domenica 25 gennaio 2015

Italia Nostra sul d'Avalos



Il sindaco di Vasto qualche giorno fa ha fatto conoscere alla cittadinanza di essersi adoperato affinché il presidente della Regione Abruzzo prendesse a cuore la situazione di estremo pericolo in cui versano alcuni luoghi del territorio vastese a causa del dissesto idrogeologico. Dopo qualche giorno - la data del comunicato sindacale è ricostruibile soltanto attraverso delicate indagini da parte dell’utente perché sul sito del Comune gli avvisi e le comunicazioni non hanno data – il 24.01 si verifica l’inopinato crollo di un tratto del muro di contenimento del giardino di Palazzo d’Avalos.
I cedimenti delle opere di sostruzione avvengono ordinariamente per due motivi: auto-cedimento strutturale o pressione del terreno. Quest’ultima è stata senz’altro la causa del collasso dell’avalosiano muro, chiamato a reggere da quasi mezzo millennio un possente accumulo di terreno di riporto lì sistemato per ampliare il palazzo. In questo caso non c’entra niente la geologia, ma bisogna tirare in ballo l’archeologia: la causa non è da ricercare nella natura geologica del sottosuolo, ma nel comportamento di un terrapieno artificiale.
Per farla breve, l’acqua è penetrata nel sottosuolo – poiché non adeguatamente drenata o per insufficienza di sistemi fognari adeguati o per malfunzionamento di sistemi fognari pur adeguati - ha appesantito il terreno, che ha spinto sempre di più sul muro, fino a farlo crollare.
Siccome non esiste un monitoraggio sistematico del pur grave dissesto idrogeologico del costone orientale di Vasto, è evidente che un evento del genere diventa “inopinato” e diventa occasione per chiedere a chi sta sopra altri soldi e poi altri e poi altri ancora. E’ altrettanto evidente che tutto questo è illogico e fa anche pensare male…
A Vasto ci sono associazioni che potrebbero dare un serio contributo alla gestione della cosa pubblica, ma nessuna amministrazione cittadina ha mai avuto il “coraggio” di coinvolgerle. A Vasto operano professionisti di alto livello, ma si preferisce ad essi fenomenali “esperti” non Vastesi. A Vasto esistono almeno un paio di comitati, attivi con tenacia ed intelligenza, ma l’amministrazione li vede come nemici. Non sarebbe il caso di cambiare atteggiamento e smetterla con questa autoreferenzialità che sta drammaticamente, giorno dopo giorno, degradando il territorio ed annichilendo le migliori energie umane di Vasto.

Torniamo adesso alle cose concrete: mentre l’unità di crisi è al lavoro per “gestire la drammatica e delicata situazione”, chiediamo che dal Palazzo di Città venga impartito l’ordine ad un paio di operatori di farsi carico dell’ardua missione di eliminare le occlusioni che impediscono ai tombini distribuiti sulla Loggia Amblingh, a poche decine di metri dalla frana, di drenare l’acqua (vedi foto). Si può fare o si vuole di nuovo causare una frana nell’attesa di un’altra visita di cortesia del prefetto Gabrielli?

f.to Davide Aquilano
Presidente della Sezione di Italia Nostra del Vastese

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