martedì 30 aprile 2013

Chi ci salverà ... (da costoro)?



Di Giuseppe Franco Pollutri

Vi dirò: per il mio pezzo settimanale, da pubblicare su questo civico blog, avevo altra idea e altro testo in preparazione. Ed invece, eccomi – per un navigare in rete, cercando info locale su altro – a leggere una nota su piazzarossetti.it,  in grande evidenza nella home del 27 aprile, dal titolo: “Perchè in politica non si dice fino in fondo tutta la verità”...
Un breve testo che nella sua semplicità (e non minore semplicismo) iniziale, mi ha fatto sorridere sul principio ma poi riflettere, inquietandomi non poco, sull’amara verità che ne viene fuori, ben evidente, malgrado le contorsioni ‘in politichese’ sciorinate, frase dopo frase. Vale la pena di estrapolarne gli incisi più sorprendenti e illustrativi di una certa idea della politica, sterile e malsana, che trova corrispondenza, purtroppo, negli usi e costumi di chi nel Palazzo sta e per elezione democratica  risiede.
 Confesso di non essere un grande esperto di politica (!) – così principia MDB nella sua “lectio magistralis”, e subito ti chiedi se sia un ingenuo o un con-fésso. Un ordinario e consequenziale uso delle facoltà mentali, e dei mezzi della comunicazione, avrebbe dovuto fargli capire che - vista la premessa esplicitata - mai avrebbe potuto pensare di poter dare lezioni sul tema ad altri. Una similare affermazione – ricordo bene - fu anche di una candidata per una Lista Civica, concorrente con scarso frutto nelle ultime Comunali. Tale aspirante cittadina-consigliera, esperta d’altro, presumendo di ricevere consensi elettorali solo perchè portatrice di un nome che ha fatto certa storia di Vasto, dichiarò nel presentarsi che “...pur non amando, e normalmente tenendosi lontana dalla politica”, di essere pronta e in grado di dare il proprio contributo (importante e decisivo, naturalmente) all’Amministrazione della Città del Vasto!
Ma la vita amministrativa della mia città mi piace seguirla con attenzione interessandomi di quello che avviene all’interno del Palazzo di Piazza Barbacani, testualmente dichiara oggi il nostro ...rossettiano. E’ certamente positivo che costui, da “cittadino-elettore”, s’interessi, anche dopo il voto, o tra una tornata elettorale e l’altra, della vita “amministrativa” della sua città. Illuminante, peraltro, appare il parallelismo con l’indicazione della seconda parte della frase. Rivela del come gente come lui, e i suoi referenti eletti, intendano “la politica”: un evidente e totalizzante gioco di ruolo, recitato a soggetto o per improvvisazioni, fra le parti&partiti, mutevoli e mutanti. Soprattutto localizza, per chi non l’avesse ancora capito, dove  è di stanza e messa in scena (ufficialmente) l’Amministrazione comunale. Da prenderne definitivamente nota: la politica cittadina vastese e i suoi attori stanno e vivono ... “all’interno del Palazzo di Piazza Barbacani”. Anche se novità non è, il dichiararlo a chiare lettere spiega sufficientemente il perchè Comune e Città hanno, e continuano nel tempo ad avere, irrisolti, dei problemi che “il Palazzo” non vede, che se vede non capisce, e che se capisce ha motivo di affermare subito e facilmente che ...non può farci niente.
Prosegue poi l’articolista a volerci illustrare – come per una storia o una favola, tutt’altro che bella - di come, perchè e in quanto ...“L’avv. Luigi Masciulli, eletto consigliere comunale nella lista “Giustizia Sociale” di Bruno Di Paolo ed approdato di recente nel neo costituito gruppo del Partito Socialista Italiano...”;  e, blablabla, così e altro annotando (complicando idee e discorso), per concludere interrogandosi del perché ...”non si parla con chiarezza ai cittadini-elettori?”
Ora mi permetto di chiedere anch’io al concittadino ben addentrato sulle segrete faccende dialettiche e mutevolezze umorali degli inquilini del Palazzo: del perchè, a ben conoscerle, ...“ne guadagnerebbe il dibattito politico” e soprattutto con quale risultato amministrativo! Sempre che tale può essere inteso il gran ciarlare (e ciurlare) che da anni si sviluppa nelle segreterie, o nelle conventicole che si radunano nei “dehors” di strada o di piazza, per un oziante aperitivo-cenato, o nel passeggiato su e giù, tra la Barbacani e la Rossetti. In buona fede che sia (concediamoglielo) l’intenzione del nostro, penserei di consigliare a lui, e ad altri non meno, di ripensare a ciò che debba intendersi per “politica amministrativa” da attuare e promuovere per la gente e per il territorio, e cosa sia e debba considerarsi, appunto, ...”la Polis”! Cosa che attiene, primariamente, alla cultura e all’educazione civica: quella cosa che – lezione derivata manzoniana - se uno non ce l’ha, ... se la deve dare! 
     Diversamente e insomma - amici miei - chi ci salverà ... da un’Amministrazione che vive, dal principio alla fine del mandato, intrattenendosi per gioco delle parti nel Palazzo o abbarbicata attorno ad esso? Chi ci salverà dai suoi fideles laeti, petulanti ed estemporanei?
GFP

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