parte della “politica”. Non dovrebbe limitarsi a dire “se fai il buono, dopo ti compro il gelato”. Traduco: “ conosco il meccanismo, so dove volete arrivare ma prima, fate quello che si stava progettando quando io ero in carica, così potrò avere anch’io un mio ritorno di immagine. Se poi torneremo amici, ne trarremo vantaggio tutti”.
Nel programma elettorale dell’attuale Sindaco c’erano proposte progettuali che sono state (e rimangono) cassate, a scapito di nuove voci (vedi la teleferica) irrealizzabili, perché?
Le mozzarelle … le spremi … se viene fuori il latte le prendi, se no … desisti.
Penso che a nessuno sfugga il ricordo di una scena di “Miseria e Nobiltà” magistralmente interpretata da Totò e Enzo Turco nella versione cinematografica. La scena è quella della lista della spesa da fare, col ricavato del deposito al banco dei pegni, di un cappotto di Pasquale il fotografo.
Dopo il mio articolo, ironico, sull’idea della funivia tra Vasto e la Marina, è intervenuto, tra gli altri e alla sua maniera, Nicola Del Prete. Mi dispiace che l’ex Vicesindaco, non abbia colto l’attimo.
La demagogia è un’arma che, se usata con sapienza, da sicuramente i suoi frutti, altrimenti annulla chi la usa. L’ex assessore ai LL PP avrebbe dovuto affondare il colpo sul piano triennale, si, proprio lui, da poco allontanato da quell’ambito di competenza e quindi cosciente delle possibilità e delle risorse (non solo economiche) che questa Città attualmente possiede.
La “lista della spesa”, come definita dal buon Nicola, così come quella di Don Pasquale, si può immaginare ma non scrivere, se non si hanno le idee ben chiare. Una volta messo nero su bianco, infatti, si deve spiegare ai cittadini il perché, il quando, il come, e con quali risorse si realizzerà ciò che è stato scritto. Si deve spiegare ai cittadini quali sono i benefici ed anche le negatività create dalla azione da intraprendere. Insomma un concreto progetto di sviluppo o di soluzione (fattibile) di problematiche. Un impegno certo, finalizzato all’ottenimento del risultato. Le “idee” quando non valutate approfonditamente, dovrebbero rimanere nel cassetto o proposte in altre sedi, che non siano quelle istituzionali. In questo caso non costituirebbero un dispendio di energie, oltre che di denaro, ma, attraverso un dibattito democratico, troverebbero la eventuale e giusta concretizzazione. Quando non si procede in questa maniera, si fa solo mera demagogia e Del Prete lo sa benissimo.
Del Prete, molto abile dialetticamente, dovrebbe usare meglio questa sua dote, per far capire al cittadino il perché di certi comportamenti da parte della “politica”. Non dovrebbe limitarsi a dire “se fai il buono, dopo ti compro il gelato”. Traduco: “ conosco il meccanismo, so dove volete arrivare ma prima, fate quello che si stava progettando quando io ero in carica, così potrò avere anch’io un mio ritorno di immagine. Se poi torneremo amici, ne trarremo vantaggio tutti”.
Nel programma elettorale dell’attuale Sindaco c’erano proposte progettuali che sono state (e rimangono) cassate, a scapito di nuove voci (vedi la teleferica) irrealizzabili, perché?
Le mozzarelle … le spremi … se viene fuori il latte le prendi, se no … desisti.
Impressioni sul piano triennale
Se mi limitassi a dire che il piano triennale 2009/2012 è uguale a quello presentato nelle precedenti annate, qualcuno potrebbe accusare il nuovo assessore ai LLPP di non aver apportato alcunché alla nuova giunta. Invece voglio rilevare una incredibile novità: la teleferica di collegamento tra Vasto e la Marina.
Poi dicono che il ponte sullo stretto è una “minchiata” (come direbbe Camilleri). Per Vasto la funicolare è un sogno che corre dalla fine dell’Ottocento, quando un progetto venne presentato dall’ingegner Laccetti. Poi però le frane, la crisi, le guerre, gli … “Ma mi facciano il piacere!” Direbbe Totò.
Il dissesto idrogeologico, lo sviluppo urbanistico della Città, le infrastrutture esistenti, l’impatto ambientale, la distribuzione dell’eventuale utenza, i costi di gestione, i tempi di recupero dei capitali investiti eccetera, hanno fatto riflettere qualcuno, prima dell’inserimento di questa voce, al n. 32 dell’importante documento amministrativo?
Vediamo il progetto! Perché il progetto deve già esistere, visto che è stata prevista una spesa pari a settemilioni di euro (compresi gli espropri ?) per questa opera. Soprattutto poi, ci dicano il capitale privato da dove viene. Vorrei stringere la mano a chi, guardando indietro nel passato, è rimasto ai tempi di Funiculì funiculà, la nota canzone del 1880, e non vede il futuro. Mi si dirà che in Giappone (e non solo) circolano le velocissime monorotaie. Bene! Allora non parliamo di teleferica ma di qualcos’altro. In questi anni sono di moda tatuaggi e piercing, di anelli al naso però se ne vedono pochi.
In questa sede, non vado oltre.
N.B. Io sono contro il ponte di Messina
Poi dicono che il ponte sullo stretto è una “minchiata” (come direbbe Camilleri). Per Vasto la funicolare è un sogno che corre dalla fine dell’Ottocento, quando un progetto venne presentato dall’ingegner Laccetti. Poi però le frane, la crisi, le guerre, gli … “Ma mi facciano il piacere!” Direbbe Totò.
Il dissesto idrogeologico, lo sviluppo urbanistico della Città, le infrastrutture esistenti, l’impatto ambientale, la distribuzione dell’eventuale utenza, i costi di gestione, i tempi di recupero dei capitali investiti eccetera, hanno fatto riflettere qualcuno, prima dell’inserimento di questa voce, al n. 32 dell’importante documento amministrativo?
Vediamo il progetto! Perché il progetto deve già esistere, visto che è stata prevista una spesa pari a settemilioni di euro (compresi gli espropri ?) per questa opera. Soprattutto poi, ci dicano il capitale privato da dove viene. Vorrei stringere la mano a chi, guardando indietro nel passato, è rimasto ai tempi di Funiculì funiculà, la nota canzone del 1880, e non vede il futuro. Mi si dirà che in Giappone (e non solo) circolano le velocissime monorotaie. Bene! Allora non parliamo di teleferica ma di qualcos’altro. In questi anni sono di moda tatuaggi e piercing, di anelli al naso però se ne vedono pochi.
In questa sede, non vado oltre.
N.B. Io sono contro il ponte di Messina
Lettera ad alfredino
Caro "Alfredino" impara a leggere, almeno lo statuto del partito, prima di parlare ... e poi chi ti ha nominato Commissario ? Fino ad ora sono stato zitto, rispetto al "vostro" comportamento. Non costringetemi a parlare, a tutto danno del partito che ho contribuito a far crescere e del quale "ancora" mi onoro di appartenere. Fareste bene a non puntualizzare pubblicamente ogni fermento non nasca dal vostro gruppo (compresi i comportamenti ignobili perpetrati nei miei confronti) ma a discutere democraticamente con chi non pensa come voi ed a prendere decisioni condivise. Noi, non invitati alle "vostre" riunioni, non a quelle del partito, siamo sempre stati disponibili al DIALOGO.
Come tutti sanno, non conto mai fino a tre prima di parlare o, come in questo caso, di impugnare la tastiera del computer. Ma quando si riceve un attacco teso a screditare l’operato di chi crede in una idea e a dimostrare che siamo ancora una specie di giocattolo per bambini, non un circolo IdV, non mi controllo.
Vorrei però specificare che, evidentemente, non avendo possibilità di ricevereinformazioni di questo genere, Bontempo (sub-commissario del commissario Paolo Palomba, in attesa di sostituzione da parte della terna di commissari danominare, che reggeranno il territorio di Vasto fino all'elezione delcoordinatore), ignora che è già istruita la pratica, presso gli organi e nei modi previstidallo statuto, per il riconoscimento del “Circolo Territoriale Vasto 1 M.Colantonio”. Iniziativa che chiaramente ha già riscosso l'entusiastico plausodei vertici regionali, i quali evidentemente non possono che rallegrarsi difronte ad una presenza che tende a radicarsi sempre di più nel territorio.Per quanto mi riguarda non voglio più proseguire in polemiche pubbliche che non servono anzi screditano il “nostro” partito. Pretendo però, dai “Bontempi” di tutte le risme, di non fare più i “pizzuti”. Riporremmo il fioretto ed estrarremmo la spada.
Come tutti sanno, non conto mai fino a tre prima di parlare o, come in questo caso, di impugnare la tastiera del computer. Ma quando si riceve un attacco teso a screditare l’operato di chi crede in una idea e a dimostrare che siamo ancora una specie di giocattolo per bambini, non un circolo IdV, non mi controllo.
Vorrei però specificare che, evidentemente, non avendo possibilità di ricevereinformazioni di questo genere, Bontempo (sub-commissario del commissario Paolo Palomba, in attesa di sostituzione da parte della terna di commissari danominare, che reggeranno il territorio di Vasto fino all'elezione delcoordinatore), ignora che è già istruita la pratica, presso gli organi e nei modi previstidallo statuto, per il riconoscimento del “Circolo Territoriale Vasto 1 M.Colantonio”. Iniziativa che chiaramente ha già riscosso l'entusiastico plausodei vertici regionali, i quali evidentemente non possono che rallegrarsi difronte ad una presenza che tende a radicarsi sempre di più nel territorio.Per quanto mi riguarda non voglio più proseguire in polemiche pubbliche che non servono anzi screditano il “nostro” partito. Pretendo però, dai “Bontempi” di tutte le risme, di non fare più i “pizzuti”. Riporremmo il fioretto ed estrarremmo la spada.
era solo lunedi pomeriggio ...
