giovedì 20 settembre 2012

Una lunga lettera a Di Pietro.


Alla c.a. On.le Antonio Di Pietro
                                                                                            Presidente I.D.V.
Gissi lì 11settembre 2012

Oggetto: A PROPOSITO DELLA PROPOSTA DI  GOVERNO DELL’IDV

Egregio Presidente, dal 15 dicembre u.s. vengo ancora ad approfittare della Sua cortesia per integrare alcuni concetti che già le avevo esternato nella precedente lettera.
In termini generali c’è da salutare con grande entusiasmo la fine della innaturale alleanza sancita con la foto di Vasto 2011. Non è concepibile che un partito quale è l’IDV potesse stringere accordi con quei centri di interessi post democristiani  e con una sinistra oramai omologata che ha smarrito da tempo quegli ideali e quei valori che hanno costituito la ragione  della loro stessa esistenza.  Quelli stanno bene col il democristiano Casini. Stiano lì.
Per quanto riguarda il nostro partito , ho letto attentamente la proposta di Governo che Lei Presidente Di Pietro a voluto renderci partecipi.
Io mi trovo personalmente d’accordo con quanto Lei ci propone tranne per  qualche punto che adesso espliciterò sia a Lei personalmente che ai referenti  che si occupano di elaborare tutte le segnalazioni che perverranno dagli iscritti e simpatizzanti.

           LEGGE ELETTORALE

A mio avviso bisogna porre un limite temporale a tutte le cariche elettive. L’attività  politica intesa come mestiere deve essere bandita. Essa deve essere svolta da rappresentanti della società civile che temporaneamente, per un tempo limitato della propria vita lavorativa, dovranno essere prestati a svolgere tale importante compito. Trascorso il tempo stabilito ognuno dovrà tornare alle precedenti attività. I politicanti di mestiere, di solito, hanno una avversione viscerale con il lavoro. Trovano molto più comodo vendere illusioni con il vantaggio, tra l’altro di esserne lautamente ricompensati. Di solito non hanno le competenze necessarie per ricoprire il ruolo. Li sentiamo discutere di tutto lo scibile umano senza avere conoscenza alcuna dell’argomento in discussione. Penso che sia giunto il momento di mandarli a casa a lavorare sul serio.
Inoltre, a mio modesto avviso, bisogna porre sul tappeto  la riduzione dei costi della burocrazia statale. Se è vero quello che si sente in giro cioè che i costi della politica in Italia superano i costi complessivi di Francia, Germania e Regno Unito, bisogna tassativamente metterci mano riducendo tali costi  perlomeno alla spesa di uno solo degli Stati sopra citati. Perciò l’imperativo categorico deve essere quello del taglio degli emolumenti ai dirigenti dello Stato, delle innumerevoli auto blu , scorte improprie il più delle volte esibite come status symbol. Se siamo in Europa ci dobbiamo allineare con i costi dei paesi europei più evoluti. Non è pensabile che i nostri lavoratori percepiscono i peggiori salari mentre i  nostri dirigenti sono di gran lunga i più pagati superando gli emolumenti dei colleghi europei anche  di tre o quattro volte pur offrendo un livello di servizi inaccettabile per un paese civile.  E’ una vergogna.  Da chi sono ricoperti questi posti? Esclusivamente da postulanti, raccomandati e trombati alle elezioni privi, il più delle volte, delle competenze necessarie per ricoprire il ruolo.

