venerdì 1 marzo 2013

Il ragionevole dubbio


Le "esternazioni" del Dottor Lucio Achille Gaspari che definisce la sua terra d'origine "un postaccio in cui non metterò mai più un piede", dopo aver suscitato in me una immediata e forte indignazione, come spesso mi capita, ha aperto la mia mente ad un ragionamento.
Il Dottor Lucio, figlio di Remo Gaspari, inutile ribadire importantissimo uomo politico della nostra terra, giustamente riterrà l’operato del suo genitore valido e ben fatto a tal punto che si è presentato ai suoi elettori con lo slogan “Una storia che continua”.
Non è il caso di scomodare Marshall McLuhan per capire dove il Dottor Gaspari ha sbagliato e nemmeno mia intenzione dare lezioni di “comunicazione” soprattutto inerenti la campagna elettorale. Tuttavia pensare di poter prendere i voti per “riconoscenza”, di questi “momenti”, mi sembra assai azzardato se non addirittura stupido.
I tempi sono cambiarti, si guarda (e nemmeno con tanta attenzione) solo al presente e del futuro se ne parla in maniera confusa, con sfiducia e con timore. Figuriamoci se ci si rapporta col passato. La “riconoscenza” poi …
Mi chiedo però, perché per riconoscenza all’Onorevole Remo Gaspari  si dovrebbe votare il figlio (e qui non mi avventuro nelle solite similitudini “ittiche”).
Oggi che, come Grillo ha dimostrato (e se vogliamo anche Berlusconi), la comunicazione è altra, ben diverse “motivazioni” spingono l’elettore alla scelta nel voto e quindi non basta essere “solo” il “figlio di” per essere eletto. Se almeno avesse in questi anni frequentato (realmente) questo “postaccio”, il Dottor Lucio Gaspari si sarebbe accorto che il mondo di cui si è “occupato” suo padre è molto (nel bene e nel male) cambiato.
E qui il “ragionevole dubbio”: ma siamo sicuri che le scelte fatte per lo sviluppo del nostro territorio siano state quelle giuste? E se si, siamo sicuri che le modalità per il raggiungimento del fine siano state corrette? E ancora, siamo sicuri che senza i nostri “importanti” politici non si sarebbe giunti al medesimo sviluppo? E se si, siamo sicuri che le persone “poste” a ricoprire certi ruoli siano state (o sono) quelle giuste? Si potrebbe aggiungere tanto altro e il “ragionevole dubbio”, vi sarete accorti, si moltiplica in tanti “ragionevoli dubbi” ma lascio a voi, se ne avete voglia, il gusto di “pensare”. Io finirei subito col parlare di raccomandazioni, clientelismo, assistenzialismo … meglio di no.
Signor Lucio, meglio lo slogan: “Una storia che cambia” ... (naturalmente con idee e apertura mentale e non come la “Vasto cambia” di un suo concittadino). 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Lucido! Lucido! Lucido! Ed aggiungo, oltretutto: Spataro (mio padre mi raccontava) era solito dire: "La riconoscenza è una pianta che va innaffiata tutti i giorni!" Anche se una qualche "reviviscenza" si fosse potuta basare sulla "riconoscenza", quale sarebbe stato l'inaffiatoio del figlio di Remo Gaspari???
Massimo

maria ha detto...

Qualcuno, avrebbe potuto anche dirglielo che le cose non funzionavano più così come ai tempi di suo padre...
Eh, poverino, lui, basava tutto su questo!
Architetto, ma perchè non ho letto nulla sulle dichiarazioni di Borghezio e di Sgarbi, tanto per citare due nomi famosi che hanno offeso la terra d'Abruzzo?
Mi sono persa qual'cosa?
Mo, sembra un caso di stato 'sta esternazione del Lucio della situazione?!
E perchè non sarebbe il caso di continuare a parlare di raccomandazioni, clientelismo ecc.: crede forse sia un metodo morto?
Forse, è solo divenuto silente...

maria ha detto...

l'apostrofo, mi è decisamente scappato pensando ai vecchi tempi...
Chiedo scusa alla lingua italiana tutta!!!
Pure a quella dialettale...
Cavoletti! :)