Era solo lunedì pomeriggio…
Lunedì pomeriggio Antonio Di Pietro, tuonava dal palco dell’auditorium De Cecco: <<…Dobbiamo metterci impegno, volontà e voglia di imparare nella nostra attività politica>>. E poi succede che un commissario territoriale crei imbarazzo in tutti coloro i quali si riconoscono in un’idea, per via della scompostezza del suo intervento. Povero il nostro coordinatore regionale Alfonso Mascitelli, così malamente “tirato per la giacchetta”. Povero il partito IdV di Vasto che può trovare in Alfredo Bontempo l’interprete degli statuti. Ma a tutto c’è rimedio: Lo statuto IdV Abruzzo è pubblico e si trova qui.
http://www.abruzzo.antoniodipietro.it/documenti/STATUTO_ABRUZZO.pdf
L’art. 11, al IV periodo recita (refuso incluso), riferendosi alle associazioni di base o circoli: AD ESSE NON COMPETE LA RAPPRESENTANZA DEL PARTITO SUL TERRITORIO. Ed il punto decisivo è proprio questo. La rappresentanza del partito sul territorio…non compete a nessun circolo territoriale. Sicuramente non compete a nessun eletto, nessun assessore, nessun subentrante, nessun nominato, nessun commissario o sub-commissario (quest’ultima sarebbe la figura ricoperta all’interno del partito da Alfredo Bontempo, essendo Paolo Palomba il commissario). E allora di che stiamo a parlare? A che titolo, e soprattutto a che scopo si va sugli organi di stampa a creare confusione? Esisteranno nel partito Italia dei Valori gli organi deputati a dirimere le questioni? Ebbene sì. Esistono, e all’occorrenza si pronunceranno. Quanto inchiostro si sarebbe potuto risparmiare facendo solo un pochino di attenzione. La richiesta di autorizzazione per la creazione di un nuovo circolo è stata debitamente e correttamente presentata al coordinatore provinciale Alfeo Latini. Ma siccome grazie a Dio nel partito si respira un’aria positiva, la medesima richiesta è stata inoltrata per conoscenza a Mascitelli e a Di Pietro. Mascitelli si è affrettato a congratularsi con noi e noi ci siamo messi a disposizione in tutto e per tutto. L’elezione del presidente Giammichele Molino, prima ancora di essere formalizzata nella sede del circolo, tanto era sentita che è stata anticipata informalmente lunedì a Pescara, e Mascitelli si è congratulato calorosamente.
Le attività di tesseramento, di diffusione di idee e di sensibilizzazione che il circolo M. Colantonio sta ponendo in essere “nelle more del rilascio dell’autorizzazione” (come correttamente riportato da taluni organi di stampa) configgono forse con le finalità del partito ex art.2? E se sì è Alfredo Bontempo che lo deve dire?
A questo punto possiamo dirlo. A noi dispiace. Istruendo la pratica per la costituzione del circolo Vasto 1 intitolata a M. Colantonio, avevamo augurato buon lavoro a tutti. Noi siamo il partito delle idee nuove, del forte impegno civile, vogliamo farci notare per il nostro essere propositivi…. L’alternativa di governo!
E invece ci troviamo circondati da persone con il ditino alzato che senza alcun titolo dicono: questo si può fare e quest’altro no. Noi la chiudiamo qui e diciamo: se avete qualche buon idea su quello che volete fare per Vasto tiratela fuori e sarà una cosa positiva, in caso contrario, fate un favore a tutti gli elettori dell’Italia dei Valori. Tacete.
La stagione dei congressi è arrivata. Prima o poi ce la faremo anche a Vasto a votare per eleggere il coordinatore di tutti i circoli che ci saranno. Noi ci saremo con il nostro “sparuto” gruppo.
Lunedì pomeriggio Antonio Di Pietro, tuonava dal palco dell’auditorium De Cecco: <<…Dobbiamo metterci impegno, volontà e voglia di imparare nella nostra attività politica>>. E poi succede che un commissario territoriale crei imbarazzo in tutti coloro i quali si riconoscono in un’idea, per via della scompostezza del suo intervento. Povero il nostro coordinatore regionale Alfonso Mascitelli, così malamente “tirato per la giacchetta”. Povero il partito IdV di Vasto che può trovare in Alfredo Bontempo l’interprete degli statuti. Ma a tutto c’è rimedio: Lo statuto IdV Abruzzo è pubblico e si trova qui.
http://www.abruzzo.antoniodipietro.it/documenti/STATUTO_ABRUZZO.pdf
L’art. 11, al IV periodo recita (refuso incluso), riferendosi alle associazioni di base o circoli: AD ESSE NON COMPETE LA RAPPRESENTANZA DEL PARTITO SUL TERRITORIO. Ed il punto decisivo è proprio questo. La rappresentanza del partito sul territorio…non compete a nessun circolo territoriale. Sicuramente non compete a nessun eletto, nessun assessore, nessun subentrante, nessun nominato, nessun commissario o sub-commissario (quest’ultima sarebbe la figura ricoperta all’interno del partito da Alfredo Bontempo, essendo Paolo Palomba il commissario). E allora di che stiamo a parlare? A che titolo, e soprattutto a che scopo si va sugli organi di stampa a creare confusione? Esisteranno nel partito Italia dei Valori gli organi deputati a dirimere le questioni? Ebbene sì. Esistono, e all’occorrenza si pronunceranno. Quanto inchiostro si sarebbe potuto risparmiare facendo solo un pochino di attenzione. La richiesta di autorizzazione per la creazione di un nuovo circolo è stata debitamente e correttamente presentata al coordinatore provinciale Alfeo Latini. Ma siccome grazie a Dio nel partito si respira un’aria positiva, la medesima richiesta è stata inoltrata per conoscenza a Mascitelli e a Di Pietro. Mascitelli si è affrettato a congratularsi con noi e noi ci siamo messi a disposizione in tutto e per tutto. L’elezione del presidente Giammichele Molino, prima ancora di essere formalizzata nella sede del circolo, tanto era sentita che è stata anticipata informalmente lunedì a Pescara, e Mascitelli si è congratulato calorosamente.
Le attività di tesseramento, di diffusione di idee e di sensibilizzazione che il circolo M. Colantonio sta ponendo in essere “nelle more del rilascio dell’autorizzazione” (come correttamente riportato da taluni organi di stampa) configgono forse con le finalità del partito ex art.2? E se sì è Alfredo Bontempo che lo deve dire?
A questo punto possiamo dirlo. A noi dispiace. Istruendo la pratica per la costituzione del circolo Vasto 1 intitolata a M. Colantonio, avevamo augurato buon lavoro a tutti. Noi siamo il partito delle idee nuove, del forte impegno civile, vogliamo farci notare per il nostro essere propositivi…. L’alternativa di governo!
E invece ci troviamo circondati da persone con il ditino alzato che senza alcun titolo dicono: questo si può fare e quest’altro no. Noi la chiudiamo qui e diciamo: se avete qualche buon idea su quello che volete fare per Vasto tiratela fuori e sarà una cosa positiva, in caso contrario, fate un favore a tutti gli elettori dell’Italia dei Valori. Tacete.
La stagione dei congressi è arrivata. Prima o poi ce la faremo anche a Vasto a votare per eleggere il coordinatore di tutti i circoli che ci saranno. Noi ci saremo con il nostro “sparuto” gruppo.
Lo strapuntino
Mi chiedo chi tra i giovani lettori, ricordi cos’è lo strapuntino. Sono lontani i tempi quando, sulle corriere di Di Fonzo, quei pullman dagli epici nomi: Giove, Urano, Saturno ecc. si andava al santuario della Madonna di Miracoli. I posti mancavano sempre e per questo, autista e fattorino, piazzavano lo … strapuntino. Su questo, sedevano i bambini o persone di ceto inferiore, mai persone puntuali, col biglietto o col posto prenotato in tempo.
Spiegato questo, mi chiedo: di cosa si può protestare se a livello politico si procede così come si procede? Se nessun Assessore regionale, se nessun Assessore provinciale, la Asl ai casalesi, la colpa di chi è? Guardiamo a casa nostra. Dopo il Sindaco di Gissi e la Segretaria comunale siciliana, da dove arriverà il nuovo dirigente del settore Urbanistica? E il nuovo comandante della Polizia Municipale?
Se io fossi una persona a modo, sicuramente non mi accontenterei dello “strapuntino”, nemmeno se volessero farmi pagare delle colpe, conosciute o meno. Probabilmente sulla corriera, o meglio sul pullman, siamo saliti in ritardo, non avevamo il biglietto o siamo dei bambini. Certo io non mi sento di ceto inferiore e quindi aspetto un altro passaggio, ma non voglio “lo strapuntino” …. Chi si ricorda delle belle vomitate e non solo dai finestrini …. Che bei viaggi! …andiamo a mietere il grano, il grano, il grano, raccoglieremo ….
Spiegato questo, mi chiedo: di cosa si può protestare se a livello politico si procede così come si procede? Se nessun Assessore regionale, se nessun Assessore provinciale, la Asl ai casalesi, la colpa di chi è? Guardiamo a casa nostra. Dopo il Sindaco di Gissi e la Segretaria comunale siciliana, da dove arriverà il nuovo dirigente del settore Urbanistica? E il nuovo comandante della Polizia Municipale?
Se io fossi una persona a modo, sicuramente non mi accontenterei dello “strapuntino”, nemmeno se volessero farmi pagare delle colpe, conosciute o meno. Probabilmente sulla corriera, o meglio sul pullman, siamo saliti in ritardo, non avevamo il biglietto o siamo dei bambini. Certo io non mi sento di ceto inferiore e quindi aspetto un altro passaggio, ma non voglio “lo strapuntino” …. Chi si ricorda delle belle vomitate e non solo dai finestrini …. Che bei viaggi! …andiamo a mietere il grano, il grano, il grano, raccoglieremo ….
Sull'impianto eolico
Mi hanno detto che l’articolo, sull’ipotesi di un centro commerciale a Vasto, era troppo lungo. Tenterò di essere telegrafico su questo altro argomento che, in questi giorni, “tiene banco”, non solo in città. La centrale eolica offshore di Petacciato.
Qui dove il mare luccica … spira forte il vento? … Non so!
Alcuni anni orsono, un parlamentare di Sorrento, dal balcone di Palazzo d’Avalos, mi disse: “Che fortuna avete. Da noi non si potrebbe stare in un posto come questo, il vento ci porterebbe via”.
Ora, aldilà di come varierebbe il paesaggio, qualcuno ha spiegato ai cittadini, quali sarebbero i vantaggi “concreti”, i vantaggi “veri”, che questo impianto eolico “offshore” (provvisorio???) produrrebbe a vantaggio della collettività? E i politici che si affrettano a dire che sono contrari, ci spiegano il perché di questa loro contrarietà? (pare che non siano ancora state presentate osservazioni).
Forse sono un disinformato, forse i politici “veri” saranno stati messi al corrente dagli “sviluppatori” (quelle persone che hanno curato il progetto) su quanti vantaggi l’impianto produrrebbe. Gli stessi “sviluppatori” sicuramente avranno, con esaustive spiegazioni e simulazioni, rassicurato i politici interessati sul fatto che gli svantaggi saranno minimi, anzi … permettetemi di aggiungere un pensiero scherzoso: “… sai quanto sarebbero favorite quelle persone che, abituate a pescare le cozze nere intorno ai piloni delle piattaforme petrolifere, troverebbero un immenso allevamento ogni torre eolica”, ne saranno 54, figuriamoci! (e non mi si dica che sono inquinate!)”.
Molti impianti eolici in Italia sono fermi, le pale non girano, come mai? Erano solo impianti “sperimentali”? Pagare la terra al contadino per l’istallazione, non è un problema, anzi! questi sono anche contenti e quindi favorevoli all’iniziativa. Ottenere il permesso per le istallazioni, forse qualche problema lo crea. Saltare tutti i passaggi possibili, per ottenere autorizzazioni, è il meglio che si possa fare in Italia. In mare … più facile. Gli scaricatori di barile (non di petrolio) sulla terra ferma, adesso urlano, imprecano, si sbracciano. Ma vogliono davvero risolvere il problema?
