domenica 30 novembre 2014

Cominciate a preparare la tombola.

I miei numeri preferiti sono 7, 11, 19, 21 e 55. I vostri?
Con tutta la gente che da i numeri durante tutto l'anno, c'è bisogno di aspettare le festività natalizie per giocare a tombola? Eppure ....


sabato 29 novembre 2014

Il Malocchio

Una serata inaspettatamente ...... rigenerativa.



Sono stato invitato a Monteodorisio per parlare di un "argomento". 
Mi sono ritrovato a "conversare" con un gruppo di ragazzi attenti e partecipativi che mi hanno accolto come una "Star".
Essi penseranno che io abbia arricchito il loro bagaglio culturale mentre sono sicuro che sono io quello che ha imparato (e goduto) di più in questa serata. 
Il tema dell'incontro interessa loro e non ne parlerò. La loro attenzione, il loro interesse ma soprattutto la loro "freschezza" mi ha ridato "ossigeno", in questo periodo in cui, non solo a me, vine a mancare .... "l'orizzonte".
Sono riusciti a scansare un po' la "siepe" e mi hanno permesso di guardare oltre questa.
Ora non voglio certamente annoiarvi e soprattutto non voglio esternare i miei sentimenti ma voglio solamente farvi partecipi di una mia intima gioia. Tornando a Vasto mi sono guardato dentro e intorno e ... 


 .... mi sono accorto che esistono ancora tante "fonti alternative".
 Si può scegliere tra naturale e frizzante.


P.S. Osserva, caro lettore, la prima foto e l'ultima. Poi .... pensa.

Riconosci il tuo bisnonno?



Sono convinto che la maggior parte delle persone che osservano questa foto non riconosce nemmeno il luogo (Palazzo d'Avalos) figuriamoci se può riconoscere il .... bisnonno.

venerdì 28 novembre 2014

Quelli che ... nel Vasto



Ieri un clacson suona d'avanti al mio studio. Era la bianca Rolls Royce di Gianni. "Devo portarla ad un controllo" - mi dice - "Andiamo e torniamo a piedi". Il meccanico però si trova dopo Pagliarelli (contrada di Vasto). Strana sensazione quella di stare seduto a sinistra del guidatore ma quando ero piccolo con mio nonno portavamo materiali da costruzione nei paesi dell'entroterra e allora molti camion avevano il guidatore a destra.
Sul piazzale dell'officina dove abbiamo lasciato la Rolls ci sono tante "antiche" auto.
Tra queste quello che resta del primo autobus dalla ditta Difonzo. Il meccanico mi ha raccontato la storia di questo "cimenlio" e mi ha anche detto la data a cui risale ma non me la ricordo. Sono negato per i nomi e per le date. 
Partiti per il "cammino" di ritorno ci siamo imbattuti in luoghi strani e .... 
 ... nei colori delle vigne e delle campagne.
Pensare che si parla tanto di natura e poi si lascia quasi completamente all'abbandono il territorio mi fa ridere. 
Mentre camminavamo parlando del più e del meno, abbiamo attraversato bucolici e romantici scorci e scoperto luoghi particolari come una casa in contrada Defenza con almeno 50 cani che ci hanno abbaiato e ringhiato tutti insieme. Una sensazione che non riesco a descrivere. All'altezza dei resti dell'antica chiesa di San Leonardo (che non siamo riusciti a scorgere perché totalmente sommersa dalle canne) ho preso un bastone ed una grossa pietra per difendermi da eventuali "attacchi".
Ma cosa avrei potuto farne di queste "armi" se un cinghiale, nascosto tra i rovi nei pressi di quella che chiamano "pista ciclabile", ci avesse attaccato? Meno male che vedendoci si è nascosto. Qualcuno mi chiederà le prove di questo incontro. A costui rispondo che sono si "particolare" ma non scemo. Mica potevo rimanere li a fotografarlo!
Le ombre della notte cominciavano a calare e l'obbiettivo del mio cellulare ha detto "stop". Abbiamo proseguito verso la Maddalena e, affrontando la salita ci siamo portati sulla "circonvallazione". Da qui ai nostri rispettivi luoghi di arrivo.
A proposito: hanno fatto una cosa che chiamano rotatoria all'incrocio con via Valloncello. Ma hanno pensato ai pedoni? Venendo da nord non ci sono passaggi pedonali né per attraversare via Valloncello né per attraversare la stessa circonvallazione. Se poi, pregando la Madonna, riesci ad attraversare non trovi il marciapiede. Devi camminare sulla "gerbotella". 
Bene! tanto siamo abituati.

