venerdì 24 febbraio 2012

Certe volte do ragione a Celentano.


Avevo undici anni. Con i ragazzi dell’oratorio di San Giuseppe eravamo in campeggio nei pressi della stazione di Palena. Un giorno, dalla casa dove risiedevamo raggiungemmo a piedi il bosco di Sant’Antonio. La distanza era notevole ma tra canzoni, risate e quanto altro può succedere durante una lunga passeggiata in una splendida giornata estiva, nessuno faceva caso alla fatica. Nemmeno i nostri accompagnatori adulti. Uno per tutti il Professor Matassa.
Tra zainetti, borracce, e piccozze, a turno dovevamo portare anche una pesante pietra quadrata che conteneva in un piccolo incavo reliquie di santi. Questa pietra serviva per dire messa. Ogni altare conteneva questo riquadro. Ora probabilmente non deve essere più così, tanto che questa mattina, passando in un vicolo del rione di Santa Maria, ho trovato una di quelle pietre, utilizzata come coperchio di un tombino. Un tombino per la messa a terra di un impianto elettrico. Certo dalla "Messa" alla "messa a terra" il passo "non" è breve, tuttavia ...
Mi è venuto da pensare a Sanremo (il festival, non San Remo il santo). Vuoi vedere, mi sono detto, che Celentano, che io come tanti italiani ho criticato per il suo attacco al clero, aveva ragione?

1 commento:

maria ha detto...

La bellezza e la morale che farei, trarrei da questo suo bel racconto è che non si butta mai niente... nè Celentano e nè le pietre.
Ne tanto meno i ricordi...