martedì 15 dicembre 2009

AAA. Insegnante di italiano cercasi. (possibilmente madre lingua)


Turdò scrive a Berlusconi dopo l'aggressione di Milano


VASTO - Antonio Turdò, presidente del Comitato Pro Trignina e responsabile del nuovo movimento politico Italia Unita, scrive al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo l'aggressione che quest'ultimo ha subito a Milano:
"Egregio Presidente Berlusconi, ho visto le immagini che La ritraggono ferito in seguito ad un atto scellerato di un folle nella città di Milano, ieri 13 dicembre 2009. Le voglio esternare sinceramente tutta la mia solidarietà e del mio partito accompagnati da sinceri auguri di pronta guarigione. Noi che siamo nati dalla terra d’Abruzzo e abbiamo potuto vedere come Lei è stato solidale con il nostro popolo, vogliamo esserle vicino con il rispetto che lei merita. A qualche contadino conterraneo che non sa cosa dire , consigliamo vivamente che la miglior cosa, in taluni casi, è il silenzio".

Scusa Antonio ma era necessario.

2 commenti:

maria ha detto...

Aggiungo anche la mia solidarietà al Presidente del Consiglio.
Ma esprimo solidarietà anche per i contadini, anzi esprimo anche invidia nei loro confronti, in quanto se potessi avere, non mille euro al mese, ma un fazzoletto di terra, come diceva mia nonna, da poter coltivare zappare, accudire, forse sarei una persona diversa, di certo più calma, e di certo alla sera, vorrei, avrei diritto di parlare... Trovo rilassante, per quanto ci si spacchi la schiena e ci si riempi le mani di calli, lo zappare la terra, è una cosa che ho fatto, ma sotto i vari caporali di turno, non vale lo sforzo...
Esprimo anche tenerezza per questa lettera...
Non è di certo una lettera scritta per fare bella figura se non per esternare un sentimento...
Ovviamente, pur ribadendo la mia solidarietà nei confronti del Premier, mi tengo a distanza dalle affermazioni del Turdò, non sono in grado ancora di anlizzare, non per la forma ovviamente ma per il contenuto, quanto da lui affermato!

Unknown ha detto...

Non so se in retorica esista una figura che, esaltando una parte di un discorso, ne aggiri la forma per focalizzarne, o meglio, spostarene l'attenzione solo sul contenuto, o meglio ancora, su quella parte del contenuto che, essendo luogo comune, sia da condividersi "obbligatoriamente" .
Neppure la metafora mi pare si fletta a tanto.

Ben venga comunque il plauso di Maria alla fatica del contadino -e chi potrebbe negarlo!-
Sia però consentito anche un cenno di solidarietà, una pacca sulla brossura polverosa e fuori vista della grammatica o della sintassi.
Si tratta solo di un piccolo gesto, sentito, o comunque dovuto, come quello che si fa appoggiando il palmo della mano sulla spalla di un amico in lutto.

Mi si "consenta" anche se non presiedo comitati e partiti.

Cordialmente,