giovedì 27 novembre 2014

Nello studio dell'artista.



Ci siamo ritrovati a casa di Italo per "chiacchierare" d'arte. Mentre si dialogava della pittura e delle sue forme, venivano fuori ricordi. Ricordi strani. Ricordi di qualcosa che deve ancora accadere. 
Io mi muovevo come un pesce nell'acquario, fotografando col mio cellulare cose e pose che mi "attraevano" e, come un alunno attento, entravo nei vari argomenti il meno possibile. 
Da tempo propongo a Italo di realizzare una mostra delle sue opere materiche risalenti ai lontani anni Sessanta. E lui continua a ripetermi che non crede che qui a Vasto le capirebbero. Io però insisto.
Magari con l'aiuto di Raffaele e Roberto ci riuscirò. (Non ve lo dico ma ci sono già riuscito)
Mi è piaciuto fotografare Italo e Raffaele in posa, attorno ad un letto vuoto. Come al "capezzale" dell'arte. 
Arte di cui, come succede per il jazz, tutti parlano ma pochi comprendono.

mercoledì 26 novembre 2014

L'amigdala


Sono in tanti quelli che mi "accusano" di essere troppo legato al passato. Non è così. Io "leggo" il passato e ne utilizzo la parte che ritengo buona e positiva per utilizzarla e costruire il "futuro". Io sono abituato ad osservare particolari che altri, probabilmente perché molto più preparati di me, ritengono inutili o insignificanti. Altri ancora, non si accorgono nemmeno delle cose macroscopiche figuriamoci dei particolari. E così, in una giornata che fino ad ora non mi ha mostrato alcunché di "particolare", pubblico uno stralcio di un manifesto che invita a visitare una mostra di pittura.
Questo manifesto è stato apposto in uno spazio remoto e nascosto. Nei pressi dell'edificio che una volta era la "Scuola Civica Musicale". In un luogo una volta ameno ed ora frequentato da ... non so.
Ora quella scuola è stata trasferita in centro. In quella che era la sede dell'Istituto Statale d'Arte e prima ancora dell'Ospedale Civile.
E' bello passare in quell'ambito di "vecchio centro" ed ascoltare le stridule note provenienti dalle finestre di quell'antico edificio, paragonabili a volte al raschio delle unghie sulla lavagna, a volte alla lama del coltello che tormenta un bicchiere. Ancora più bello pensare che, a differenza del passante, chi abita in quella zona ne può "godere" ogni momento della giornata.
Non più, come una volta, in quello sperduto angolo alla periferia della periferia dove l'amigdala non viene sollecitata.
Comunque l'arte continua ad essere proposta in quei luoghi sperduti.
Il manifesto ne è la testimonianza.

martedì 25 novembre 2014

Una rotonda sul ...

