Alla
c.a. On.le Antonio Di Pietro
Presidente I.D.V.
Gissi
lì 11settembre 2012
Oggetto: A PROPOSITO DELLA PROPOSTA DI
GOVERNO DELL’IDV
Egregio
Presidente, dal 15 dicembre u.s. vengo ancora ad approfittare della Sua
cortesia per integrare alcuni concetti che già le avevo esternato nella
precedente lettera.
In
termini generali c’è da salutare con grande entusiasmo la fine della innaturale
alleanza sancita con la foto di Vasto 2011. Non è concepibile che un partito
quale è l’IDV potesse stringere accordi con quei centri di interessi post
democristiani e con una sinistra oramai
omologata che ha smarrito da tempo quegli ideali e quei valori che hanno
costituito la ragione della loro stessa
esistenza. Quelli stanno bene col il
democristiano Casini. Stiano lì.
Per
quanto riguarda il nostro partito , ho letto attentamente la proposta di
Governo che Lei Presidente Di Pietro a voluto renderci partecipi.
Io
mi trovo personalmente d’accordo con quanto Lei ci propone tranne per qualche punto che adesso espliciterò sia a
Lei personalmente che ai referenti che
si occupano di elaborare tutte le segnalazioni che perverranno dagli iscritti e
simpatizzanti.
LEGGE
ELETTORALE
A
mio avviso bisogna porre un limite temporale a tutte le cariche elettive.
L’attività politica intesa come mestiere
deve essere bandita. Essa deve essere svolta da rappresentanti della società
civile che temporaneamente, per un tempo limitato della propria vita
lavorativa, dovranno essere prestati a svolgere tale importante compito.
Trascorso il tempo stabilito ognuno dovrà tornare alle precedenti attività. I
politicanti di mestiere, di solito, hanno una avversione viscerale con il
lavoro. Trovano molto più comodo vendere illusioni con il vantaggio, tra
l’altro di esserne lautamente ricompensati. Di solito non hanno le competenze
necessarie per ricoprire il ruolo. Li sentiamo discutere di tutto lo scibile
umano senza avere conoscenza alcuna dell’argomento in discussione. Penso che
sia giunto il momento di mandarli a casa a lavorare sul serio.
Inoltre,
a mio modesto avviso, bisogna porre sul tappeto
la riduzione dei costi della burocrazia statale. Se è vero quello che si
sente in giro cioè che i costi della politica in Italia superano i costi
complessivi di Francia, Germania e Regno Unito, bisogna tassativamente metterci
mano riducendo tali costi perlomeno alla
spesa di uno solo degli Stati sopra citati. Perciò l’imperativo categorico deve
essere quello del taglio degli emolumenti ai dirigenti dello Stato, delle
innumerevoli auto blu , scorte improprie il più delle volte esibite come status
symbol. Se siamo in Europa ci dobbiamo allineare con i costi dei paesi europei
più evoluti. Non è pensabile che i nostri lavoratori percepiscono i peggiori
salari mentre i nostri dirigenti sono di
gran lunga i più pagati superando gli emolumenti dei colleghi europei
anche di tre o quattro volte pur
offrendo un livello di servizi inaccettabile per un paese civile. E’ una vergogna. Da chi sono ricoperti questi posti?
Esclusivamente da postulanti, raccomandati e trombati alle elezioni privi, il
più delle volte, delle competenze necessarie per ricoprire il ruolo.
ART. 11
COSTITUZIONE
Il
mio atteggiamento riguardo il ritiro del nostro contingente dall’Afganistan è
neutro. Però a mio avviso non bisogna mai partire dalla coda. Si parte sempre
dalla testa. Mi spiego meglio:
Il
partecipare o meno a missioni internazionali dipende dalle politiche che uno
Stato pone in essere. La sottoscrizione dei trattati di partecipazione
all’Alleanza Atlantica e aell’Unione Europea, che tra l’altro Lei chiede di
rafforzare, ci impone di accettarne poi le relative decisioni e non ci permette
certamente di fare come meglio ci
aggrada. Tale sottoscrizione impone evidentemente degli obblighi. Se volessimo attuare quello
che Lei propone, dovremmo ridisegnare tutta la nostra politica estera
scegliendo ad esempio la neutralità del tipo di quella adottata dalla Svizzera o dalla Svezia.
Perciò io penso che la proposta da presentare ai cittadini sia proprio questa:
Noi vogliamo uscire da tutte le alleanze ed unioni sovrannazionali ed adottare
una politica di neutralità. E’ ovvio che il sottoscritto non condividerebbe
tale proposta, però sarebbe
sicuramente più corretta nei
confronti degli elettori.