L’unico modo sicuro ed efficace, per bloccare l’operazione in corso, sarebbe quello di insinuare che c’è odore di mafia. Sembra che questa procedura produca miracoli.
La preoccupazione adesso passa al cittadino ignaro e disinformato. Questo mostro ci mangerà? La società “Effeventi” però, rassicura.
«Non sarà certamente un mostro, ma un grande veliero con 54 vele spiegate che forniranno energia a 120mila famiglie italiane» fanno sapere dalla società con una nota stampa. Effeventi, che ha in programma di realizzare il primo impianto eolico in mare d’Italia, spiega che la località individuata (il confine tra Termoli e Petacciato) gode di condizioni ventose ideali in quanto c’è il vento di maestrale che garantisce un ideale funzionamento delle turbine e riduce il rischio di usura. La società ricorda i numerosi precedenti europei di centrali eoliche posizionate in mare (Olanda e Danimarca), rassicura sul fatto che l’impatto visivo sarà ridotto al minimo perché i cavi saranno interrati e «la cabina di trasformazione non insisterà su alcuna area Sic (sito ad interesse comunitario)» e sottolinea come l’energia pulita sia oggi «un obbligo» della comunità europea, che deve concentrare la sua attenzione sulle fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti. «Tutta la regione Molise riceverà un beneficio» dicono ancora dalla società lombarda, anticipando che verrà distribuita energia a titolo gratuito per iniziative mirate e a favore dei ceti meno abbienti.
Peccato l’uso di termini quali: riduce il rischio, sarà ridotto al minimo. Peccato che, rassicurandoci che la cabina non insisterà su alcuna area Sic, non specifichi dove insisterà. Peccato che non ci dica quali sono le iniziative a favore dei ceti meno abbienti. Peccato …
L’immagine poetica del grande veliero mi affascina. La bandiera di questo veliero, però, di che colore è ? Che immagine raffigura ?
Qui dove il mare luccica … spira forte il vento? … Non so!
Alcuni anni orsono, un parlamentare di Sorrento, dal balcone di Palazzo d’Avalos, mi disse: “Che fortuna avete. Da noi non si potrebbe stare in un posto come questo, il vento ci porterebbe via”.
Ora, aldilà di come varierebbe il paesaggio, qualcuno ha spiegato ai cittadini, quali sarebbero i vantaggi “concreti”, i vantaggi “veri”, che questo impianto eolico “offshore” (provvisorio???) produrrebbe a vantaggio della collettività? E i politici che si affrettano a dire che sono contrari, ci spiegano il perché di questa loro contrarietà? (pare che non siano ancora state presentate osservazioni).
Forse sono un disinformato, forse i politici “veri” saranno stati messi al corrente dagli “sviluppatori” (quelle persone che hanno curato il progetto) su quanti vantaggi l’impianto produrrebbe. Gli stessi “sviluppatori” sicuramente avranno, con esaustive spiegazioni e simulazioni, rassicurato i politici interessati sul fatto che gli svantaggi saranno minimi, anzi … permettetemi di aggiungere un pensiero scherzoso: “… sai quanto sarebbero favorite quelle persone che, abituate a pescare le cozze nere intorno ai piloni delle piattaforme petrolifere, troverebbero un immenso allevamento ogni torre eolica”, ne saranno 54, figuriamoci! (e non mi si dica che sono inquinate!)”.
Molti impianti eolici in Italia sono fermi, le pale non girano, come mai? Erano solo impianti “sperimentali”? Pagare la terra al contadino per l’istallazione, non è un problema, anzi! questi sono anche contenti e quindi favorevoli all’iniziativa. Ottenere il permesso per le istallazioni, forse qualche problema lo crea. Saltare tutti i passaggi possibili, per ottenere autorizzazioni, è il meglio che si possa fare in Italia. In mare … più facile. Gli scaricatori di barile (non di petrolio) sulla terra ferma, adesso urlano, imprecano, si sbracciano. Ma vogliono davvero risolvere il problema?
L’unico modo sicuro ed efficace, per bloccare l’operazione in corso, sarebbe quello di insinuare che c’è odore di mafia. Sembra che questa procedura produca miracoli.
La preoccupazione adesso passa al cittadino ignaro e disinformato. Questo mostro ci mangerà? La società “Effeventi” però, rassicura.
«Non sarà certamente un mostro, ma un grande veliero con 54 vele spiegate che forniranno energia a 120mila famiglie italiane» fanno sapere dalla società con una nota stampa. Effeventi, che ha in programma di realizzare il primo impianto eolico in mare d’Italia, spiega che la località individuata (il confine tra Termoli e Petacciato) gode di condizioni ventose ideali in quanto c’è il vento di maestrale che garantisce un ideale funzionamento delle turbine e riduce il rischio di usura. La società ricorda i numerosi precedenti europei di centrali eoliche posizionate in mare (Olanda e Danimarca), rassicura sul fatto che l’impatto visivo sarà ridotto al minimo perché i cavi saranno interrati e «la cabina di trasformazione non insisterà su alcuna area Sic (sito ad interesse comunitario)» e sottolinea come l’energia pulita sia oggi «un obbligo» della comunità europea, che deve concentrare la sua attenzione sulle fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti. «Tutta la regione Molise riceverà un beneficio» dicono ancora dalla società lombarda, anticipando che verrà distribuita energia a titolo gratuito per iniziative mirate e a favore dei ceti meno abbienti.
Peccato l’uso di termini quali: riduce il rischio, sarà ridotto al minimo. Peccato che, rassicurandoci che la cabina non insisterà su alcuna area Sic, non specifichi dove insisterà. Peccato che non ci dica quali sono le iniziative a favore dei ceti meno abbienti. Peccato …
L’immagine poetica del grande veliero mi affascina. La bandiera di questo veliero, però, di che colore è ? Che immagine raffigura ?
Una risposta dovuta
E’ con stupore e rammarico che registriamo l’ennesimo intervento a mezzo stampa di Alfredo Bontempo, su argomenti che non gli competono.
Il problema è che ben altre prove attendono il suo fattivo intervento. Ricordiamo quindi al mai eletto ma subentrato consigliere comunale Alfredo Bontempo, che quando si occuperà o meno le delibere, avrà su di sé l’interesse di tutti i votanti di Italia dei Valori (e probabilmente anche dei non votanti) essendone l’unico rappresentante. Già questo sarebbe un impegno non indifferente.
Ricordiamo altresì al sub-commissario Alfredo Bontempo (facente funzioni del commissario Paolo Palomba), che sarebbe compito suo “… promuovere ed organizzare iniziative politiche e di propaganda … favorire l’incontro degli associati” (ex art. 11 statuto IdV-Abruzzo).
Certo per poter operare in siffatta maniera, bisognerebbe disporre quantomeno di una sede, problema che attualmente, per il partito di Vasto, resta insuperabile da quasi un anno ormai. Da quando a Vasto c’è una gestione commissariale, l’attività di partito è congelata. Di chi è la responsabilità?
Pertanto il Circolo M. Colantonio, invita caldamente Alfredo Bontempo ad occuparsi con profitto dei compiti che lui stesso, senza alcuna costrizione, ha assunto ed a lasciare ai preposti organi di partito, (riscontrabili nello statuto IdV-Abruzzo liberamente scaricabile via internet), l’analisi circa l’autorizzazione o meno della nascita di nuovi circoli.
Per parte nostra possiamo ribadire che: non paghi di aver istruito la pratica come da previsioni statutarie, ci siamo preoccupati di annunciare ai vertici provinciali, regionali e nazionali, in via anche informale, le nostre intenzioni ed i nostri progetti.
Ribadiamo altresì che ci sentiamo a disposizione del partito e di chiunque avesse intenzione di ascoltarci, perché il nostro scopo è sempre stato costruire, non distruggere.
Con questo, consideriamo compiutamente espressa la nostra posizione. A noi sembra chiara.
Il portavoce Tiziano Longhi
Il problema è che ben altre prove attendono il suo fattivo intervento. Ricordiamo quindi al mai eletto ma subentrato consigliere comunale Alfredo Bontempo, che quando si occuperà o meno le delibere, avrà su di sé l’interesse di tutti i votanti di Italia dei Valori (e probabilmente anche dei non votanti) essendone l’unico rappresentante. Già questo sarebbe un impegno non indifferente.
Ricordiamo altresì al sub-commissario Alfredo Bontempo (facente funzioni del commissario Paolo Palomba), che sarebbe compito suo “… promuovere ed organizzare iniziative politiche e di propaganda … favorire l’incontro degli associati” (ex art. 11 statuto IdV-Abruzzo).
Certo per poter operare in siffatta maniera, bisognerebbe disporre quantomeno di una sede, problema che attualmente, per il partito di Vasto, resta insuperabile da quasi un anno ormai. Da quando a Vasto c’è una gestione commissariale, l’attività di partito è congelata. Di chi è la responsabilità?
Pertanto il Circolo M. Colantonio, invita caldamente Alfredo Bontempo ad occuparsi con profitto dei compiti che lui stesso, senza alcuna costrizione, ha assunto ed a lasciare ai preposti organi di partito, (riscontrabili nello statuto IdV-Abruzzo liberamente scaricabile via internet), l’analisi circa l’autorizzazione o meno della nascita di nuovi circoli.
Per parte nostra possiamo ribadire che: non paghi di aver istruito la pratica come da previsioni statutarie, ci siamo preoccupati di annunciare ai vertici provinciali, regionali e nazionali, in via anche informale, le nostre intenzioni ed i nostri progetti.
Ribadiamo altresì che ci sentiamo a disposizione del partito e di chiunque avesse intenzione di ascoltarci, perché il nostro scopo è sempre stato costruire, non distruggere.
Con questo, consideriamo compiutamente espressa la nostra posizione. A noi sembra chiara.
Il portavoce Tiziano Longhi
Sulla nascita del circolo M. Colantonio
A questo punto mi verrebbe da chiedere a mia volta: - Come mai non sono già sorti ancora tantissimi altri circoli? Così come previsto dagli statuti e auspicato dai vertici, il radicamento sul territorio è uno snodo obbligato per effettuare il passaggio da partito di opinione a partito di massa. Senza entrare nei contenuti, dai quali evidentemente dissentiamo, bisogna dire che queste cose la Lega le ha già capite e messe in pratica.
In più c’è un altro fattore da considerare. L’aderente all’ IdV ha delle caratteristiche un po’, come dire … speciali. Innanzitutto è uno che di fronte alla realtà che lo circonda dice: - … eh no! Così non va bene! E allora, studia, si informa, si organizza e lotta. Non si rassegna ad uno sfacelo purtroppo così evidente. Allora per indole, tende ad agire, ad esprimersi, prova con tutte le sue forze ad interagire con la realtà nella quale vive. E così si ritrova, quasi senza premeditazione, ad essere protagonista e promotore di cambiamenti.