Pare che Fred Bongusto abbia scritto la sua "Una rotonda sul mare" osservando la "rotonda" di Vasto Marina, durante una serata al "Terrazzo Ricci". Chissà se passando oggi per Vasto qualche "autore" possa ispirarsi alle rotonde che stanno nascendo. Magari potrebbe intitolarla "Una rotonda dove piace a me". 
Qualcuno mi ricorda che anche io sono un "autore" e nel mio piccolo proporrei "Una rotonda dove serve".
Già, perché, invece di rovinare ulteriormente il centro e realizzare qualcosa che rotondo non è, si potrebbe pensare e, magari, realizzare "rotatorie" dove effettivamente c'è necessità. 
Hai mai pensato all'incrocio tra via dei Conti Ricci e via Madonna dell'Asilo? Questo per fare un solo esempio, perché altrimenti "qualcuno" potrebbe dire che sono buono solo a "protestare". Peggio potrebbe dire: "non si fa mai niente e una volta che si fa qualcosa tutti a criticare".
Qualcun'altro invece, prendendo spunto, mi dirà che si aspettano fondi per spostare la caserma dei Vigili del Fuoco (o delle Paolucci).
Non so perché in questo momento mi viene in mente Picasso. Mi suona onomatopeico, eppure sto ascoltando un disco di Peppino di Capri (Il musicista).
Chissà se Picasso dovendo rappresentare l'improvvisazione lo farebbe con una "rotonda". 



Le pagine della memoria



Le pagine della memoria
QUANDO IL CARRO DI TESPI ARRIVAVA A VASTO
Il teatro itinerante che in tre ore si appronta e in men di due si smonta”

<<I Carri di Tespi girano l'Italia, da nord a sud; traversano paesi e città, si aprono nelle piazze: per una sera o due cantano, recitano. Sedie, cieli come veri, veri mobili, salotti, quadri, fiori, merlature di castelli, pareti di giardino, costumi; portano tutto. Dalle loro quinte escono gli attori, al principio dello spettacolo, come l'ultima meraviglia d'un giocoliere. Carri di Tespi: fascino e sorpresa della provincia italiana, laddove essa diventa non diciamo mandamento, ma comune frazione: remote, ultime derivazioni capillari delle strade che ramificano per valli e campagneI Carri di Tespi sono eleganti: enormi scatole a motore che corrono su strade asfaltate e che, quando si fermano, si trasformano rapide, lucide, in un vero teatro […]>>. Così raccontava, tra l'altro, il noto giornalista Ferdinando Chiarelli nel pregevole articolo dal titolo “Carri di Tespi”, pubblicato nel 1935 sul settimanale Gente Nostra(1).
<<Chi descriverà quel pubblico a sedere, - continuava ancora il Chiarelli - dalle facce cotte non da villeggiatura ma da sole faticato, da vento e intemperie, colletti d'un bianco domenicale, mani corte e gonfie posate sui ginocchi con leggerezza di foglie, occhi vibranti per il riflesso, l'incredulità e l'attenzione; e quel silenzio che dà il senso dell'avvenimento; e quella solennità di atteggiamenti non da spettacolo ma da assemblea; e quello starci tutti, perfino l'uomo dell'elemosina, venti file dietro il Podestà, e il sagrestano, le donne, i vecchi, i ragazzi. Umanità di tali serate in mezzo ad una cornice di case; il tono è di una suprema, guizzante, inconscia e ricettiva intelligenza: serate italiane>>.

