giovedì 29 gennaio 2015

Il vessillifero dell'inconcludenza

Invece delle chiacchiere e delle "solite" offese contro chi agisce per amore verso la "Città", io avrei scritto e dedicato ai cittadini un discorso come segue.

"Se avessi responsabilità per ciò che è successo a Palazzo d’Avalos avrei dato io per primo le dimissioni senza che nessuno me lo chiedesse. Se invece vogliamo tutti far prevalere la serietà, l'obiettività e soprattutto la misura, allora io credo sarebbe giusto riconoscere che i problemi del Palazzo, come del resto la situazione in cui versa l'intero patrimonio artistico di Vasto, si trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli definitivamente e a impostare una strategia efficace". Il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, si difende dalle accuse, dopo il crollo avvenuto sabato nel giardino di Palazzo d’Avalos e definisce ingiusta la richiesta di sue dimissioni.
"Vi sono stati negli ultimi anni altri crolli gravi quanto quello di sabato - ci tiene a ricordare - se non più gravi in altre aree cittadine, ma a nessuno è venuto in mente di chiedere mai le dimissioni di alcuno. Se nel mio caso valgono altri criteri ne prendo atto, chiedete pure le mie dimissioni, ma non sarebbe un atto politicamente e moralmente giusto. Non solo non merito un simile trattamento ma sarebbe a mio avviso un ulteriore segno di incattivimento della lotta politica in Italia".
Per Lapenna il crollo del giardino "non è colpa delle risorse scarse", ma del modo in cui tali risorse sono gestite e "purtroppo non si possono escludere altri crolli".
''A giudizio della sovrintendenza e del Genio Civile - riferisce - nessun elemento faceva presagire il crollo del muraglione, anche se le forti piogge avevano causato qualche tempo prima un piccolo cedimento del parapetto. I sopralluoghi tecnici effettuati non avevano segnalato pericoli visibili per la struttura. "Sul giardino - prosegue il sindaco - era stato recentemente eseguito un lavoro di manutenzione e pertanto si esclude che il danno sia da mettere in relazione alle infiltrazioni che ne abbiano minato la tenuta. Allo stato dei primi accertamenti (ma c'è in corso un'indagine dei tecnici  e dei vari enti preposti che ci diranno qualcosa di più) il crollo sarebbe imputabile alla pressione sviluppata sulle murature perimetrali dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che per effetto dell'abbondanza delle piogge di questi giorni doveva essere completamente imbevuto di acqua. Non si possono quindi escludere altri crolli sia per la dimensione dell'area  di Palazzo d’Avalos, sia perché vi sono altri edifici che si trovano a ridosso del terrapieno.

Lapenna ha poi annunciato che si stanno predisponendo le linee operative per la costituzione degli atti statutari di una fondazione per la gestione di Palazzo d’Avalos".


Come lo è stato per me, sarebbe stato facile anche per il sindaco di Vasto - già abituato a copiare - rielaborare il discorso del Ministro Bondi, dopo il crollo del "muro" di Pompei ma era troppo preso a difendersi dai violenti "barellieri dell'odio" (come scritto da tanti: "chi gli avrà suggerita questa immagine?"), pur sapendo, vista la sua lettera al sindaco di Bultei, che la "violenza" è altra cosa.

Adesso sono io che non mi aspetto dal sindaco un grazie per questo "assist".

P.S. Il Ministro Sandro Bondi si è dimesso il 23 Marzo 2011.

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