Le ragioni per le quali a Vasto è avviato l’iter che conduce all’apertura di un nuovo circolo scaturiscono da queste motivazioni che ritroviamo fra i nostri aderenti. Gente che quando vede qualcosa che non gli piace, non sta tanto a pensarci su, ma agisce. Sicuramente in molti avranno saputo delle vicende che hanno riguardato l’attuale giunta Lapenna e, per quel che mi riguarda, la mia rimozione dall’assessorato. Beh! Volendo limitare le polemiche al massimo, possiamo dire che è ben strano un avvicendamento di una figura di vertice… senza neanche provare ad abbozzare una ragione! Questo per quanto riguarda l’organo deputato alla scelta e cioè il sindaco. Ma forse ancora più strano potrebbe risultare il silenzio del partito sulla vicenda. Non sto parlando della mancanza di “difesa” per così dire. Ma del fatto (che ha delle implicazioni clamorose) che un organo terzo qualsiasi, possa influire nella vita di un partito senza che la cosa abbia delle conseguenze, senza che il partito senta il bisogno di esprimere una posizione. E per quanto mi riguarda la chiudo qui. Però evidentemente il nostro partito è un po’ come l’esercito di Napoleone, quello nel quale ogni soldato portava nel suo zaino il bastone di maresciallo. In men che non si dica un gruppo attivo di aderenti ha costituito un pensatoio politico denominato “Laboratorio politico –IdV”. Evidentemente quella era un’occasione per fare una riflessione di carattere generale sulla situazione di Vasto, però rischiava in tutta buona fede di ingenerare confusione. Ecco perché quando alcuni amici mi hanno fatto presente l’idea di aprire sul territorio un circolo finalmente strutturato, attivo ed operativo sotto ogni punto di vista io ho prontamente aderito e il laboratorio politico non è stato da meno. In un baleno abbiamo messo su una sede, raccogliamo adesioni, e programmiamo attività politica. Per tutta una serie di contingenze, a Vasto eravamo senza sede, senza direttivo e senza una attività decisa e caratterizzante sul territorio. Adesso le cose stanno in maniera diversa.
Siamo certi che ogni iniziativa di carattere propositivo è guardata con favore sia dai vertici (i quali non ci hanno mancare il loro immediato plauso) sia dalla base (che si sente ancora più vicino sia al partito che alla politica).
Eh sì, perché la sfida adesso è di quelle impegnative. Si tratta di comunicare a tutti che la politica non è una cosa lontana, ma al contrario è qualcosa che incide direttamente sulle nostre vite. In più c’è un fatto che deve ancora essere percepito per bene. Combattere le politiche deleterie del governo Berlusconi, non è slegato dal buon governo e dalla sana gestione di un territorio. Le cose non sono distaccate, ma al contrario decisamente legate. Facciamo un esempio. Le politiche energetiche sono decise al livello di governo centrale, ma le piattaforme rospo 1, 2 e 3 sono nel mare di Vasto. Il petrolio è estratto qui e va, il diavolo solo sa dove, l’inquinamento sicuramente resta qui, nella nostra meravigliosa terra. Allora lasciamo stare il punto che un governo si dichiara federalista e favorevole alla devolution solo sui titoli dei giornali, ma nei fatti adotta dei comportamenti di stampo dirigista e Roma ladrona. Lasciamo stare. Ma come Città del Vasto, io la devo avere o no una posizione? Come IdV di Vasto ho il dovere morale oppure no di informarmi sulla situazione per proporre eventuali correttivi? O altrimenti su quello che è il mio territorio devo accettare supinamente decisioni prese da altri.
E la gestione dei rifiuti, vera emergenza sociale dei nostri giorni. Sembra quasi che sia una cosa che non ci riguardi, mentre buona parte della qualità del nostro futuro dipenderà da come saremo in grado di gestire un problema così grande.
Tralascio il problema dell’acqua, o quello dell’urbanistica. Ma qualcuno potrebbe forse notare che questi temi echeggiano quelli del nostro amico Beppe Grillo, con i comuni a 5 stelle. E meno male! E meno male che c’è qualcuno che pensa alle cose veramente importanti. E noi forse non vogliamo essere fra costoro? Io credo che se si potesse convogliare l’1% della passione che si riversa sulla champions league sui problemi di cui stiamo discutendo, ci troveremmo molto, molto meglio. Il calcio è una passione fantastica che coinvolge milioni di persone, ovunque. E l’acqua forse non è una necessità che coinvolge TUTTI, OVUNQUE?
Una città come Vasto ha il dovere di erogare quanti più servizi possibili, ha il dovere di preservare il proprio territorio con la più grande determinazione, ha il dovere di migliorare. Noi vogliamo parlare di queste cose, e siamo disposti a farlo con chiunque ce lo chiederà.
Vi aspettiamo nella nostra sede di via Alessandrini 4 a Vasto, ma se ce lo chiedete, verremo anche da voi.
In più c’è un altro fattore da considerare. L’aderente all’ IdV ha delle caratteristiche un po’, come dire … speciali. Innanzitutto è uno che di fronte alla realtà che lo circonda dice: - … eh no! Così non va bene! E allora, studia, si informa, si organizza e lotta. Non si rassegna ad uno sfacelo purtroppo così evidente. Allora per indole, tende ad agire, ad esprimersi, prova con tutte le sue forze ad interagire con la realtà nella quale vive. E così si ritrova, quasi senza premeditazione, ad essere protagonista e promotore di cambiamenti.
Le ragioni per le quali a Vasto è avviato l’iter che conduce all’apertura di un nuovo circolo scaturiscono da queste motivazioni che ritroviamo fra i nostri aderenti. Gente che quando vede qualcosa che non gli piace, non sta tanto a pensarci su, ma agisce. Sicuramente in molti avranno saputo delle vicende che hanno riguardato l’attuale giunta Lapenna e, per quel che mi riguarda, la mia rimozione dall’assessorato. Beh! Volendo limitare le polemiche al massimo, possiamo dire che è ben strano un avvicendamento di una figura di vertice… senza neanche provare ad abbozzare una ragione! Questo per quanto riguarda l’organo deputato alla scelta e cioè il sindaco. Ma forse ancora più strano potrebbe risultare il silenzio del partito sulla vicenda. Non sto parlando della mancanza di “difesa” per così dire. Ma del fatto (che ha delle implicazioni clamorose) che un organo terzo qualsiasi, possa influire nella vita di un partito senza che la cosa abbia delle conseguenze, senza che il partito senta il bisogno di esprimere una posizione. E per quanto mi riguarda la chiudo qui. Però evidentemente il nostro partito è un po’ come l’esercito di Napoleone, quello nel quale ogni soldato portava nel suo zaino il bastone di maresciallo. In men che non si dica un gruppo attivo di aderenti ha costituito un pensatoio politico denominato “Laboratorio politico –IdV”. Evidentemente quella era un’occasione per fare una riflessione di carattere generale sulla situazione di Vasto, però rischiava in tutta buona fede di ingenerare confusione. Ecco perché quando alcuni amici mi hanno fatto presente l’idea di aprire sul territorio un circolo finalmente strutturato, attivo ed operativo sotto ogni punto di vista io ho prontamente aderito e il laboratorio politico non è stato da meno. In un baleno abbiamo messo su una sede, raccogliamo adesioni, e programmiamo attività politica. Per tutta una serie di contingenze, a Vasto eravamo senza sede, senza direttivo e senza una attività decisa e caratterizzante sul territorio. Adesso le cose stanno in maniera diversa.
Siamo certi che ogni iniziativa di carattere propositivo è guardata con favore sia dai vertici (i quali non ci hanno mancare il loro immediato plauso) sia dalla base (che si sente ancora più vicino sia al partito che alla politica).
Eh sì, perché la sfida adesso è di quelle impegnative. Si tratta di comunicare a tutti che la politica non è una cosa lontana, ma al contrario è qualcosa che incide direttamente sulle nostre vite. In più c’è un fatto che deve ancora essere percepito per bene. Combattere le politiche deleterie del governo Berlusconi, non è slegato dal buon governo e dalla sana gestione di un territorio. Le cose non sono distaccate, ma al contrario decisamente legate. Facciamo un esempio. Le politiche energetiche sono decise al livello di governo centrale, ma le piattaforme rospo 1, 2 e 3 sono nel mare di Vasto. Il petrolio è estratto qui e va, il diavolo solo sa dove, l’inquinamento sicuramente resta qui, nella nostra meravigliosa terra. Allora lasciamo stare il punto che un governo si dichiara federalista e favorevole alla devolution solo sui titoli dei giornali, ma nei fatti adotta dei comportamenti di stampo dirigista e Roma ladrona. Lasciamo stare. Ma come Città del Vasto, io la devo avere o no una posizione? Come IdV di Vasto ho il dovere morale oppure no di informarmi sulla situazione per proporre eventuali correttivi? O altrimenti su quello che è il mio territorio devo accettare supinamente decisioni prese da altri.
E la gestione dei rifiuti, vera emergenza sociale dei nostri giorni. Sembra quasi che sia una cosa che non ci riguardi, mentre buona parte della qualità del nostro futuro dipenderà da come saremo in grado di gestire un problema così grande.
Tralascio il problema dell’acqua, o quello dell’urbanistica. Ma qualcuno potrebbe forse notare che questi temi echeggiano quelli del nostro amico Beppe Grillo, con i comuni a 5 stelle. E meno male! E meno male che c’è qualcuno che pensa alle cose veramente importanti. E noi forse non vogliamo essere fra costoro? Io credo che se si potesse convogliare l’1% della passione che si riversa sulla champions league sui problemi di cui stiamo discutendo, ci troveremmo molto, molto meglio. Il calcio è una passione fantastica che coinvolge milioni di persone, ovunque. E l’acqua forse non è una necessità che coinvolge TUTTI, OVUNQUE?
Una città come Vasto ha il dovere di erogare quanti più servizi possibili, ha il dovere di preservare il proprio territorio con la più grande determinazione, ha il dovere di migliorare. Noi vogliamo parlare di queste cose, e siamo disposti a farlo con chiunque ce lo chiederà.
Vi aspettiamo nella nostra sede di via Alessandrini 4 a Vasto, ma se ce lo chiedete, verremo anche da voi.
Il tempietto di San Pietro in Montorio.
La memoria, se non allenata, nasconde tra le pieghe del cervello quanto appreso in passato, salvo far riapparire, se opportunamente sollecitata, quelle immagini, quegli studi, quei ricordi, nascosti per far spazio al presente.
Durante il mio percorso universitario, in special modo nell’apprendimento della storia dell’architettura, un piccolo monumento mi ha sempre affascinato. Il tempietto di San Pietro in Montorio a Roma. Il tempietto, progettato nel 1502 da Donato Bramante, è un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale.