Di istituzione fascista, il Carro di Tespi era stato fortemente voluto dal Ministero della Cultura Popolare e dall'Ufficio artistico dell'O.N.D. (Opera Nazionale Dopolavoro) per l'educazione delle masse popolari e con lo scopo di riportare il teatro a contatto delle più umili classi dei lavoratori e per far sorgere il teatro ove non esisteva. Dedicato a Tespi, il più antico poeta tragico (vissuto nel sec. VI a.C.) che la tradizione ricordi, autore della prima separazione di un attore dal coro nella composizione e nella recita delle tragedie, nell'uso della maschera e nel trasporto degli attori su carri (da cui l'espressione “Carro di Tespi”).
Il debutto, riservato ad alte personalità e a gerarchie del partito fascista con l'intervento del Capo del Governo Benito Mussolini, avvenne con successo a piazza del Pincio a Roma il 4 luglio 1929 con l'Oreste di Vittorio Alfieri.
Dopo il positivo esordio nella Capitale, “Il Carro” iniziò una lunga peregrinazione rotabile, di paese in paese, per la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, riscuotendo ovunque grande successo con i suoi spettacoli di prosa. Tra gli interpreti vi erano Emila Varini, Italia Almirante Manzini, Giovanna Scotto, Ettore Berti, Aldo Sivani, Achille Vitti, <<attori di cappa e spada, gente dall'ugola salda e dai polmoni anche>>(2).
Nel 1930 vennero creati altri due Carri di Tespi e un Carro di Tespi Lirico che arrivava ad ospitare quasi 10.000 spettatori e che venne inaugurato, <<in un fantastico scenario da mille e una notte>>(3), a Torre del Lago la sera del 24 agosto con la Bohème di Puccini, diretta da Pietro Mascagni. Il Carro Lirico per le rappresentazioni operistiche fu anche protagonista, negli anni successivi, di una serie di tournée all'estero in Belgio, Albania, Dalmazia, Olanda e Sudamerica. Tra i numerosi attori lirici vi erano: Armando Falconi, Antonio Gandusio, Dina Galli, Paola Borboni, Camillo Pilotto e Giovanni Grasso, considerato il più grande attore tragico siciliano. Direttore artistico dei “Carri” venne nominato Giovacchino Forzano, giornalista, drammaturgo e regista.
A progettare e seguire la costruzione dei Carri di prosa e poi anche del grande Carro Lirico e spingere altri progettisti, tra cui Carlo Giorgetti, alla realizzazione di un terzo teatro viaggiante, la “Nave di Tespi”, mai realizzata, era stato il giovane architetto e scenografo Antonio Valente.

Le prime rappresentazioni del “Carro” a Vasto vennero programmate per il 1931, anno IX dell'era fascista, e precisamente per i giorni 29 e 30 agosto al campo sportivo Aragona, ma furono annullate, <<con grandissimo dispiacere della cittadinanza intera>>(4), per l'impossibilità della compagnia teatrale di raggiungere la città da San Severo a causa delle strade impraticabili per le abbondanti piogge dei giorni precedenti. Erano in programma, per sabato 29, il dramma patriottico Romanticismodi Gerolamo Rovetta; e per domenica 30 Il trionfo d'amore del drammaturgo Giuseppe Giacosa e La medicina di una ragazza malata, commedia in un atto di Paolo Ferrari.

Nei primi giorni di giugno del 1932 un grande manifesto cittadino, firmato dal Podestà del Vasto Pietro Suriani, annunciava pomposamente l'imminente arrivo del Carro di Tespi Lirico con queste parole: <<I Carri di Tespi, che hanno fatto loro il motto mussoliniano “Andare verso il popolo”, sono senza alcun dubbio, una delle più tipiche e perfette istituzioni ideate dal Governo nel campo culturale ed artistico […]. Avere la possibilità e la facilità d'assistere a questi spettacoli di primissimo ordine è una circostanza che non bisogna lasciarsi ad ogni conto sfuggire.

