lunedì 25 luglio 2011

Mi cita ...

Rena d’estate, di G. F. Pollutri

Non alla merce, non al mercato (la città e l’uomo)

Ce lo dice anche l’archi-D’Adamo (Francescopaolo) nel suo blog, ma è pensiero di molti da non tenere più per sé. Si protesta anche per molto meno, bisognerebbe farlo - a voce alta e forte - anche per un’Amministrazione civica (e lo faccio senza riferimento specifico e per nulla personale per i ‘governanti’ attuali del Vasto) che sta progressivamente snaturando e svilendo il nostro habitat urbanistico e storico. Assurdo, ma questo accade nel mentre s’installa manufatti d’arte là dove il sito non richiederebbe altro che rispetto, cura e ordine, al tempo stesso naturalistico ma anche civile e antropico. Va da sé che aver sfrattato dalla Piazza Rossetti il noto teatrino estivo dei Ferraiolo, e farla poi invadere senza ragione da gazebo e bancarelle da mercato, fa il paio con il massimalistico precetto di aver vietato a lungo ogni possibilità di porre servizi turistici da spiaggia in area SIC alla Marina e continuare a permettere o a non vedere in spiaggia (persino sulla battigia), o a sera sul Lungomare Cordella, il mercato (abusivo e illegale) di ogni tipo di mercanzia (cianfrusaglie e taroccati). Per dirla tutta, se sotto il mio ombrellone devo interrompere ogni cinque minuti la conversazione o la lettura, vuol dire che siamo ormai alla mercé della merce, dei “vu cumprà” e di quelli che con i voti ideologicamente ricevuti o ‘cumprati’ pensano di essere padroni del Palazzo, Comune o Stato, e dunque delle nostre vite individuali e private. Sarà il caso di pensare e dire che più aumenta il ‘libero’ mercato, più si restringe il nostro spazio di autentica libertà individuale.
“Non ci resta che piangere…”, allora? Ci mancherebbe! Occorre proclamare un NO-CittàMercato, farsi promotori per un SI-Piazze, e strade e spiagge, e giardini per quel che sono: un Agorà dove ‘naturalisticamente’ socializzare, passeggiando o sedendo, nella buona stagione anche all’esterno, nella dovuta misura di spazio, d’ingombro e di decoro, a un ristorante o bar e, di quanto in quanto, assieparsi per un concerto, per un comizio, per una processione o un rito. Come Cultura o Storia dell’uomo ‘urbano’ vuole. (Giuseppe F. Pollutri)

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