giovedì 13 ottobre 2011

Adesso si accapigliano anche per ... San Giuseppe.


Questa immagine di fine Ottocento, rappresenta come era la facciata della Concattedrale San Giuseppe in quel periodo. Dopo varie proposte e vari progetti il prospetto è stato completato nella maniera in cui lo vediamo oggi. Il "bravo" Gravinese (che, in quel periodo, ha realizzato tra l'altro anche una parte del monumento a Rossetti) su richiesta dei committenti oppure di sua sponte, ha realizzato un minuscolo fascio sul copitello di una colonnina (raggio) della "raggiera" del rosone.
Ogni volta si scopre l'acqua calda su questo argomento.

La foto che segue (purtroppo molto rovinata) rappresenta una delle proposte di sistemazione della facciata della chiesa.



A mio modo di vedere: meno male che questo progetto non è stato eseguito.

2 commenti:

Pino Pollutri ha detto...

Non so chi, nel caso, ...si accapiglia. Io no. Personalmente (che pure conoscevo il particolare, per aver dettagliatamente fotografato la facciata della chiesa per certa mia attività connessa all'arte) ho semplicemente e palesemente 'profittato' del leggero stupore con cui si è data la notizia, su quel piccolo fascio littorio presente nella raggiera ricostruita nel Rosone della facciata di San Giuseppe, per dire ancora una volta quanto di buono e di pregevole sia stato fatto a Vasto nel politicamente "famigerato" ventennio. Di là del gusto e/o dell'apprezzamento sullo stile.
In tal senso (e nel merito), vista la competenza, mi sarei aspettato una ripresa delle mie osservazioni (per taluni provocatorie, per proprio manicheismo) da parte di Francesco Paolo D'Adamo. In sintesi: accettare (dibattendola) o confutare (dimostrandolo) la mia tesi che Vasto deve molto urbanisticamente, e se vogliamo metodologicamente, alla società e agli uomini che hanno fatto la storia della città ...nell'Era. E che, al contrario (dimostrazione che la storia degli uomini talvolta è un po' ...gambera), il regime successivo, poco autoritario ma civilmente e civicamente a-morfo e neghittoso, che ha amministrato la città per quasi tutta la seconda metà del '900, è un incredibile esempio di mediocrità civile e di sciatteria falsamente modernista.
Senza aggiungere altro se non che - a mio avviso, certo - il non averne consapevolezza (libera da pregiudizi e liberale nei comportamenti) ci priva della possibilità persino di immaginare con qualche speranza realizzativa il futuro. L'Archidadamo lo sa bene.
Alle volte la storia, se non 'abiurata' per miope e fideistico revanscismo, aiuta a far bene, se non meglio. Essere 'liberali'- caro Paolo - è saper distinguere.
Pino Pollutri

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Caro Pino, se dovessi esprimere un pensiero completo sull'argomento dovrei scrivere un libro. Che l'architettura in Italia (meglio ancora l'urbanistica) si sia fermata al "ventennio" è una mia convinzione. La sciagurata interpretazione del "Futurismo" che ha portato a distruzioni come "la spina di Borgo" a Roma o la "corsea" di Vasto ne sono un piccolo esempio, è una delle poche negatività di quel periodo. Tuttavia non possiamo dire che il "fascio" appare "discretamente". Appare discretamente quello che dimenticato o poco visibile rimane. Ciò che "platealmente" appariva è stato demolito. Vedi i fregi dei Palazzi scolastici di Corso Italia.