>>(5).
A riguardo dell'esordio del “Carro” a Vasto, così scriveva il corrispondente vastese prof. Antonio Tartaglia sul quotidiano romano La Tribuna<<Viva attesa si nota nella nostra città per il prossimo arrivo del Carro di Tespi Lirico, che darà due grandiosi spettacoli serali con le opere: il 12 luglio la Cavalleria rusticana e i Pagliacci, il 13 laBohème, nel vasto campo sportivo all'Aragona - sito pieno di bellezze naturali. Il Carro di Tespi occuperà uno spazio di 100 metri di lunghezza e di 50 di larghezza. Davanti al grandioso palcoscenico, comodamente, potranno assistere alle rappresentazioni oltre 3.000 persone. Fanno parte del teatro ben 245 persone suddivise nelle varie mansioni artistiche, tecniche, manuali: 30 artisti, di cui 18 uomini e 12 donne, 70 professori d'orchestra, 56 coristi, 9 ballerine, 9 attrezzisti, 16 dirigenti, 40 macchinisti, 15 aiutanti. Vi sono tutti gli elementi per definire monumentale il complesso artistico logistico del Carro. Sulle ferrovie dello stato sarà concesso il ribasso del 50% - riferisce ancora La Tribuna - e le Società automobilistiche Gissana, Maiella e Palmolese hanno disposto anch'esse una congrua riduzione. I biglietti per il viaggio saranno rilasciati dal personale delle stazioni ferroviarie l'11 luglio e dureranno sino al 14 (il giorno precedente la prima rappresentazione al giorno dopo la seconda rappresentazione). I biglietti di ritorno, per essere validi, dovranno portare impresso il timbro della locale sezione del Dopolavoro.
La vendita dei biglietti per i due spettacoli si è iniziata dal 23 giugno e viene effettuata tutte le sere dalle ore 19 alle 21 presso la sede del Fascio nel palazzo Marchesani e la sezione del Dopolavoro in piazza Lucio Valerio Pudente e presso la rivendita dei giornali del sig. Vincenzo Di Lanciano in piazza Diomede. I relativi prezzi sono: posti di orchestra £. 15, posti di platea £. 10, tribune £. 5. Si prevede grande concorso di pubblico, che troverà ogni comodità sia nel vitto sia per l'alloggio, cui da tempo hanno provveduto le autorità anche presso le famiglie.>>(6).
Per la calda estate del 1932 l'avvenimento è eccezionale. Le cronache scrivono addirittura che le due serate <<elevano a dignità di fasti l'attività del Dopolavoro vastese e che segnano con gioia un progresso della nostra città>>(7).
Ampi resoconti si leggono anche sui giornali nei giorni seguenti: <<Favorito dalla mite temperatura e da una gran calma serale, l'inizio delle rappresentazioni del Carro di Tespi Lirico nell'incantevole campo sportivo Aragona è avvenuto iersera lietemente con la Cavalleria Rusticana di Mascagni e i Pagliacci di Leoncavallo. - Scriveva il quotidiano La Tribuna il 15 luglio 1932 - Il teatro all'aperto era letteralmente gremito dal pubblico della nostra città e dall'affluenza dei forestieri che numerosi sono accorsi dai paesi vicini, e cioè da Agnone, Castiglione Messer Marino, Carunchio, San Giovanni Lipioni, Guilmi, Fresa, Lentella, Tufillo, Scerni, Casalbordino, Pollutri, Termoli, Montenero di Bisaccia, Palata, Cupello, Monteodorisio, San Salvo e da molti altri.
Sotto decine e decine di lampadine e potenti riflettori irradianti fasci di luce all'intorno, alle 21 si è dato principio allo spettacolo con la ricchezza dello splendido scenario cui davano risalto gli indovinati effetti di luce, la vivacità dei costumi sfarzosi, la felice interpretazione e la padronanza della scena e la mirabile esecuzione da parte di tutti gli artisti, l'intonazione dei cori, la perfezione dei balli e l'organizzazione (musicale) dell'orchestra diretta dal valoroso maestro Edoardo Vitale. Il successo artistico è stato brillante, dei più vivi, superiore ad ogni aspettativa. Un vero trionfo!>>(8)