          ART. 11 COSTITUZIONE

Il mio atteggiamento riguardo il ritiro del nostro contingente dall’Afganistan è neutro. Però a mio avviso non bisogna mai partire dalla coda. Si parte sempre dalla testa. Mi spiego meglio:
Il partecipare o meno a missioni internazionali dipende dalle politiche che uno Stato pone in essere. La sottoscrizione dei trattati di partecipazione all’Alleanza Atlantica e aell’Unione Europea, che tra l’altro Lei chiede di rafforzare, ci impone di accettarne poi le relative decisioni e non ci permette certamente  di fare come meglio ci aggrada. Tale sottoscrizione impone evidentemente  degli obblighi. Se volessimo attuare quello che Lei propone, dovremmo ridisegnare tutta la nostra politica estera scegliendo ad esempio la neutralità del tipo di quella  adottata dalla Svizzera o dalla Svezia. Perciò io penso che la proposta da presentare ai cittadini sia proprio questa: Noi vogliamo uscire da tutte le alleanze ed unioni sovrannazionali ed adottare una politica di neutralità. E’ ovvio che il sottoscritto non condividerebbe tale proposta, però sarebbe  sicuramente  più corretta nei confronti degli elettori.
Altro tema da me non condiviso è la querelle dei 90 cacciabombardieri F 35. Ne spiego i motivi:
Noi (tutti i paesi ad alto tenore di vita) siamo entrati in una crisi endemica esclusivamente per il fatto della globalizzazione. Non tutti i paesi del mondo sono in crisi. Sono in forte sviluppo tutti i paesi emergenti, Cina, India, Brasile Turchia, Corea del Sud, per citare i più importanti. Questi crescono ad un ritmo di 7,8 punti percentuali per anno. Questo fenomeno, dove i paesi ricchi perdono punti di PIL e quelli emergenti li guadagnano, è assimilabile al principio dei vasi comunicanti. Se lei mette in comunicazione due recipienti contenenti acqua e posti su livelli differenti,  immediatamente si ripristina lo stesso identico livello per entrambi i contenitori. La globalizzazione sta provocando proprio questo effetto: il tenore di vita dei paesi ricchi scenderà fino a posizionarsi su un livello simile a quello dei paesi emergenti che nel frattempo vedranno crescere il loro. La conseguenza è inevitabile noi dovremo abituarci a questo. Lei mi dirà ma cosa c’entrano i cacciabombardieri? C’entrano e come, per i motivi susseguenti:
Lei sta assistendo come dì altronde tutti noi al fenomeno della deindustrializzazione del nostro paese. Nel contesto della globalizzazione è un fenomeno inarrestabile le produzioni andranno verso quei paesi i cui costi industriali sono enormemente inferiori ai nostri. Per fare un esempio banale, se io in Italia ho una fabbrica di carpenteria metallica, non riuscirò a lungo a reggere la concorrenza dei paesi in via di sviluppo. Inevitabilmente dovrò chiudere l’azienda. Se invece possiedo una fabbrica di F 35 sono al riparo da qualsivoglia concorrenza perché quell’attività è altissima tecnologia che è patrimonio soltanto di pochissimi paesi. Se io mi privo anche dell’alta tecnologia sarò destinato inevitabilmente ad andare a dormire sotto i ponti.
Gli Stati Uniti e questo lo dico per esperienza personale, da anni non produce più nulla  di prodotti privi di qualsivoglia contenuto tecnologico. Se Lei gira per gli ipermercati troverà che tutta la merce esposta o è prodotta in Cina o in India o corea del Sud o Taiwan o ancora Thailandia. Non ho trovato alcun prodotto made in USA. Però loro hanno il monopolio delle produzioni tecnologicamente avanzate, questa è la loro reale forza. Noi dobbiamo prendere esempio  investendo in alta tecnologia. Non c’è altra via. Tutto quello che si dice di diverso è aria fritta. D’altronde Lei stesso dice che bisogna investire sul sapere. Quindi, nel caso degli F 35, l’Italia ha ottenuto che la linea di assemblaggio di questi aerei fosse ubicata in Italia, per la precisione a Cameri in provincia di Novara. Questo farà sì che migliaia di ingegneri lavoreranno per almeno 15 anni in questo progetto, acquisendo tra l’altro conoscenze scientifiche che saranno utilissime nel futuro. Privarsi degli F 35, a mio avviso, significa cancellare il futuro di migliaia di giovani acculturati. Questo assolutamente non va fatto. Poi anche a livello economico l’operazione cancellazione non si dimostra tanto appetibile come si vuole far credere. Intanto uscire dal programma adesso significa pagare una penale di almeno un paio di miliardi di Euro, poi i 14 miliardi investiti per il programma saranno diluiti fino al 2026, cioè in diciotto esercizi in considerazione del fatto che siamo entrati nel programma nel  2008
Vale a dire circa 800 milioni di Euro all’anno. Per inciso la Difesa per il 2012 spenderà per il programma F 35, 550 milioni di Euro. Non le pare più corretto tagliare, dal gigantesco parco delle auto blu, 30.000 auto e risparmiare così 1 miliardo di Euro/anno?
A sostegno della mia tesi voglio citarLe un esempio molto calzante. Lo sa Lei qual è il successo industriale più grande ottenuto dall’Europa negli ultimi Anni? Le do la risposta: il Consorzio Airbus Industrie partecipato da Germania, Francia, Regno Unito e Spagna: Noi stupidamente,all’epoca, non entrammo, commettendo di conseguenza un errore colossale. Ebbene, tale consorzio è diventato il primo costruttore mondiale di  aerei ( oltre 500 all’anno ) e con un portafoglio ordini di almeno 4500 aeromobili. Tali numeri fanno si che più di un milione di europei  vi lavorano avendo anche ottime prospettive per il futuro in considerazione dell’espansione del traffico aereo che si sta verificando in questi anni.
  
