lunedì 30 aprile 2012

Il punto di vista di Pino.

Alessandro Mannarino, con le sue canzoni ‘forti’, chi lo conosce? Credo relativamente in pochi. Certamente chi segue il programma raitre Ballarò in cui si è presentato (giugno 2006) con il suo gruppo per reinterpretare e dare parole alla sigla della trasmissione. Le reazioni sono state varie. C’è chi ha scritto “è bravissimo...finalmente un cantautore all'altezza dei grandi de gregori, de andrè...”. Lo stile (spontaneo o “costruito in studio”, chissà) è quello del mitico Rino Gaetano, almeno vocalmente. Pare ovvio – a starlo ad ascoltare – che sia nel solco dei ‘rivoluzionari’ o contestatori melici di sinistra, ma c’è chi non è d’accordo, proprio da quella parte ed esclama: “... io sono comunista, orgogliosamente comunista, lui è un pallonaro fancazzista”. Vorrei allora osservare qualcosa anch’io, ma prima è bene che ci leggiamo insieme l’incipit del suo pezzo-performance televisivo:“L’Impero è un grande centro commerciale / l’Impero è un Palazzo senza porte e senza scale / così chi sta nel fondo, nel fondo deve rimanere / e invece chi sta fuori non ci deve proprio entrare...”. Troppo facile far osservare al supposto neocontestatore, trastullante come la musica vuole e per assunto populista, chè s’è vero che il potere (dei pochi) sta nel Palazzo, oggi in tale quirinalizio luogo è giunto e dimora chi è o dovrebbe essere espressione e interprete di coloro che realmente “stanno fuori” e devono subire i dicktat degli uomini che – novità dell’oggi, e come usa da sempre – “zappano l’orto tutti insieme” e poi stanno, dicono, ognuno con i ‘frati’ suoi. E’, in fondo, l’equivoco di sempre che si ripete. Il Mannarino, assieme a Caparezza, Afterhours, Almamegretta, A Toys Orchestra ed altri, sarà anche lui al Concertone del 1° Maggio, a Roma, a “celebrare”, qualcuno dice ancora a “festeggiare”, il lavoro (a richiedere, certo o magari fosse così possibile, il diritto al lavoro) che è sempre stato precario e concessorio, nonostante gli assunti della nostra Bella Costituzione e grazie agli uomini che in essa dicono di credere senza essere riusciti a concretarla. Non lo dico io, ma gente (e per essa un cantante ‘nuovo’) che si esprime ancora oggi in termini di ...“vorrei un posto a tavola anch’io”. Ma la musica è musica, i concerti sono trastullanti non a caso, i cantanti si esibiscono per un loro cachet. Poi, il mondo vada come vuole. Chiude la canzone in argomento, con un recitativo e sussurato “Non ci credere bella mia, ce la faremo / Non ti addormentare bella mia, ci riscalderemo...”, che non vuol dire niente di concreto, se non in termini intimistici, ma che – guarda caso – ricorda e riecheggia quel “Oh bella ciao” che i resistenti continuano a canticchiare (ricordiamo il Santoro?) anche quando è chiaro che anch’essi fanno parte di un Potere, inquilini non ultimi di un Palazzo, che non è impenetrabile ma che ha la capacità di corrompere e di straniare. Nella circolarità suadente di un giro di note di fisarmonica, il nostro Mannarino dice anche...”ci risveglieremo!”. Ci risveglieremo? Lasciamo stare. Mannarino è anche altro, canta e trastulla bene. Ascoltate anche gli altri suoi pezzi. Dio salvi la musica e i suoi adepti sinceri in un giorno di festa. Per un giorno o per un momento almeno. Altro, a quanto pare, non è possibile. Giuseppe F. Pollutri

2 commenti:

maria ha detto...

Beh, ottima critica... concordo! Decisamente meglio Claudio Lolli! :)
http://www.youtube.com/watch?v=w59ibrZ_7hE

maria ha detto...

Ho inavvertitamente cancellato un pezzo del link... sorry
http://www.youtube.com/watch?v=w59ibrZ_7hE