Il 1° agosto 1934 il Carro di Tespi Lirico, proveniente dalla vicina Lanciano, fece nuovamente tappa a Vasto, <<accolto dalla fanfara cittadina e con sempre più crescente entusiasmo 
>>(9) per la recita del melodramma in tre atti il Rigoletto di Giuseppe Verdi e nel 1939, alle soglie della seconda guerra mondiale, con la rappresentazione dell'Andrea Chénier di Umberto Giordano.
Nel 1940, l'entrata in guerra dell'Italia comportò anche la scomparsa dei Carri di Tespi. Successivamente con il ritorno alla normalità un'iniziativa simile, anche se in tono minore, venne ripresa nei primi anni '50 dall'Ente nazionale per l'assistenza ai lavoratori (in acronimo ENAL, nato in sostituzione dell'Opera Nazionale Dopolavoro). Il Nuovo Carro di Tespi fece il suo esordio a Vasto con un concerto vocale-sinfonico al Politeama Ruzzi il 3 agosto 1955: <<L'attesa manifestazione artistica del Carro di Tespi Lirico che avrebbe dovuto aver luogo all'aperto, per cause atmosferiche ha trovato una degna cornice nel nostro Cine-Teatro. Il sempre valido ed ammirevole baritono Carlo Galeffi ha dato un saggio delle sue alte qualità liriche interpretando vari brani di uno sceltissimo repertorio. Accanto a lui il soprano Franca Ottaviani, dalla voce vibrante ed armoniosa, il tenore Antonio Pirino, il mezzo soprano Grazia Ciferri e il basso Leo Pudis hanno contribuito colla loro arte, a costruire un senso di magia musicale eseguendo varie romanze e duetti.
L'orchestra, diretta dal maestro Antonio Ruisi, si è fatta apprezzare per alcuni intermezzi, assai sottolineati dal pubblico>>.(10) (b.f.)

_______
  1. Gente Nostra” (organo ufficiale dell'Opera Nazionale Dopolavoro), 4 agosto 1935.
  2. La Stampa”, 21 giugno 1929.
  3. La Stampa”, 24 agosto 1930.
  4. La Tribuna”, 28 agosto 1931.
  5. Manifesto affisso dal Comune di Vasto il 2 giugno 1932.
  6. La Tribuna”, 1° luglio 1932.
  7. Il Popolo di Roma”, 10 luglio 1932.
  8. Sulla cronaca della manifestazione si vedano anche “Il Popolo di Roma”, 14 luglio 1932 e
    Il Giornale d'Abruzzo e Molise”, 15 luglio 1932.
  9. La Tribuna”, 2 agosto 1934.
  10. Histonium” (giornale d'informazione), 16 agosto 1955.


foto:
foto 1) Arch. Antonio Valente, “Carro di Tespi” veduta assonometrica, 1928 (Sistema Archivistico Nazionale)
foto 2) Carro di Tespi Lirico, 1934
foto 3) Il Carro di Tespi Lirico a Vasto, 1° agosto 1934 

lunedì 24 novembre 2014

Scarpasciùdd 2014-1015


SILVAN NON TI CRUCCIARE ...
di Vittorio Patriarchi

sabato 22 novembre, ore 17, campo Incoronata:
DIABLOS    ARCHANGELOS  3-4
arbitro Orazio Di Blasio

DIABLOS (blurosso): Altieri, Lemme, Serafini S, Puddu, Reale, Forgione, Vino, Angiolillo,  Pegna, Battista

ARCHANGELOS (giallonero): Loreta, Lanza, Gabriele, Patriarchi, Sebastiani, Di Marco, D'Angelo, Serafini A, Ronzitti, Sarra( dal 20')