Ma cosa mi ha riportato alla mente questo capolavoro, chi devo ringraziare per avermi riportato ai tempi “belli” dell’università ? L’Amministrazione comunale di Vasto. Grazie e ripeto grazie, perché collocando la seconda cassa armonica, dentro il cortile di Palazzo d’Avalos, siete riusciti a riaprire lo scrigno dei miei ricordi.
Peccato che quella cassa armonica, non sia nemmeno lontanamente paragonabile, nemmeno approssimativamente somigliante, nemmeno a occhio comparabile al magnifico esempio di architettura bramantesca. Tuttavia la fantasia mi ha portato all’azzardato paragone. Quella stessa fantasia che mi ha fatto sempre ritenere che la cassa armonica, che credo non sia necessaria in un ambiente chiuso come il cortile del “Palazzo”, avrebbe avuto eccellente collocazione su via adriatica; precisamente alle spalle della facciata della demolita chiesa di San Pietro (davanti alla campana).
In attesa dei fuochi che, come annunciato con più rumore dei fuochi stessi, quale novità di quest’anno, saranno “riproposti al muro delle lame in località trave”, la gente avrebbe potuto godere dello spettacolo bandistico, con le bancarelle collocate previo opportuno studio, così da allungare la passeggiata e rendere questa più vivace.
A proposito di fuochi poi, premesso che il “muro delle lame” (che non esiste più) e località Trave sono due luoghi ben distinti ed anche molto distanti, spero che sia stata risolta la problematica inerente gli abitanti della zona dove i fuochi saranno “riproposti”.
Scusate se mi sono permesso di ironizzare sulle scelte della Giunta Municipale, che ha argomenti e problemi più importanti da trattare e risolvere. Specialmente quando, come dice Buffon, non si sa dove andare a parare.
La festa viceversa, comunque vada, sarà un successo, perché San Michele (Micchele) e San Michele (Micchele).
Durante il mio percorso universitario, in special modo nell’apprendimento della storia dell’architettura, un piccolo monumento mi ha sempre affascinato. Il tempietto di San Pietro in Montorio a Roma. Il tempietto, progettato nel 1502 da Donato Bramante, è un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale.
Ma cosa mi ha riportato alla mente questo capolavoro, chi devo ringraziare per avermi riportato ai tempi “belli” dell’università ? L’Amministrazione comunale di Vasto. Grazie e ripeto grazie, perché collocando la seconda cassa armonica, dentro il cortile di Palazzo d’Avalos, siete riusciti a riaprire lo scrigno dei miei ricordi.
Peccato che quella cassa armonica, non sia nemmeno lontanamente paragonabile, nemmeno approssimativamente somigliante, nemmeno a occhio comparabile al magnifico esempio di architettura bramantesca. Tuttavia la fantasia mi ha portato all’azzardato paragone. Quella stessa fantasia che mi ha fatto sempre ritenere che la cassa armonica, che credo non sia necessaria in un ambiente chiuso come il cortile del “Palazzo”, avrebbe avuto eccellente collocazione su via adriatica; precisamente alle spalle della facciata della demolita chiesa di San Pietro (davanti alla campana).
In attesa dei fuochi che, come annunciato con più rumore dei fuochi stessi, quale novità di quest’anno, saranno “riproposti al muro delle lame in località trave”, la gente avrebbe potuto godere dello spettacolo bandistico, con le bancarelle collocate previo opportuno studio, così da allungare la passeggiata e rendere questa più vivace.
A proposito di fuochi poi, premesso che il “muro delle lame” (che non esiste più) e località Trave sono due luoghi ben distinti ed anche molto distanti, spero che sia stata risolta la problematica inerente gli abitanti della zona dove i fuochi saranno “riproposti”.
Scusate se mi sono permesso di ironizzare sulle scelte della Giunta Municipale, che ha argomenti e problemi più importanti da trattare e risolvere. Specialmente quando, come dice Buffon, non si sa dove andare a parare.
La festa viceversa, comunque vada, sarà un successo, perché San Michele (Micchele) e San Michele (Micchele).
Analisi,tesi, antitesi, sintesi.
Lo svuotamento del centro storico è stato generato dalla migliore qualità della vita, che i nuovi quartieri residenziali sembravano offrire ai cittadini.
Nella nostra città, i politici degli anni cinquanta, furono aiutati dallo scoscendimento del 1956, quando per necessità, gli abitanti di ampia parte del nocciolo urbano, furono trasferiti nei quartieri “nuovi”.
Nacque il quartiere di Punta Penna, si ampliarono quello della Marina e quello della “Casetta”, oltre a quello “provvisorio” di San Michele. Tutti quartieri popolari, con l’eccezione delle zone di espansione tra via Valloncello e via Pescara, dove fu realizzata un opera “faraonica” … via “Circonvallazione” (oggi via Madonna dell’Asilo) e dove trovarono spazio il “campo boario”, due asili infantili (Suore della Croce e Carlo della Penna) e di li a poco la sede della “Timo”.
Già negli anni sessanta, la popolazione locale del nucleo antico, veniva sostituita dagli immigrati provenienti dall’entroterra, come oggi, a questi sono subentrate persone, provenienti dai paesi dell’est o da quelli del nord africa. Le famiglie agiate, si trasferirono nei nuovi condomini o in palazzine private, costruite nelle zone intorno al centro, così che, gli antichi palazzi signorili patirono un mesto declino, mentre le caratteristiche abitazioni della gente comune (case e puteche) furono e continuano ad essere, cervelloticamente ristrutturate. Per non parlare dei piccoli stabili lasciati in eredità, specie quelli destinati a Vastaroli ormai emigrati da tempo, che tra divisioni, vendite e abbandoni, subirono danni irreparabili. Sopraelevazioni, sventramenti ed altre azioni, hanno reso il tessuto dell’antica Vasto ormai estremamente lacero.
Il centro, resiste in vita grazie ai commercianti che, alla maniera di allora, avevano si, spostato i loro negozi, ma non nelle nuove zone, bensì intorno a Piazza Rossetti, luogo di ritrovo dei cittadini e, in estate, dei numerosi turisti.
Nei pressi di questa piazza insistevano i luoghi di culto, i palazzi scolastici, gli uffici pubblici, le banche, il mercato, le farmacie, i maggiori bar, le fermate dei pullman, i cinema e tanto altro.
Piano piano, tutte queste attività sono state trasferite altrove e il centro è diventato solo un luogo di memoria e di abbandono. I pochi abitanti rimasti, i numerosi pubblici esercizi, con attività prevalentemente notturne, non riescono a tenerlo in vita. I primi contro i secondi, l’uno contro l’altro armati.
L’immagine personale è quella di “nobile signora decaduta” (come dice il poeta) con i bigodini ed il pesante rossetto sulle labbra e magari un mozzicone di sigaretta in bocca.
In questi giorni, un ulteriore colpo mortale sembra dover essere inferto alla antica Vasto. La realizzazione di nuove attività commerciali, dislocate nel territorio.
Perché ho usato il termine sembra?
Vasto, e non lo dico solo io, è “urbanisticamente parlando” una città complicata. Quartieri e contrade, cresciuti in maniera disorganica, non sempre dotati dei necessari servizi. I collegamenti non sono sufficienti, la qualità della vita varia secondo la stagione e tanti ancora sarebbero i problemi da elencare. Ognuno pensa di abitare dove desidera e li, vuole tutti i comfort della vita moderna ma, secondo me, non è così. Questa però, è un’altra storia.
Scenetta: La vecchietta che negli anni sessanta, per fare la spesa, veniva a “lu Vaste” con la “machinetta”; qualora tornava a casa dimenticando “li ppicciafuche”, non mangiava, se il vicino non glie ne prestava. Ora, chiede col telefonino a qualcuno di comprarglieli e di portarglieli quando, con la propria auto, fa ritorno a casa.
Alla marina, vogliono far chiudere, l’unico fruttivendolo, mentre esistono, almeno in estate, una diecina di rivendita di giornali. Mi sto dilungando troppo! Vengo al dunque.
Voglio dire che è necessario un vero piano commerciale che accontenti tutti. I consumatori come i commercianti. Questo piano però non può prescindere dallo sviluppo urbanistico della città. Un nuovo piano regolatore, non progettato per rendere edificabili altre aree, come fino ad oggi è avvenuto. Un piano regolatore che indichi i mezzi, i servizi e quanto altro necessario per migliorare la qualità della vita e porti ad un utilizzo reale delle risorse che Vasto possiede.
Si parla di Centro commerciale. Io penso: “se questo può essere un elemento che porti, non tolga, risorse alla città e a chi la vive, perché lo si deve ostacolare a prescindere?”
Un “vero” centro commerciale, uno di quelli che quando si passa sull’autostrada, porta l’automobilista a dire: “fermiamoci qui, c’è il centro commerciale del Vasto!”. Secondo me sarebbe una risorsa. Non la solita presa in giro del grande negozio di generi alimentari circondato da “tentativi di attività” che aprono e chiudono a ripetizione.
La collocazione di questo centro commerciale? In posizione tale da far pensare al fruitore di questo:
“andiamo a visitare il centro cittadino. Ci sono tanti negozi eleganti, dove si trovano prodotti di alta qualità, proposti con gentilezza e competenza. Vuoi mettere il gusto della ricerca, della scelta, del servizio, rispetto alla montagna di prodotti spesso di qualità dozzinale, tutti uguali, sbattuti su un espositore, senza nessuno che ti consigli, che ti aiuti. Con l’occasione visitiamo anche la bellissima Città e perché no! Ci mangiamo anche un ottimo brodetto in uno dei tanti ristoranti tipici”.
Ce ne sarebbe per tutti i gusti o no? Funzionerebbe o no? … Parliamone!
Per fare questo, è necessaria tanta volontà, ci vuole coraggio. Gli imprenditori locali ne hanno? Secondo me la maggior parte di questi da fiato alle trombe ma poi, si accontenta delle “campanelle di San Rocco”.
Invece di improvvisare idee, più o meno fantasiose, si propongano progetti “fattibili” ai cittadini, si valutino le reazioni di questi. A quel punto la “politica” saprà ben attuare le scelte migliori. Allo stato attuale solo chiacchiere e carte, più o meno decifrabili o, peggio, interpretabili. Si lascia ai furbetti del quartierino decidere il da farsi. Perché non un concorso di idee?
Nella nostra città, i politici degli anni cinquanta, furono aiutati dallo scoscendimento del 1956, quando per necessità, gli abitanti di ampia parte del nocciolo urbano, furono trasferiti nei quartieri “nuovi”.