Altro
tema da me non condiviso è la querelle dei 90 cacciabombardieri F 35. Ne spiego
i motivi:
Noi
(tutti i paesi ad alto tenore di vita) siamo entrati in una crisi endemica
esclusivamente per il fatto della globalizzazione. Non tutti i paesi del mondo
sono in crisi. Sono in forte sviluppo tutti i paesi emergenti, Cina, India,
Brasile Turchia, Corea del Sud, per citare i più importanti. Questi crescono ad
un ritmo di 7,8 punti percentuali per anno. Questo fenomeno, dove i paesi
ricchi perdono punti di PIL e quelli emergenti li guadagnano, è assimilabile al
principio dei vasi comunicanti. Se lei mette in comunicazione due recipienti
contenenti acqua e posti su livelli differenti,
immediatamente si ripristina lo stesso identico livello per entrambi i
contenitori. La globalizzazione sta provocando proprio questo effetto: il
tenore di vita dei paesi ricchi scenderà fino a posizionarsi su un livello
simile a quello dei paesi emergenti che nel frattempo vedranno crescere il
loro. La conseguenza è inevitabile noi dovremo abituarci a questo. Lei mi dirà
ma cosa c’entrano i cacciabombardieri? C’entrano e come, per i motivi
susseguenti:
Lei
sta assistendo come dì altronde tutti noi al fenomeno della
deindustrializzazione del nostro paese. Nel contesto della globalizzazione è un
fenomeno inarrestabile le produzioni andranno verso quei paesi i cui costi
industriali sono enormemente inferiori ai nostri. Per fare un esempio banale,
se io in Italia ho una fabbrica di carpenteria metallica, non riuscirò a lungo
a reggere la concorrenza dei paesi in via di sviluppo. Inevitabilmente dovrò
chiudere l’azienda. Se invece possiedo una fabbrica di F 35 sono al riparo da
qualsivoglia concorrenza perché quell’attività è altissima tecnologia che è
patrimonio soltanto di pochissimi paesi. Se io mi privo anche dell’alta
tecnologia sarò destinato inevitabilmente ad andare a dormire sotto i ponti.
Gli
Stati Uniti e questo lo dico per esperienza personale, da anni non produce più
nulla di prodotti privi di qualsivoglia
contenuto tecnologico. Se Lei gira per gli ipermercati troverà che tutta la
merce esposta o è prodotta in Cina o in India o corea del Sud o Taiwan o ancora
Thailandia. Non ho trovato alcun prodotto made in USA. Però loro hanno il
monopolio delle produzioni tecnologicamente avanzate, questa è la loro reale
forza. Noi dobbiamo prendere esempio
investendo in alta tecnologia. Non c’è altra via. Tutto quello che si
dice di diverso è aria fritta. D’altronde Lei stesso dice che bisogna investire
sul sapere. Quindi, nel caso degli F 35, l’Italia ha ottenuto che la linea di
assemblaggio di questi aerei fosse ubicata in Italia, per la precisione a
Cameri in provincia di Novara. Questo farà sì che migliaia di ingegneri
lavoreranno per almeno 15 anni in questo progetto, acquisendo tra l’altro
conoscenze scientifiche che saranno utilissime nel futuro. Privarsi degli F 35,
a mio avviso, significa cancellare il futuro di migliaia di giovani
acculturati. Questo assolutamente non va fatto. Poi anche a livello economico
l’operazione cancellazione non si dimostra tanto appetibile come si vuole far
credere. Intanto uscire dal programma adesso significa pagare una penale di
almeno un paio di miliardi di Euro, poi i 14 miliardi investiti per il
programma saranno diluiti fino al 2026, cioè in diciotto esercizi in
considerazione del fatto che siamo entrati nel programma nel 2008
Vale
a dire circa 800 milioni di Euro all’anno. Per inciso la Difesa per il 2012
spenderà per il programma F 35, 550 milioni di Euro. Non le pare più corretto
tagliare, dal gigantesco parco delle auto blu, 30.000 auto e risparmiare così 1
miliardo di Euro/anno?
A
sostegno della mia tesi voglio citarLe un esempio molto calzante. Lo sa Lei
qual è il successo industriale più grande ottenuto dall’Europa negli ultimi
Anni? Le do la risposta: il Consorzio Airbus Industrie partecipato da Germania,
Francia, Regno Unito e Spagna: Noi stupidamente,all’epoca, non entrammo,
commettendo di conseguenza un errore colossale. Ebbene, tale consorzio è
diventato il primo costruttore mondiale di
aerei ( oltre 500 all’anno ) e con un portafoglio ordini di almeno 4500
aeromobili. Tali numeri fanno si che più di un milione di europei vi lavorano avendo anche ottime prospettive
per il futuro in considerazione dell’espansione del traffico aereo che si sta
verificando in questi anni.
RIFORMA
FISCALE
Questo
argomento , a mio avviso, meritava di essere trattato in modo più diffuso in considerazione dell’impatto che ha sulla
nostra vita di tutti i giorni.
La
corruzione e l’evasione fiscale ha raggiunto livelli tali da non essere più
umanamente sopportabili. Queste pratiche illegali si sono così diffuse nel
tempo diventando, oramai, consuetudini così affermate in maniera tale da far
affermare una Costituzione materiale in maniera tale che quella formale serve
solo come oggetto di studio per gli studenti delle facoltà giuridiche ed
economiche.