S'incomincia in 10 vs 9 in un clima di limitazione dei danni da parte dei gialli, col solo giovane Andrea 'corriere': e infatti i gialli soccombono presto (c'era da aspettarselo) subito al 6', quando da dx scappa via Reale, cross teso sul 2° palo dove Luigi Angiolillo di piatto corregge facile ed indisturbato, 1-0. Al 13' i blu raddoppiano: il solito 'el cabron' Giovanni Forgione giganteggia a centrocampo, chiede triangolo veloce con Battista e silura il povero Renato a fil di palo dx, 2-0. E' tiro al bersaglio al Lunapark: al 16' ci prova di sinistro Battista e al 18' Lemme, entrambi fuori , e al 19' Pegna smarca bene sulla sx Angiolillo, che sfila via e lascia partire un tiro cross che scheggia la traversa. Al 20' ai gialli si aggrega Sarra che riequilibra lo schieramento, non c'è  il suo zampino  sull'inaspettato 1-2: nella 1a palla in attacco per i gialli,  si giunge ad un corner, battuto sulla sx da Hulk D'Angelo: a centro area, solo soletto il blu Silvano Serafini gira di destro...verso la sua porta ed infila il povero Dino, ' rròbbe 'ca si ci stéve Gogò, e 'mmo' li facève.., e i gialli accorciano 1-2. Nella ripresa, i gialli concretizzano un certo 'riciciliamento', e al 13' pareggiano: D'Angelo imposta per Serafini, che scarta il marcatore e serve per il liberissimo Gogò Ronzitti (che forse si aiuta con il braccio), destro vincente, 2-2, e Silvano, nei panni del ' dimònio con l'occhi di bràgia', che inveisce contro Orazio. Al 19' i blu tornano avanti: è Pegna che verticalizza per Luigi Angiolillo (una delle poche volte che Orazio non gli fischia fuorigioco), scatto fulmineo, e con Loreta in uscita, scucchiaia con un pallonetto e segna un gol che ' fa' ascì l'ùcchie da fòre', 3-2. Ma qui succede qualcosa che manco il ' Sommo ' (da cui ho licenziosamente attinto...) poteva prevedere: al 24' il giallo Lanza traguarda  e spedisce in area blu per la progressione di Michele Sarra, sinistro all'angoletto e 3-3; e al 39' il giallo Gabriele imposta l'azione smistando in area per Serafini sulla dx, assist teso verso sx, dove si fa trovare puntuale Gogò Ronzitti, che insacca il 3-4.  Al 88' il blu Angiolillo 'si compiace' dell'ennesimo fischio 'contro' di Orazio e guadagna la doccia, e  allo scadere, coi  rimasti  9 'dimòni' blu all'arrembaggio traghettati da Silvano 'Caronte', per poco il diavolo non ci mette la coda: Reale in contropiede lancia Forgione in area piccola, destro potente in scivolata, ma l'arcangelo Renatone si prodiga in tuffo e blocca miracolosamente a terra, e ' mmétte lu puéte assòpre a lu dumuònije 'gne Sammicchéle', salvando il  risultato. A fine gara, terzo tempo negli spogliatoi per festeggiare con mignon e spumante le fantastiche 57 albe del mitico Silvano Serafini (peccato che  si ostini a giocare ancora con quel cappello rossonero...). 

Foto di copertina per Silvano Serafini.       

Class. cannonieri: 13 gol: Ronzitti Go  12 gol: Angiolillo   8 gol: Serafini A, Forgione  7 gol: Di Vincenzo  6 gol: D'Angelo   3 gol: D'Adamo P, Sarra   2 gol: Pegna, Stampone   1 gol: Bozzelli, Loreta E, Gabriele, Serafini S   

Abitudine e callo.


Oggi, aspettavo di conferire con qualcuno dell'ufficio servizi in Municipio. Mi intrattenevo nel corridoio guardando su un cumulo di "scartoffie". Mentre guardavo alcuni CD cadono dal mucchio e io educatamente li raccolgo. In quel momento passa il sindaco che, stizzito, chiede ad un impiegato: "che cos'è questa roba?" L'impiegato risponde che è roba da buttare. "Fatelo subito!" esclama irritato il sindaco. 
Stia tranquillo, caro sindaco, io sono abituato a trovarmi nell'immondizia. Ho persino fatto parte della sua giunta municipale.

