giovedì 1 novembre 2012

Almeno, dopo Halloween ... una riflessione.





All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
e l'estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
      Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
      Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
     Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti
contende. senza tomba giace il tuo
sacerdote
, o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t'appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de' buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d'ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l'ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov'io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch'or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l'urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d'ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d'evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l'ossa
col mozzo capo gl'insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l'úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l'immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d'umane
lodi onorato e d'amoroso pianto.
     Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
all'etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a' fasti eran le tombe,
ed are a' figli; e uscían quindi i responsi
de' domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d'anni.
.......................





5 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché, nel finale, la parola "Continua" toglieste?

Anonimo ha detto...

ohi bò. Quante volte ho fato l'errore di pensare di sapere ed invece...
Beh, partendo dal presupposto che, ora, so di non sapere: almeno ad una certa età bisognerebbe rendersene conto. Penso che la sua riflessione mettendo in mezzo questi Sepolcri, sia andata a finire...
Ma su cosa voleva riflettere?
Sul pensiero di Vico; su quello del Foscolo, magari su quello di Pindemonte; su quello cristiano, magari su quello nato sull'onda della rivoluzione francese per cui siamo, dovremmo essere trattati tutti in egual misura...
Non mi dica: era solo una riflessione sul fatto che oggi è ognisanti e domani è il 2 di novembre, giornata in cui, dovremmo commemorare le anime dei fedeli che hanno oltrepassato la soglia dell'eterno riposo?
Oppure, sul fatto che anche per lei, la morte, è la conclusione di tutto, e noi, cerchiamo la nostra immortalità attraverso il culto di una tomba?
Ovviamente, ben distinguendo tra le tombe di chi in vita ha fatto qualcosa e tra chi, invece, ha vissuto e basta senza lasciar traccia alcuna di alcuna poesia nel suo passaggio...
Forse, era meglio una riflessione alla Totò con la sua "A livella".
Un bel dialogo tra il Marchese e lo spazzino che poverino, la sua moglie volle seppellirlo in un luogo in vista del cimitero, indisponendo irrimediabilmente quel "povero" marchese.
Almeno. però, in molti, o molti di più, lo avrebbero compreso.
ohibò!
Mi scusi, riflettevo solamente eh!

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Ieri, invece di andare al cimitero sono stato all'Istituto San Francesco a visitare persone ricoverate. Sbirciando tra le camere ho visto, tra gli altri, un giovane che conosco, colpito da sclerosi multipla. Gli ho chiesto "ma cosa ci fai qui?" E lui mi ha risposto: "Tu cosa ci fai, io ci vivo". Non vado oltre è già la seconda volta che quel giovane mi "consola".

Ciccosan ha detto...

Ce qualcosa di cinico nel suo episodio.
Uno che avendo 364 giorni per visitare ammalati sceglie il 365mo, proprio quello dedicato ai defunti, a cosa fa pensare?
Avesse scelto la Festa della Resurrezione, avrebbe almeno portato coraggio e speranza.
E cosa si deve pensare se ad uno con una malattia terribile come la sclerosi, incontrato in un luogo di sofferenza, gli si chiede "cosa ci fai qui?", come se lo aveste incontrato in una palestra di fitness?
Mi piace molto la prima parte della risposta: "Tu che ci fai qui!".

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Veramente ieri era la "festa" di Ognissanti. Oggi è "la commemorazione dei defunti". Comunque ....