Nacque il quartiere di Punta Penna, si ampliarono quello della Marina e quello della “Casetta”, oltre a quello “provvisorio” di San Michele. Tutti quartieri popolari, con l’eccezione delle zone di espansione tra via Valloncello e via Pescara, dove fu realizzata un opera “faraonica” … via “Circonvallazione” (oggi via Madonna dell’Asilo) e dove trovarono spazio il “campo boario”, due asili infantili (Suore della Croce e Carlo della Penna) e di li a poco la sede della “Timo”.
Già negli anni sessanta, la popolazione locale del nucleo antico, veniva sostituita dagli immigrati provenienti dall’entroterra, come oggi, a questi sono subentrate persone, provenienti dai paesi dell’est o da quelli del nord africa. Le famiglie agiate, si trasferirono nei nuovi condomini o in palazzine private, costruite nelle zone intorno al centro, così che, gli antichi palazzi signorili patirono un mesto declino, mentre le caratteristiche abitazioni della gente comune (case e puteche) furono e continuano ad essere, cervelloticamente ristrutturate. Per non parlare dei piccoli stabili lasciati in eredità, specie quelli destinati a Vastaroli ormai emigrati da tempo, che tra divisioni, vendite e abbandoni, subirono danni irreparabili. Sopraelevazioni, sventramenti ed altre azioni, hanno reso il tessuto dell’antica Vasto ormai estremamente lacero.
Il centro, resiste in vita grazie ai commercianti che, alla maniera di allora, avevano si, spostato i loro negozi, ma non nelle nuove zone, bensì intorno a Piazza Rossetti, luogo di ritrovo dei cittadini e, in estate, dei numerosi turisti.
Nei pressi di questa piazza insistevano i luoghi di culto, i palazzi scolastici, gli uffici pubblici, le banche, il mercato, le farmacie, i maggiori bar, le fermate dei pullman, i cinema e tanto altro.
Piano piano, tutte queste attività sono state trasferite altrove e il centro è diventato solo un luogo di memoria e di abbandono. I pochi abitanti rimasti, i numerosi pubblici esercizi, con attività prevalentemente notturne, non riescono a tenerlo in vita. I primi contro i secondi, l’uno contro l’altro armati.
L’immagine personale è quella di “nobile signora decaduta” (come dice il poeta) con i bigodini ed il pesante rossetto sulle labbra e magari un mozzicone di sigaretta in bocca.
In questi giorni, un ulteriore colpo mortale sembra dover essere inferto alla antica Vasto. La realizzazione di nuove attività commerciali, dislocate nel territorio.
Perché ho usato il termine sembra?
Vasto, e non lo dico solo io, è “urbanisticamente parlando” una città complicata. Quartieri e contrade, cresciuti in maniera disorganica, non sempre dotati dei necessari servizi. I collegamenti non sono sufficienti, la qualità della vita varia secondo la stagione e tanti ancora sarebbero i problemi da elencare. Ognuno pensa di abitare dove desidera e li, vuole tutti i comfort della vita moderna ma, secondo me, non è così. Questa però, è un’altra storia.
Scenetta: La vecchietta che negli anni sessanta, per fare la spesa, veniva a “lu Vaste” con la “machinetta”; qualora tornava a casa dimenticando “li ppicciafuche”, non mangiava, se il vicino non glie ne prestava. Ora, chiede col telefonino a qualcuno di comprarglieli e di portarglieli quando, con la propria auto, fa ritorno a casa.
Alla marina, vogliono far chiudere, l’unico fruttivendolo, mentre esistono, almeno in estate, una diecina di rivendita di giornali. Mi sto dilungando troppo! Vengo al dunque.
Voglio dire che è necessario un vero piano commerciale che accontenti tutti. I consumatori come i commercianti. Questo piano però non può prescindere dallo sviluppo urbanistico della città. Un nuovo piano regolatore, non progettato per rendere edificabili altre aree, come fino ad oggi è avvenuto. Un piano regolatore che indichi i mezzi, i servizi e quanto altro necessario per migliorare la qualità della vita e porti ad un utilizzo reale delle risorse che Vasto possiede.
Si parla di Centro commerciale. Io penso: “se questo può essere un elemento che porti, non tolga, risorse alla città e a chi la vive, perché lo si deve ostacolare a prescindere?”
Un “vero” centro commerciale, uno di quelli che quando si passa sull’autostrada, porta l’automobilista a dire: “fermiamoci qui, c’è il centro commerciale del Vasto!”. Secondo me sarebbe una risorsa. Non la solita presa in giro del grande negozio di generi alimentari circondato da “tentativi di attività” che aprono e chiudono a ripetizione.
La collocazione di questo centro commerciale? In posizione tale da far pensare al fruitore di questo:
“andiamo a visitare il centro cittadino. Ci sono tanti negozi eleganti, dove si trovano prodotti di alta qualità, proposti con gentilezza e competenza. Vuoi mettere il gusto della ricerca, della scelta, del servizio, rispetto alla montagna di prodotti spesso di qualità dozzinale, tutti uguali, sbattuti su un espositore, senza nessuno che ti consigli, che ti aiuti. Con l’occasione visitiamo anche la bellissima Città e perché no! Ci mangiamo anche un ottimo brodetto in uno dei tanti ristoranti tipici”.
Ce ne sarebbe per tutti i gusti o no? Funzionerebbe o no? … Parliamone!
Per fare questo, è necessaria tanta volontà, ci vuole coraggio. Gli imprenditori locali ne hanno? Secondo me la maggior parte di questi da fiato alle trombe ma poi, si accontenta delle “campanelle di San Rocco”.
Invece di improvvisare idee, più o meno fantasiose, si propongano progetti “fattibili” ai cittadini, si valutino le reazioni di questi. A quel punto la “politica” saprà ben attuare le scelte migliori. Allo stato attuale solo chiacchiere e carte, più o meno decifrabili o, peggio, interpretabili. Si lascia ai furbetti del quartierino decidere il da farsi. Perché non un concorso di idee?
La vastese Roberta Pepe alla finale "oro" dei campionati di atletica.
E’ con orgoglio che ci troviamo a leggere spesso sui giornali, di giovani locali che si fanno valere in campo sportivo. Questi ragazzi devono essere ancora più fieri dei loro risultati, visto che Vasto dedica allo sport assolutamente niente. Mi si dirà che non è vero, mi si dimostrerà che tanto si fa. Bene! io chiedo: “esiste un campo di atletica dove si possa operare e/o indirizzare ragazzi verso queste discipline? Esistono strutture pubbliche dove far svolgere attività diverse da quelle che non siano il calcio, la pallacanestro o la pallavolo? Esiste una organismo pubblico dove rivolgersi per avere indicazioni su quanto il mondo dello sport propone?” Credo che una città come Vasto abbia un bacino di utenza giovanile che meriti strutture adeguate a quelli che potrebbero essere interessi diversi da attività di squadra testé citate. Mi si dirà che c’è il palazzetto, c’è lo stadio del nuoto, c’è la “pista di atletica” del parco Muro delle Lame, ci sono le strutture del quartiere San Paolo, mi si dirà … mi si dirà, ma intanto l’allenamento per ottenere certi risultati sul getto del peso dove si fa, a Rieti? Le strutture scolastiche sono estremamente carenti, i centri privati frazionati e finalizzati al Fitness non allo sport agonistico, le società sportive abbandonate ad esse stesse e via discorrendo. Continuiamo ad affidarci a persone che, solo perché hanno avuto un passato nello “sport”, si ritiene abbiano capacità di guida in questo settore. Continuiamo ad agire come si faceva nel dopoguerra, quando si affidava l’insegnamento dell’educazione fisica a persone che non avevano potuto proseguire gli studi. Per fortuna in mezzo a queste c’erano persone capaci che hanno saputo fare e quindi spero che l’attuale assessore allo sport, pur non avendo le caratteristiche dello sportivo, sappia fare meglio di chi lo ha preceduto. Lo sport però oggigiorno è un’altra cosa rispetto a ieri. Servono attrezzature, strutture, servizi e competenza. Non basta l’articolo di elogio per l’atleta che emerge. Per uno che riesce cento restano frustrati a casa. Spero che Roberta Pepe lanci il peso più lontano possibile, tuttavia penso che il peso maggiore dovrebbe lanciarlo la Città.
Io mi limito a lanciare un sassolino.
Io mi limito a lanciare un sassolino.
Un bagno in mare il primo ottobre
Abitare in un posto come Vasto dà sicuramente vantaggi. In una giornata come oggi, primo ottobre, ritagliarsi un’ora di tempo per scendere alla Marina e godersi il magnifico sole, addirittura fare il bagno in uno splendido mare trasparente, non possono permetterselo tutti.
“A la facce di chi jè vo male” era la frase che i vastesi si scambiavano passeggiando sulla spiaggia. Erano pochi, troppo pochi. Pensionati, signorine, un vigile urbano in attesa di prendere servizio, qualche operaio che, in attesa del turno, parlava di problemi vari, qualche mamma col bambino (o col cane), un noto artista e pochi altri.
Due ragazze tedesche, facevano il bagno e raccoglievano conchiglie. Anche io (e tutti sanno che sono austriaco) ho deciso di fare la follia: uno splendido bagno autunnale, da ricordare per questo strano 2009. Dopo un po’ ho notato che anche altre persone seguivano il mio esempio.
Da qui l’idea. Perché non “invitare” a Vasto comunità estere, magari tedesche, belghe, inglesi e chi più ne ha più ne metta, visto che il patrimonio “Vastarolo” è notevole? Una spiaggia totalmente libera, un sole caldissimo, un mare limpidissimo nel quale ci si può ancora bagnare, in ottobre desidereresti di più? Se poi il tempo non regge, ci sono sempre la cultura e la gastronomia. Si possono creare alternative ed aspettative di lavoro, come formare giovani, capaci di accogliere gli “invitati”, e finalmente lanciare una forma di turismo che a Vasto manca.
Qualcuno dirà che ho scoperto l’acqua calda. Ebbene si! Ho scoperto l’acqua calda, quella del mare di Vasto il primo ottobre. Scopritela anche voi.
“A la facce di chi jè vo male” era la frase che i vastesi si scambiavano passeggiando sulla spiaggia. Erano pochi, troppo pochi. Pensionati, signorine, un vigile urbano in attesa di prendere servizio, qualche operaio che, in attesa del turno, parlava di problemi vari, qualche mamma col bambino (o col cane), un noto artista e pochi altri.
Due ragazze tedesche, facevano il bagno e raccoglievano conchiglie. Anche io (e tutti sanno che sono austriaco) ho deciso di fare la follia: uno splendido bagno autunnale, da ricordare per questo strano 2009. Dopo un po’ ho notato che anche altre persone seguivano il mio esempio.
Da qui l’idea. Perché non “invitare” a Vasto comunità estere, magari tedesche, belghe, inglesi e chi più ne ha più ne metta, visto che il patrimonio “Vastarolo” è notevole? Una spiaggia totalmente libera, un sole caldissimo, un mare limpidissimo nel quale ci si può ancora bagnare, in ottobre desidereresti di più? Se poi il tempo non regge, ci sono sempre la cultura e la gastronomia. Si possono creare alternative ed aspettative di lavoro, come formare giovani, capaci di accogliere gli “invitati”, e finalmente lanciare una forma di turismo che a Vasto manca.