           RIFORMA FISCALE

Questo argomento , a mio avviso, meritava di essere trattato in modo più diffuso  in considerazione dell’impatto che ha sulla nostra vita di tutti i giorni.
La corruzione e l’evasione fiscale ha raggiunto livelli tali da non essere più umanamente sopportabili. Queste pratiche illegali si sono così diffuse nel tempo diventando, oramai, consuetudini così affermate in maniera tale da far affermare una Costituzione materiale in maniera tale che quella formale serve solo come oggetto di studio per gli studenti delle facoltà giuridiche ed economiche.
In questo contesto di degrado l’art. 1 va letto nella maniera seguente:
L’Italia è una repubblica democratica fondata sulla corruzione e sull’evasione fiscale.
La responsabilità appartiene alle classi  dominanti che la esercitano in nome e per conto di evasori, corrotti e corruttori.
E’ insopportabile che il 40-50% del PIL sia prodotto in nero, con conseguente evasione dell’IVA per un ammontare di 130-160 mld di Euro (fonte Banca d’Italia).
E’ insopportabile che i lavoratori dipendenti e pensionati (31 Milioni) contribuiscono per l’88% dell’intero gettito IRPEF e che  12% possieda dell’80% dei beni del nostro Paese.
Il problema, come ho già scritto nelle precedenti lettere, va affrontato in modo drastico con la proposizione della detraibilità fiscale di tutte le spese così come fanno i paesi più evoluti fra i quali gli Stati Uniti d’America.
Si otterrebbero così facendo i seguenti vantaggi:

1)     Recupero di gran parte dell’IVA evasa;
2)     Restituire mediamente ai 31 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati circa 6000 € per anno;
3)     Immissione nel circuito dei consumi almeno 180 miliardi di Euro.
4)     Crescita economica dovuta ai maggiori consumi;
5)     Grandi benefici sul fronte della corruzione in quando diventerebbe molto più difficile l’occultamento di somme di provenienza illecita;
6)     Grandiosa crescita dei consensi per il Partito proponente. La gente vuole soltanto questo.
Il sottoscritto sfida chiunque a sostenere il contrario.
Questo è l’unico sistema per ridare fiducia ai cittadini che oramai non hanno più alcuna illusione per quanto riguarda il proprio futuro.
           
      SANITA’

A mio avviso la fonte principale di sprechi deriva dall’ intreccio di interessi tra sanità pubblica e sanità privata. Nella pratica il settore privato è concorrente di quello pubblico pur essendo da quest’ultimo finanziato.
Buon senso vorrebbe che se lo Stato e le Regioni decidessero di finanziare  la sanità privata, ad esempio nel campo della diagnostica, si dovrebbero sbarazzare delle loro strutture in modo da lasciarne operante soltanto una. Solo così si avrebbe un tangibile risparmio. Invece cosa fanno? Finanziano il privato mettendosi poi in concorrenza con questi. E’ come se la FIAT desse un contributo a chi acquista autovetture Volkswagen. Assurdo. Eppure questo è quello che succede nella nostra sanità. Mi spiego meglio. Se il sottoscritto per una TAC si reca da Potito a Campobasso, la regione Abruzzo ne pagherà  il costo che ad esempio sarà di 500 €. Se io decidessi di operarmi in una struttura privata, la Regione  pagherà sia il costo dell’intervento che quello della degenza per importi pari a migliaia di Euro. Se invece mi servissi della struttura pubblica, la Regione spenderebbe pochissimo dato che già possiede le strutture, i macchinari ed il personale necessario a soddisfare la richiesta. C’è da aggiungere poi che questi lavorano con ritmi assolutamente non paragonabili a quelli dei privati. Quindi succede  quello che proviamo sulla nostra pelle  tutti i giorni: tempi lunghissimi di attesa, pur possedendo mezzi in grado, se impiegati correttamente, di soddisfare 10 volte la normale richiesta, di conseguenza i pazienti sono costretti ad emigrare presso le strutture private con la conseguenza di raddoppiare praticamente i costi. La proposta quindi è questa:
Razionalizzare l’offerta in modo  da non creare sovrapposizioni. Se la Regione decidesse ad esempio, che non è conveniente economicamente gestire una certa attività, dovrà cedere questa al privato, che si dovrà accollare  sia la struttura sia il personale. Soltanto così si taglierebbero effettivamente i costi.
In conclusione, caro Presidente, questi sono gli argomenti da approfondire e magari inserire nella Proposta.
Per quanto riguarda le alleanze, io penso che la costituzione di un polo di non allineati sia la cosa più intelligente da fare, rimarcando comunque le differenze fra l’IDV e gli altri. Noi siamo il nuovo e l’innovativo. Gli altri invece, chi più e chi meno, rappresentano sempre il passato e tendenzialmente tenderanno sempre a rimarcare ed adottare atteggiamenti oramai sconfitti dalla storia.
In questo contesto l’IDV deve assolutamente crescere in termini di consensi. Lo può fare se si sponsorizzassero quei temi che ho trattato poc’anzi. Solo con il partito attestato almeno sul 15% dei consensi si potrà sperare in un vero cambiamento. Se così non sarà, noi resteremmo ai margini della vita politica italiana con la conseguenza che tutto quello che diremo sarà valutato come abbaiare alla Luna.
Scusandomi per il tempo che le rubo, voglia, Presidente Di Pietro, accettare i miei attestati di stima più sinceri salutandoci con un arrivederci a Vasto.
                             Mario Ciancaglini

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