Al lettore attento, non sarà sfuggito il fatto che mercoledì scorso non ho scritto niente sul blog. Per qualche curioso che mi ha chiesto i motivi di questa "assenza", rispondo che sono stato a Roma per ritirare il mio CD.
A coloro che vogliono conoscere il contenuto e le motivazioni di questa "grande opera", riporto di seguito il contenuto del book allegato allo stesso CD.

“Passeggiando per il web, mi sono imbattuto in una immagine di Alan Ford e mi è tornata in mente la figura del “Commendatore” napoletano che abitava l’appartamento adiacente a quello dove abitavo io nel lontano 1971. Precisamente, ho ricordato quella volta che, sulle le scale del condominio, mi disse: “avete fatto un complessino?” “disturbiamo?” risposi io, e lui: “ no! .. anzi, è bella la vostra musica … a proposito, se passi da me ti prendi un po’ di giornaletti”.
All’epoca io ero il campione di corsa campestre del liceo. Il mio allenamento consisteva nel correre a casa dopo la campanella, per ascoltare alla radio Alto Gradimento (il programma del tormento). La noia pomeridiana, tra lo studio di matematica e di latino, era “uccisa” dalla musica di “Per voi giovani”, la monotonia serale da quella di “Supersonic”. Tuttavia, io ed i miei amici, oltre che ascoltarla, volevamo anche suonarla … “la musica”. Gli strumenti, però, gli spazi, le occasioni per esibirci, non c’erano e così per buona pace del Commendatore suonavamo a casa mia, con chitarre di legno massello, bidoni vari, armoniche stonate, melodiche sfiatate, flauti di plastica, posate, pentole e … il Tiger 61, tastiera “elettronica” della Eko. Possedevo un registratore a cassette Brionvega col quale registravamo le nostre “composizioni” ritenendo che prima o poi avremmo potuto perfezionarle e suonarle con gli strumenti appropriati. Poi “le cose della vita…” come cantava Venditti.
Ora però, come al protagonista di American beauty, mi è venuta la voglia di togliermi uno sfizio, quello di incidere queste canzoni. Con gli stessi testi goliardici di allora, con tutti gli errori, con tutte le stupidità … insomma, (potrebbe essere un format) vuoi vedere che entreremo nel Guinness dei primati con la realizzazione, dopo trentotto anni, di questa … stupidaggine?
Il nome del gruppo di allora era The Black Hand Clan, formato da me (Mc Adams’, nomignolo che mi ha accompagnato nei miei trascorsi da DJ), Michele ( Mike Murdoch, coautore), Franco (Robert Harrison, bella presenza), Bruno (Mc2, mio fratello) e Massimo (Max Holmes, tecnico del risparmio delle pile). L’attuale nome invece, Comitato per gli addobbi floreali, vuole essere un omaggio proprio a Magnus & Bunker, che ambientarono in un negozio di fiori la sede del Gruppo TNT. L’idea di questo nuovo nome, ispirato da un film con Rowan Atkinson, è voluto, quale dedica al “soporifero” ambiente provinciale che mi circonda.
I testi al contrario, fatta eccezione per Tinto Brass, sono rigorosamente anni settanta e “la colpa” di questi sicuramente è da attribuire a Mario Marenco, Giorgio Bracardi & Co. Al primo devo addossare anche un’altra “colpa”, quella di essere diventato, anch’io come lui, architetto. L’uso del vernacolo invece è stato determinato dagli Slade di Noddy Holder. Perché loro potevano cantare in dialetto (slang) e noi no?, Così, Gudbuy t’jane e Coz I luv you, diventavano ... je tutte ròbba fresc e …scarciòfena bèlle anche se ancora oggi sbaglio a scrivere correttamente le parole del “patrio idiotismo”, come Luigi Marchesani nella sua Storia di Vasto, definiva la nostra lingua.
Di questi testi lascio all’ascoltatore che ne ha voglia, la ricerca dei significati, poiché mi sono accorto che, a differenza di “è arrivata la bufera” di Renato Rascel, essendo più demenziali di quelli degli Skiantos, meno comici di quelli degli Squallor e sicuramente meno intelligenti di quelli di Rino Gaetano, si prestano a più interpretazioni. Il pesce al mercato per esempio, nel 1972 aveva un significato, ora, dopo la mia esperienza di Assessore (alla cultura, come il “romano” Renato Nicolini) nella mia Città, ne ha assunto un altro. Ho eliminato nella scelta delle “canzoni”, quelle tratte dall’album o meglio dalla cassetta “Pensieri e parolacce”. Di queste registrazioni, stimolate prevalentemente dalle musiche di Lucio Battisti ma con testi influenzati dai temi trattati dalla rivista Caballero e dal fumetto Isabella, non restano tracce, se non dei brani “tu mi tiri da morire” e “la ragazza dai capelli neri”. Di questi brani però, data l’età, mia e delle ragazze alle quali erano dedicate, non ricordo il testo. Capisci … a me!
Erbory&Bincompegni