martedì 2 aprile 2013

Ha fallito la Scuola o la Storia?



Di Giuseppe Franco Pollutri

Riusciranno i saggi, forzosamente fatti sbocciare in una primavera assai incerta e fredda, a far capire ai bersaniani di assai pochi voti e di mancanza di fiducia nel prossimo, che chi rappresenta in Italia neppure il 30% degli elettori non può imporre il suo Credo, e un suo ‘salvifico’governo, al restante 70% ed anzi di più?
Ha lasciato scritto il sempre citato Pietro Calamandrei, uno dei “Padri” della Costituzione, che: “Trasformare i sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può compiere”. Allo stato attuale, mentre la storia repubblicana, anche recente o recentissima, ci fa dubitare non poco che “sudditi” più non siamo (trattati), dovremmo porci la questione se ha fallito la Scuola o la Storia nostra democratica.

Più che attuare la moltiplicazione dei “professori”, forse occorre semplicemente rimandare a ottobre (insomma, all’esame del voto) certa classe politica non ancora capace di ammettere:
a) che per essere legittimati a governare occorre avere una certa e non opinabile maggioranza di consensi; b) che tutti i cittadini, votanti ed eletti, hanno e meritano pari dignità democratica e civile.

Se ancora s’intende togliere ad alcuni, piuttosto che ad altri, tale primo ed elementare diritto, …hai voglia a dire: “Asino, vai a scuola, studia e impara”! 
Ogni riferimento al primariato “pettinator di bambole”, e agli accoliti suoi asserviti, è volutamente …casuale. 


3 commenti:

maria ha detto...

Hai Centrato il bersaglio, Giusfra!
Il problema sta proprio nel fatto che da qualunque parte la si giri, c'è sempre un 70% (più o meno) che l'altra parte dell'elettorato non vuole.
Il problema non è Bersani ed i Bersaniani, così come non è Grillo ed i suoi movimentisti: il problema sono gli elettori che non hano ancora capito che cavolo o chi cavolo vogliono!
Giusfra, il problema non è nemmeno il centrodestra in se, ma chi lo incorpora e rappresenta, esattamente come per le altre parti.
Personalmente, in riferimento al tuo articolo, penso abbia perso la scuola con tutti i professori.
La democrazia, paradossalmente, è ancora viva... la conferma viene proprio da questo apparente 33, 33 e 33, circa, con cui ci ritroviamo.

giusfra ha detto...

Permettimi, Maria. La democrazia è vera e tale (seppur ci siamo adattati ad averla "nelle forme previste dalla costituzione") se non contraddice, o persino sottomette ad altri statalistici interessi, quei principi morali e civili che nessuno e alcuna legge degli uomini può negare o stracciare.
Libertà poi, senza la quale non c'è assolutamente democrazia, non sta tanto nel poter 'votare' chi ci pare e piace, ma nella capacità/volontà degli eletti di promuovere il ben-essere della collettività, intesa come insieme dei singoli uomini che la compongono e non come entità sovrastante, funzionale e giustificativa di interessi partitici e di potere che poco hanno di realmente politico.
Nell'attuale notte 'bianca' della democrazia, una sorta di limbo di anime "che son sospese", direi che non è la Scuola che ha fallito, giacchè l'italiano ha acquisito precisa nozione di come debbano andare le cose, quanto la nostra Storia repubblicana, presuntuosa quanto, con più evidenze e prove, dimostratasi insufficiente se non bacata.

maria ha detto...

Giusfra, permettiti pure, ma probabilmente, sosteniamo la stessa teoria ma con pratica diversa...