lunedì 30 novembre 2009

Io sono con Ledda.

La vicenda del Residence Rossetti è emblematica del raffazzonamento del “sistema” urbanistico di Vasto. Il piano regolatore che, invece di dettare regole ferree per lo sviluppo urbanistico, è stato (e viene) considerato solo il mezzo per rendere edificabili nuove aree, porta al verificarsi di paradossi come quello che tiene banco in questi giorni. Il fatto che siano stati rilasciati due permessi di costruire e che questi non siano sufficienti per la realizzazione di un edificio anzi, addirittura sono da revocare, apre a diverse argomentazioni sulle responsabilità inerenti l’accaduto.
La prima argomentazione, quella più semplice, che vede il committente non rispettare i dettami dei permessi rilasciati. La seconda, le regole non certe del PRG, che hanno portato gli uffici competenti a rilasciare autorizzazioni non chiare, ponendo il committente davanti ad una interpretazione del progetto presentato, diversa da quella “pensata” dai tecnici degli uffici stessi. La terza, che può sembrare identica alla precedente ma non lo è, quella delle regole non chiare che portano ad un ripensamento, gli stessi tecnici che hanno ritenuto in un primo momento, fattibili i progetti.
Mi spiego con un esempio. Vista la posizione del complesso in costruzione, i vicini, magari i dirimpettai, possono provare fastidio nel vedere questi stabili e, semplicemente con un esposto, possono chiedere di controllare la regolarità di quanto realizzato. Così facendo mettono in “imbarazzo” i tecnici degli uffici interessati che immediatamente fermano i lavori. Provocano all’impresa di costruzione quantomeno un danno economico, dovuto a questo fermo del cantiere. Infine muovono negativamente l’opinione pubblica. Questo accade, sempre perché le regole dettate dal PRG, possono suscitare timori in quei tecnici che hanno esaminato il progetto e rilasciato parere favorevole, interpretando queste regole in una maniera piuttosto che in un'altra. Questi tecnici, fermando i lavori, delegando altri per l’esame della documentazione progettuale e per i necessari sopralluoghi sul cantiere, si liberano così di ogni preoccupazione. Tale comportamento però, rischia di provocare un grave nocumento alle casse dell’ente locale, qualora l’imprenditore, dimostrasse di essere nel giusto e chiedesse un risarcimento danni.(Dicendo questo, rischio di inimicarmi molti “amici” ma avendo subito, molti anni orsono, una ordinanza per la demolizione di un … “buco”, credo di poter affermare quanto sopra).
Il complesso denominato Residence Rossetti, a mio parere, rappresenta uno dei pochi interventi edilizi di qualità, costruiti a Vasto negli ultimi trent’anni. Sia per un fattore estetico (forse solo mio gusto personale) sia per le sue tecniche costruttive ed i materiali all’avanguardia, utilizzati per la realizzazione. Non capisco come ci si possa accorgere di un abuso, se di abuso si tratta, di quelle dimensioni solo dopo anni.
Vorrei, infine, far notare che nel vocabolario esiste una certa differenza tra la parola abuso e la parola difformità. Queste parole, quando si parla di edilizia, spesso vengono utilizzate con lo stesso significato.
Sono convinto, pur non conoscendo a fondo il problema, che sicuramente qualche difformità rispetto al progetto approvato esiste. Ritengo altresì che, durante il corso dei lavori, queste possono essere riscontrate e quindi sanate. Aspirerei invece a capire cosa potrà essere eventualmente demolito, visto che almeno in parte la costruzione è indubbiamente legale. Io sono per il diritto non per le invidie o le gelosie, ne per la concorrenza sleale. Io sono con Ledda.

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