Qualcuno dirà che ho scoperto l’acqua calda. Ebbene si! Ho scoperto l’acqua calda, quella del mare di Vasto il primo ottobre. Scopritela anche voi.
Sul "cosiddetto" piano commercio.
Mi si deve spiegare adesso, dopo l’approvazione del “cosiddetto” piano commercio, perché il piano regolatore “Tagliente” non ci piace. Se si lascia realizzare centri commerciali per piccola e media distribuzione, così, semplicemente indicando zone ma non dando precise direttive, si incorre nello stesso errore fatto col P.R.G.
Mi si spieghi che forme di controllo ci saranno su queste strutture. Io penso che si verificheranno molti casi come “Eurospin” o “Tigre” in piazza Verdi. Mancanza di parcheggi, traffico di mezzi per carico e scarico, superfici di vendita esuberanti e chi più ne ha più ne metta.
Il piano regolatore cittadino, che io odio e considero il nemico più feroce della nostra città, nasce come rilancio, crescita, sviluppo … Tante belle parole che si sono trasformate in speculazione, disordine, rovina … Questo perché ai buoni propositi, non sono seguiti i controlli del caso ne quelle rettifiche necessarie a condurre il piano nei canali entro i quali, questo piano doveva far sviluppare la città. Non mi si venga a dire che quanto si sta facendo, intervenendo sulle norme tecniche sia una grande azione. Si sta solo mettendo qualche “pezzolina” su un tessuto ormai lacero. Per me bisognava, con coraggio, intervenire in maniera più radicale ma capisco che per “certi” politici è difficile.
Torniamo però al commercio. Il mio pensiero l’ho esposto già in altre sedi, qui torno a ribadire che bisogna dettare regole ferree non dare semplici indicazioni. Guardiamo il fenomeno degli ambulanti abusivi. Grandi proclami e poi?
Le regole vanno dettate subito ed applicate sin dall’inizio, non corrette in corsa, a volte a seconda dei casi (o degli amici).
Come può, il Consigliere Lembo, definire “piano” quanto approvato? Proprio lui che conosce bene la materia. Passi la dichiarazione “enfatica e ridondante” del Sindaco: “Grazie al nuovo piano commercio portiamo avanti un percorso importante che va verso la modernizzazione della rete commerciale nel nostro Comune” anche se non capisco perché “abbiamo recepito l’ultima normativa della Regione Abruzzo, la Legge 11 dello scorso anno” se questa normativa è in fase di modifica e quindi, una volta entrata in vigore la nuova stesura, bisognerà apportare correzioni a quanto ora approvato.
Portiamo avanti un percorso importante che va verso la modernizzazione della rete commerciale nel nostro Comune, ma siamo sicuri di conoscere la direzione, verso la quale “corre” la modernizzazione della rete commerciale (e non solo di questa) fuori dal nostro Comune? Vuoi vedere che ancora una volta resteremo indietro?
Spero di no.
Mi si spieghi che forme di controllo ci saranno su queste strutture. Io penso che si verificheranno molti casi come “Eurospin” o “Tigre” in piazza Verdi. Mancanza di parcheggi, traffico di mezzi per carico e scarico, superfici di vendita esuberanti e chi più ne ha più ne metta.
Il piano regolatore cittadino, che io odio e considero il nemico più feroce della nostra città, nasce come rilancio, crescita, sviluppo … Tante belle parole che si sono trasformate in speculazione, disordine, rovina … Questo perché ai buoni propositi, non sono seguiti i controlli del caso ne quelle rettifiche necessarie a condurre il piano nei canali entro i quali, questo piano doveva far sviluppare la città. Non mi si venga a dire che quanto si sta facendo, intervenendo sulle norme tecniche sia una grande azione. Si sta solo mettendo qualche “pezzolina” su un tessuto ormai lacero. Per me bisognava, con coraggio, intervenire in maniera più radicale ma capisco che per “certi” politici è difficile.
Torniamo però al commercio. Il mio pensiero l’ho esposto già in altre sedi, qui torno a ribadire che bisogna dettare regole ferree non dare semplici indicazioni. Guardiamo il fenomeno degli ambulanti abusivi. Grandi proclami e poi?
Le regole vanno dettate subito ed applicate sin dall’inizio, non corrette in corsa, a volte a seconda dei casi (o degli amici).
Come può, il Consigliere Lembo, definire “piano” quanto approvato? Proprio lui che conosce bene la materia. Passi la dichiarazione “enfatica e ridondante” del Sindaco: “Grazie al nuovo piano commercio portiamo avanti un percorso importante che va verso la modernizzazione della rete commerciale nel nostro Comune” anche se non capisco perché “abbiamo recepito l’ultima normativa della Regione Abruzzo, la Legge 11 dello scorso anno” se questa normativa è in fase di modifica e quindi, una volta entrata in vigore la nuova stesura, bisognerà apportare correzioni a quanto ora approvato.
Portiamo avanti un percorso importante che va verso la modernizzazione della rete commerciale nel nostro Comune, ma siamo sicuri di conoscere la direzione, verso la quale “corre” la modernizzazione della rete commerciale (e non solo di questa) fuori dal nostro Comune? Vuoi vedere che ancora una volta resteremo indietro?
Spero di no.
Petrolio? Lettera aperta all'Assessore Alfredo Castiglione
Caro Alfredo,
anche se ci siamo incontrati poche volte, mi permetto di chiamarti così confidenzialmente, perché, in occasione della visita a Vasto di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan di Afghanistan, abbiamo avuto tempo per scambiare opinioni e mi sono accorto di quanto ti stiano a cuore i destini degli abruzzesi e dell’Abruzzo. Per questo uso questo tono palesemente amichevole, il tono di un dialogo tra vecchi amici.
Mi riaggancio, anche se con un po’ di ritardo, al tema sollevato da L’Italia dei valori della provincia di Chieti, quello della trasformazione dell’Abruzzo da “cuore verde d’Europa” a “cuore nero d’Europa”. Perché il problema non è oramai limitato a questa o quella concessione rilasciata per prospezione o coltivazione di idrocarburi.
A guardare i dati pubblici diffusi dal ministero la situazione è drammatica. Il problema è che tutte le voci che si sono levate contro queste “operazioni”, hanno prodotto argomentazioni che dimostrano come in realtà il gioco non valga la candela. Vale a dire, inquinare in maniera irreversibile l’Abruzzo non servirà a rendere l’Abruzzo più ricco, o più autonomo energeticamente. Il petrolio è scarso, ancora di più che in Basilicata, ed è di qualità pessima. Allora chi trae vantaggio dalla distruzione di una fra le terre più belle del mondo? Nessuno! Credo, solo qualche multinazionale che può assicurarsi un altro po’ di petrolio da vendere nel momento in cui i prezzi torneranno a crescere.
Caro Alfredo, come vedi, non ti scrivo una lettera piena di tecnicismi, ne di puntualizzazioni, ti scrivo da Abruzzese, cosciente di vivere in uno dei paesi più belli del mondo.
Su quanto sia deleterio continuare sulla strada dell’ “oro” nero, sarai stato bombardato di notizie. Noi come Italia dei valori, ma non solo noi, tutte e dico tutte le associazioni ambientaliste, di scopo, e chissà cosa dimentico ancora, da molto tempo ci occupiamo e preoccupiamo per questa situazione. Tutti e ribadisco tutti hanno evidenziato la catastrofe che seguirà all’eventuale scelta sbagliata.
Ad onor del vero, ho parlato anche con persone che lavorano nel settore e queste sono favorevoli, sia alle ricerche petrolifere che al centro oli. Giustamente guardano il loro “orticello”. Bisognerebbe rassicurarle sulla conservazione del posto di lavoro e sulla migliore qualità della vita di tutta la collettività. Non mi dilungo oltre.
Sappiamo che queste vicende tendono a subire brusche accelerazioni, ed ecco il motivo di questa lettera. Io sono convinto che tu, sia da abruzzese, sia da Assessore allo Sviluppo Economico, saprai operare nella giusta direzione, anche perché la tua delega comprende “attività estrattive e minerarie” e quindi sarai circondato di esperti in materia che potranno consigliarti nel migliore dei modi. Da te aspetto una dichiarazione autorevole.
Ti chiedo scusa se ti ho distratto dai tuoi impegni ma ho sentito, il dovere di scriverti, poiché, come dice Antonio Di Pietro, “non ci interessa “Chi” dice una cosa buona. Se una cosa è buona noi la appoggiamo”. E quindi, quando affermi:
“Non è mio costume fare la politica del torcicollo, voglio guardare avanti, far rinascere negli abruzzesi la fiducia verso il sistema politico per cambiare radicalmente il rapporto tra politici ed elettori, non vogliamo tenerci attaccati gli elettori con privilegi a breve, ma proporre opportunità, occasioni e vantaggi di medio e lungo termine. A me interessano non le prossime elezioni, ma la prossima generazione, alla quale vogliamo affidare un Abruzzo che diventi l'economia di riferimento di un intera area più vasta; un territorio capace di attrarre le competenze e le migliori conoscenze”
mi sembra tu vada nella giusta direzione.
Cordialità
Francescopaolo D’Adamo
anche se ci siamo incontrati poche volte, mi permetto di chiamarti così confidenzialmente, perché, in occasione della visita a Vasto di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan di Afghanistan, abbiamo avuto tempo per scambiare opinioni e mi sono accorto di quanto ti stiano a cuore i destini degli abruzzesi e dell’Abruzzo. Per questo uso questo tono palesemente amichevole, il tono di un dialogo tra vecchi amici.
Mi riaggancio, anche se con un po’ di ritardo, al tema sollevato da L’Italia dei valori della provincia di Chieti, quello della trasformazione dell’Abruzzo da “cuore verde d’Europa” a “cuore nero d’Europa”. Perché il problema non è oramai limitato a questa o quella concessione rilasciata per prospezione o coltivazione di idrocarburi.
A guardare i dati pubblici diffusi dal ministero la situazione è drammatica. Il problema è che tutte le voci che si sono levate contro queste “operazioni”, hanno prodotto argomentazioni che dimostrano come in realtà il gioco non valga la candela. Vale a dire, inquinare in maniera irreversibile l’Abruzzo non servirà a rendere l’Abruzzo più ricco, o più autonomo energeticamente. Il petrolio è scarso, ancora di più che in Basilicata, ed è di qualità pessima. Allora chi trae vantaggio dalla distruzione di una fra le terre più belle del mondo? Nessuno! Credo, solo qualche multinazionale che può assicurarsi un altro po’ di petrolio da vendere nel momento in cui i prezzi torneranno a crescere.