La buca


Ieri sera, intorno alle venti, una signora anziana, tornando a casa, ha messo piede in una buca ed è caduta. E' intervenuta l'ambulanza e ha trasportato la "sfortunata" all'ospedale.
Ma possiamo parlare di "sfortuna"?
Penso proprio di no, visto che, intorno alle ventuno, un operaio del "Comune" ha provveduto a sistemare (eufemismo) il luogo, ponendo dell'asfalto nella parte più profonda della buca causa dell'incidente.
Pare che ciò sia avvenuto a causa della segnalazione dei Carabinieri.
Ora mi chiedo: "deve prima accadere un incidente, che tutta la collettività sarà chiamata a risarcire, per intervenire?"
Adesso qualcuno non mi venisse a dire che non ci sono soldi e che aspettiamo l'adozione definitiva del piano del "centro storico". Penso basterebbe un monitoraggio della zona e almeno provvedere agli interventi atti alla salvaguardia della pubblica utilità.


domenica 23 novembre 2014

C'era una volta la domenica.



Fino a qualche anno addietro si aspettava la domenica. Si andava a messa e poi ci si intratteneva in piazza o, se era bel tempo, si andava a passeggiare alla Villa Comunale.
Oggi si possono incontrare i più "volenterosi" alla Marina, sparsi per il lungomare, la pista "ciclopedonale" o la riva del mare. 
Gli altri? 
Gli altri non so. Io adesso esco e vedrò.

sabato 22 novembre 2014

Una Dreher a Cicchipallétte.



Il mio amico Ben è una "miniera". Oggi mi ha invitato a bere una Dreher a Cicchipallétte.
Una poesia in dialetto abruzzese "accessibile", pubblicata su Histonium, il 15 ottobre 1949.
Prosit!

W la sposa


Una serie di foto di matrimoni dello studio Di Marco. ... quando il matrimonio era "per sempre".



venerdì 21 novembre 2014

Eternit da collezione


Io che non butto via mai niente, ho recuperato alcuni serbatoi in Eternit per tenerli come memoria storica. 
.... "per non dimenticare".


La storia del "Carlo Della Penna" ... che nessuno vi racconterà.



Di chiacchiere sull'Asilo Carlo Della Penna se ne fanno a bizzeffe ma quando ti capita tra le mani un documento come questo capisci tante cose. 

(Archivio "Ida")

giovedì 20 novembre 2014

Gita turistica



Quando la Società di Mutuo Soccorso degli Operai di Vasto ....
Che belle borse e che bei cappelli.

La morte e la vita

Tu lo guardi e ti chiedi: "ma come ha fatto questa pianta di fico a nascere e crescere dentro un lampione?"

Se non fosse per un mazzo di fiori bianchi finti, posto sullo stesso lampione a ricordare la morte di qualcuno, per il passante il fico sarebbe solo il solito caso di incuria. 
Quel mazzo di fiori bianchi finti però ti porta a pensare.
Li dove è morta una persona, è nata una pianta. E non è nata come ci si aspetta ma in maniera "particolare". Dentro e ripeto dentro un lampione. 
Comunque si guardi, da tutte le angolazioni, ci si accorge che il fico è nato dal lampione, magari da una fessura arrugginita del metallo. 
Perché inaspettatamente una vita umana si è spenta in quel luogo? Perché il fico è nato proprio in quel luogo e in quella condizione? Chi può rispondere?
E' di questi giorni l'esternazione del Professor Umberto Veronesi (il noto oncologo) sulla "inesistenza" di Dio. 
Mi chiedo: "chi può dimostrare l'esistenza o l'inesistenza di Dio se non Dio stesso?" 
Non voglio "ficcarmi", anche perché non ne sono certo all'altezza, in argomenti come la "fede", tuttavia la coincidenza del fico "aggrappato" alla vita, che nient'altro aspetta se non la mano che lo verrà ad estirpare, e la vita "estirpata" in un imprevisto incidente, mi fanno pensare.