mercoledì 19 maggio 2010

D’Avalos del Vasto, anno zero

Vasto, sabato 15 di maggio. In un Centro ormai ‘stutato’ - ...nnin li sàcce si mi l’ha fàtte l’ucchije o lu ciurvélle - m’è sembrato di vedere la Marchesa spiare la piazza dallo scuro socchiuso di una finestra del suo Quarto. Spente le luci, deserta la piazza, la città del Vasto ha così festeggiato, ...al meglio che poteva, la notte dei Musei d’Italia. Non posso assicurarlo, ma credo che Donna Ippolita, sposa al Marchese Cesare Michelangelo, serrando la tenda di broccato della sua stanza, avrà versato una signorile lacrima di delusione per gli attuali governanti di Città, di non confessato rimpianto per il suo ultimo Amministratore alle Stanze, l’Archidadamo, notoriamente mandato da invidiosi uomini all’esilio, e relegato in un per lui angusto blog internettiano.
Tra il non saper fare, il fare male o pasticciato, chi ha avuto – turlupinando fiduciosa e malaccorta gente – il mandato di amministare “le cose” della vita pubblica, non ha saputo o potuto far altro che chiuderlo il Palazzo.
Non “Grande Storia Civica” dunque si profila per il Guasto, né Arte e nè Cultura vastarola ci sono o si propongono, ove continui a mancare in chi è votato alle faccende ‘politiche’ una chiara idea di quale sviluppo occorra per questa città, che, come già ho detto, non è più quella d’Histonium e neppure il “guasto” o la gastaldia d’Aymone. Non è di una “qual-cooperativa” per la gestione del tran-tran che ha bisogno la Vasto del Duemila.
Occorre proporre un lucido e nuovo “Progetto Vasto”, perchè si sappia che farne della nostra storia, delle nostre case, vecchie e nuove, dell’incantevole costa d’oro. Una rinnovata “cultura”, fonte di degna vita cittadina prima che di arte e spettacolo, nasce da una proposta ideale e da un concorso d’intenti, e non da una o due conferenze auliche per supponenti addetti ai lavori. In questa nostra Vasto rinasca la voglia di progettare un futuro della città e non semplicemente il proprio; si dia spazio e credito alle idee e agli uomini che hanno voglia e capacità di realizzarle.

Diversamente un mega cartelo “Chiuso”, prima che sul Palazzo, bisognerà metterlo alla Porta che fu Nuova, per una città che si direbbe antica, ma che, da quelle parti, è oggi soltanto vecchia.

Giuseppe F. Pollutri

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