In
questo contesto di degrado l’art. 1 va letto nella maniera seguente:
L’Italia è una repubblica
democratica fondata sulla corruzione e sull’evasione fiscale.
La responsabilità appartiene
alle classi dominanti che la esercitano
in nome e per conto di evasori, corrotti e corruttori.
E’
insopportabile che il 40-50% del PIL sia prodotto in nero, con conseguente
evasione dell’IVA per un ammontare di 130-160 mld di Euro (fonte Banca
d’Italia).
E’
insopportabile che i lavoratori dipendenti e pensionati (31 Milioni) contribuiscono
per l’88% dell’intero gettito IRPEF e che
12% possieda dell’80% dei beni del nostro Paese.
Il
problema, come ho già scritto nelle precedenti lettere, va affrontato in modo
drastico con la proposizione della detraibilità
fiscale di tutte le spese così come fanno i paesi più evoluti fra i quali gli
Stati Uniti d’America.
Si
otterrebbero così facendo i seguenti vantaggi:
1) Recupero di gran parte dell’IVA evasa;
2)
Restituire mediamente ai 31 milioni di
lavoratori dipendenti e pensionati circa 6000 € per anno;
3)
Immissione nel circuito dei consumi almeno 180
miliardi di Euro.
4)
Crescita economica dovuta ai maggiori consumi;
5)
Grandi benefici sul fronte della corruzione in
quando diventerebbe molto più difficile l’occultamento di somme di provenienza
illecita;
6)
Grandiosa crescita dei consensi per il Partito
proponente. La gente vuole soltanto questo.
Il
sottoscritto sfida chiunque a sostenere il contrario.
Questo
è l’unico sistema per ridare fiducia ai cittadini che oramai non hanno più
alcuna illusione per quanto riguarda il proprio futuro.
SANITA’
A
mio avviso la fonte principale di sprechi deriva dall’ intreccio di interessi
tra sanità pubblica e sanità privata. Nella pratica il settore privato è
concorrente di quello pubblico pur essendo da quest’ultimo finanziato.
Buon
senso vorrebbe che se lo Stato e le Regioni decidessero di finanziare la sanità privata, ad esempio nel campo della
diagnostica, si dovrebbero sbarazzare delle loro strutture in modo da lasciarne
operante soltanto una. Solo così si avrebbe un tangibile risparmio. Invece cosa
fanno? Finanziano il privato mettendosi poi in concorrenza con questi. E’ come
se la FIAT desse un contributo a chi acquista autovetture Volkswagen. Assurdo.
Eppure questo è quello che succede nella nostra sanità. Mi spiego meglio. Se il
sottoscritto per una TAC si reca da Potito a Campobasso, la regione Abruzzo ne
pagherà il costo che ad esempio sarà di
500 €. Se io decidessi di operarmi in una struttura privata, la Regione pagherà sia il costo dell’intervento che
quello della degenza per importi pari a migliaia di Euro. Se invece mi servissi
della struttura pubblica, la Regione spenderebbe pochissimo dato che già
possiede le strutture, i macchinari ed il personale necessario a soddisfare la
richiesta. C’è da aggiungere poi che questi lavorano con ritmi assolutamente
non paragonabili a quelli dei privati. Quindi succede quello che proviamo sulla nostra pelle tutti i giorni: tempi lunghissimi di attesa,
pur possedendo mezzi in grado, se impiegati correttamente, di soddisfare 10
volte la normale richiesta, di conseguenza i pazienti sono costretti ad
emigrare presso le strutture private con la conseguenza di raddoppiare
praticamente i costi. La proposta quindi è questa:
Razionalizzare
l’offerta in modo da non creare
sovrapposizioni. Se la Regione decidesse ad esempio, che non è conveniente
economicamente gestire una certa attività, dovrà cedere questa al privato, che
si dovrà accollare sia la struttura sia
il personale. Soltanto così si taglierebbero effettivamente i costi.
In
conclusione, caro Presidente, questi sono gli argomenti da approfondire e
magari inserire nella Proposta.
Per
quanto riguarda le alleanze, io penso che la costituzione di un polo di non
allineati sia la cosa più intelligente da fare, rimarcando comunque le
differenze fra l’IDV e gli altri. Noi siamo il nuovo e l’innovativo. Gli altri
invece, chi più e chi meno, rappresentano sempre il passato e tendenzialmente
tenderanno sempre a rimarcare ed adottare atteggiamenti oramai sconfitti dalla
storia.
In
questo contesto l’IDV deve assolutamente crescere in termini di consensi. Lo
può fare se si sponsorizzassero quei temi che ho trattato poc’anzi. Solo con il
partito attestato almeno sul 15% dei consensi si potrà sperare in un vero
cambiamento. Se così non sarà, noi resteremmo ai margini della vita politica
italiana con la conseguenza che tutto quello che diremo sarà valutato come
abbaiare alla Luna.
Scusandomi
per il tempo che le rubo, voglia, Presidente Di Pietro, accettare i miei
attestati di stima più sinceri salutandoci con un arrivederci a Vasto.
Mario Ciancaglini