Caro Alfredo, come vedi, non ti scrivo una lettera piena di tecnicismi, ne di puntualizzazioni, ti scrivo da Abruzzese, cosciente di vivere in uno dei paesi più belli del mondo.
Su quanto sia deleterio continuare sulla strada dell’ “oro” nero, sarai stato bombardato di notizie. Noi come Italia dei valori, ma non solo noi, tutte e dico tutte le associazioni ambientaliste, di scopo, e chissà cosa dimentico ancora, da molto tempo ci occupiamo e preoccupiamo per questa situazione. Tutti e ribadisco tutti hanno evidenziato la catastrofe che seguirà all’eventuale scelta sbagliata.
Ad onor del vero, ho parlato anche con persone che lavorano nel settore e queste sono favorevoli, sia alle ricerche petrolifere che al centro oli. Giustamente guardano il loro “orticello”. Bisognerebbe rassicurarle sulla conservazione del posto di lavoro e sulla migliore qualità della vita di tutta la collettività. Non mi dilungo oltre.
Sappiamo che queste vicende tendono a subire brusche accelerazioni, ed ecco il motivo di questa lettera. Io sono convinto che tu, sia da abruzzese, sia da Assessore allo Sviluppo Economico, saprai operare nella giusta direzione, anche perché la tua delega comprende “attività estrattive e minerarie” e quindi sarai circondato di esperti in materia che potranno consigliarti nel migliore dei modi. Da te aspetto una dichiarazione autorevole.
Ti chiedo scusa se ti ho distratto dai tuoi impegni ma ho sentito, il dovere di scriverti, poiché, come dice Antonio Di Pietro, “non ci interessa “Chi” dice una cosa buona. Se una cosa è buona noi la appoggiamo”. E quindi, quando affermi:
“Non è mio costume fare la politica del torcicollo, voglio guardare avanti, far rinascere negli abruzzesi la fiducia verso il sistema politico per cambiare radicalmente il rapporto tra politici ed elettori, non vogliamo tenerci attaccati gli elettori con privilegi a breve, ma proporre opportunità, occasioni e vantaggi di medio e lungo termine. A me interessano non le prossime elezioni, ma la prossima generazione, alla quale vogliamo affidare un Abruzzo che diventi l'economia di riferimento di un intera area più vasta; un territorio capace di attrarre le competenze e le migliori conoscenze”
mi sembra tu vada nella giusta direzione.
Cordialità
Francescopaolo D’Adamo
a proposito di commercio
La situazione del settore commercio nella nostra città, se non è drammatica, sicuramente è complicata. Presto in Consiglio Comunale, l’Amministrazione vorrà approvare un documento che, secondo il pensiero di molti, darà impulso e scioglierà le difficoltà del settore. Secondo me, il documento in via di approvazione non risolve alcunché, anzi, analizzando quelli che sono stati i passaggi già evidenziati in altre sedi, il recepimento della Legge Regionale n°11, è allo stato attuale, mentre lo stesso Governo Regionale si appresta ad apportare a questa legge le opportune modifiche, potrebbe rappresentare un “incancrenimento” di un male già di per se grave.
Nella Città si vocifera di “compiacenze” che legittimano la fretta di approvare quanto previsto. Io invece penso che la volontà di definire norme che regolino e diano nuova forza al settore, sia sentita realmente dall’Amministrazione Comunale. Un metodo di rilancio però, deve partire da un documento che non sia semplice programmazione. Deve dettare la norma in termini ben precisi. Bisognerebbe andare a cercare competenze ulteriori per redigere un piano, in concerto con lo sviluppo demografico ed urbanistico, che porti ad una concreta condivisione del risultato. Risultato che non sia solo quello di risolvere le difficoltà del momento ma quello di programmare l’attività futura, nella “certezza” di un risultato positivo e senza effetti collaterali.
Alla luce di quanto sopra, proporrei Consigliere Comunale IdV, di astenersi dal votare il documento proposto in Consiglio. Sia ben chiaro, non un voto contrario. Astenersi, motivando che si procede sulla strada giusta e nella pertinente volontà di affrontare il problema, tuttavia il metodo andrebbe variato.
Un chiaro messaggio politico che confermerebbe la volontà del partito di Di Pietro di costruire, non di demolire.
Nella Città si vocifera di “compiacenze” che legittimano la fretta di approvare quanto previsto. Io invece penso che la volontà di definire norme che regolino e diano nuova forza al settore, sia sentita realmente dall’Amministrazione Comunale. Un metodo di rilancio però, deve partire da un documento che non sia semplice programmazione. Deve dettare la norma in termini ben precisi. Bisognerebbe andare a cercare competenze ulteriori per redigere un piano, in concerto con lo sviluppo demografico ed urbanistico, che porti ad una concreta condivisione del risultato. Risultato che non sia solo quello di risolvere le difficoltà del momento ma quello di programmare l’attività futura, nella “certezza” di un risultato positivo e senza effetti collaterali.
Alla luce di quanto sopra, proporrei Consigliere Comunale IdV, di astenersi dal votare il documento proposto in Consiglio. Sia ben chiaro, non un voto contrario. Astenersi, motivando che si procede sulla strada giusta e nella pertinente volontà di affrontare il problema, tuttavia il metodo andrebbe variato.
Un chiaro messaggio politico che confermerebbe la volontà del partito di Di Pietro di costruire, non di demolire.
Afghanistan
Per tutti quei giovani abituati alla musica di Laura Pausini o Gigi D’Alessio, per tutti coloro ancora legati ai Pooh o ai Cugini di campagna, il concerto della PFM che ripropone le canzoni di Fabrizio De Andrè, poteva essere, per i primi un momento di riflessione, per gli altri un momento di nostalgia. Per tutti un momento di raccoglimento. Questo però, è solo un mio pensiero, come è solo un mio pensiero quello di considerare l’annullamento del concerto, un atto dettato dalla commozione del momento, che dai più sarà visto come un atteggiamento populistico, carico di retorica.
Anche questo mio intervento da molti sarà valutato come un ennesimo tentativo “Esibizionista”, ma non importa.
Quanto successo in Afghanistan mi ha colpito profondamente, perché di quella terra martoriata, ormai da troppo tempo, ho avuto modo di parlare a lungo in questi giorni. Sembravano discorsi futili, dettati dalla circostanza. Solo oggi, dopo il grave episodio di guerra, perché di guerra parliamo, i pensieri si affastellano nella mia mente.
"Della nazione afghana, parlano tutti, proprio tutti. Solo il popolo afgano non ne può parlare". Non è una frase mia, ma di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan d'Afghanistan, in un incontro, durante la sua recente visita a Vasto. Notavo negli occhi della Principessa una grande sincerità, nel pronunciare parole come "dolore di un popolo" e nel ringraziare per aver vista esposta, vicino alla bandiera italiana, quella afghana.
I fatti di oggi mi hanno fatto riflettere. In parte sono d’accordo con il Vice Presidente del Senato, Emma Bonino (Radicale), quando dice:
"L'attentato di Kabul dimostra per l'ennesima volta come i Talebani siano capaci di portare impunemente a termine colpi mortali anche nel cuore della capitale afghana. Oggi sono stati presi di mira i nostri soldati ma sono quasi 1400 finora i caduti della Coalizione in Afghanistan, di cui 830 americani, 213 britannici, 129 canadesi, 38 tedeschi...Numeri che indicano tragicamente come l'Afghanistan sia sì un teatro di guerra ma che una risposta solamente militare non sia sufficiente. Oltre al dolore per le giovani vite spezzate, e all'espressione delle più sentite e profonde condoglianze ai famigliari delle vittime e alle nostre Forze armate, va anche ribadito come alla questione Afghanistan vada urgentemente impresso un senso di priorità politica e diplomatica in sede europea e negli organismi internazionali. E' interessi di tutti che l'Italia, anche forte della presenza e dell'impegno del nostro contingente, abbia la volontà e la capacità d'influire su questo processo. L'idea di una conferenza internazionale da calendarizzare a breve, recentemente lanciata da alcuni paesi europei, diventa a questo punto l'occasione da non perdere."
Avrei però aggiunto, sentito il Popolo afghano. Io non avrei annullato il concerto, sarebbe stato un momento in più per sensibilizzare i cittadini. Quegli stessi cittadini che ascoltano distrattamente i notiziari, tutti uguali, tutti pronti alla lacrima non all’approfondimento del problema.
Permettetemi un saluto ai giovani “caduti”: un forte urlo … Folgore!
Anche questo mio intervento da molti sarà valutato come un ennesimo tentativo “Esibizionista”, ma non importa.
Quanto successo in Afghanistan mi ha colpito profondamente, perché di quella terra martoriata, ormai da troppo tempo, ho avuto modo di parlare a lungo in questi giorni. Sembravano discorsi futili, dettati dalla circostanza. Solo oggi, dopo il grave episodio di guerra, perché di guerra parliamo, i pensieri si affastellano nella mia mente.
"Della nazione afghana, parlano tutti, proprio tutti. Solo il popolo afgano non ne può parlare". Non è una frase mia, ma di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan d'Afghanistan, in un incontro, durante la sua recente visita a Vasto. Notavo negli occhi della Principessa una grande sincerità, nel pronunciare parole come "dolore di un popolo" e nel ringraziare per aver vista esposta, vicino alla bandiera italiana, quella afghana.
I fatti di oggi mi hanno fatto riflettere. In parte sono d’accordo con il Vice Presidente del Senato, Emma Bonino (Radicale), quando dice:
"L'attentato di Kabul dimostra per l'ennesima volta come i Talebani siano capaci di portare impunemente a termine colpi mortali anche nel cuore della capitale afghana. Oggi sono stati presi di mira i nostri soldati ma sono quasi 1400 finora i caduti della Coalizione in Afghanistan, di cui 830 americani, 213 britannici, 129 canadesi, 38 tedeschi...Numeri che indicano tragicamente come l'Afghanistan sia sì un teatro di guerra ma che una risposta solamente militare non sia sufficiente. Oltre al dolore per le giovani vite spezzate, e all'espressione delle più sentite e profonde condoglianze ai famigliari delle vittime e alle nostre Forze armate, va anche ribadito come alla questione Afghanistan vada urgentemente impresso un senso di priorità politica e diplomatica in sede europea e negli organismi internazionali. E' interessi di tutti che l'Italia, anche forte della presenza e dell'impegno del nostro contingente, abbia la volontà e la capacità d'influire su questo processo. L'idea di una conferenza internazionale da calendarizzare a breve, recentemente lanciata da alcuni paesi europei, diventa a questo punto l'occasione da non perdere."
Avrei però aggiunto, sentito il Popolo afghano. Io non avrei annullato il concerto, sarebbe stato un momento in più per sensibilizzare i cittadini. Quegli stessi cittadini che ascoltano distrattamente i notiziari, tutti uguali, tutti pronti alla lacrima non all’approfondimento del problema.
Permettetemi un saluto ai giovani “caduti”: un forte urlo … Folgore!
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