martedì 5 marzo 2013

Riflessioni nostre, sulla gente politica e sulla società civile



Di Giuseppe Pollutri

    Un Di Pietro che cade (... prende, o si tiene, le sue robe e se ne va, ... anzi no: che sino all’autunno “si congela” nel ruolo). Il residuale tappeto logato dei “Valori”. Il valore vero delle idealità civiche.
Eh, la gente! Ah ...il popolo! Oh ...i vastesi che, tutti insieme, di riffa o di raffa, se lo sono cullato o comunque tenuto caro e applaudito nel cittadino “Cortile” del D’Avalos, annualmente moquettato e mai riacciottolato per quella ‘produttiva’ tre giorni, una volta l’anno. Che ne è del Di Pietro Tonino, il pre-grillino senza la vis comica e spettacolante del Beppe, per quanto comico nel suo dire, alle volte, persino a sua insaputa lo fosse? Sparito. Infoibato nella fossa guatemalteca dell’altro magistrato in libera uscita dal ruolo. Azzerato lui con tutta quella che si credeva l’Italia “dei Valori”, quelli che Bersani e Vendola, per piaggeria o per tornaconto elettorale, fingevano (che altro pensare?) di non avere. La “foto di Vasto” è quella, seppure, in fondo, solo un’instanea giornalistica. Resta nei media e nella nostra memoria. Eppure, è bastato un volo dritto e teso di ...Gabanelli in tv, o una barba un po’ così, d’Ingroia, pseudo-magistrato o politico-ammagistrato, impalcato già nelle sue “settembrate feste” da Tonino - a farlo precipitare del tutto. Legarsi piedi e mani alla zattera messa su dal ‘rivoluziario’ magistrato palermitano in opportunistica aspettativa, e dei persistenti “Rifondanti”, degli ostinati “Comunisti operaisti”, dei “Verdi” bonelliani che più non ridono, o non più di tanto, non lo hanno fatto approdare, neppure da naufrago, o come una bottiglia gettata in mare e giunta a riva fra alghe marce e ...scogne, nel nuovo Parlamento. Per quel che, a tal punto, poco o niente avrebbe potuto contare...
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Traccia del nostro eroe e del suo dirsi “dei Valori”, in realtà, da noi ancora esiste e persiste. Alla Marina del Vasto, in quell’indicibile e indecente ciarpame posato sulla sabbia-sterrato che rappresenta l’ingresso accattone al Luna Park, in servizio estivo e in parcheggio comunal-concesso anche d’inverno. Un misero e accatone riciclo (...predestinazione, chissà) delle sue spocchiose  moquettature del Cortile nostro, prestato in città alle sue performance guasto-settembrine. E’ ancora e sempre nel noto panta-rei eracliteo, accade nella ordinaria decadenza e persistenza a mo’ di rovine, di tutto e di tutti... Ma mentre (è cronaca di ieri) Antonio Di Pietro si diceva lì, sulla sponda del fiume, non si sa quale, in attesa di vedere passare nella corrente il cadavere del suo nemico giurato Berlusconi, è finita che “quel signore che io lo sfascio”, è ancora democraticamente in ballo... Lui, Tonino da Montenero di B., con tutto suo Movimento, è finito con l’essere visibile soltanto su pezze logate, buone soltanto a far da miserevole tappeto a chi, grandi e piccoli, vogliono soltanto ridere e svagarsi a sera, d’estate, attorno e dentro ad una giostra che gira, gira intorno.
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Eh  sì... Siamo oggi ad “altro giro, altra corsa”. Con altri e diversi protagonisti della vita pubblica, che per gioco o scelta democratica si apprestano a salvare, o a portare definitivamente alla rovina, la vita nostra. Le similitudini e le metafore sono varie e tante e, direi, di non dispiacerci più di tanto per un Di Pietro che già conosce il suo personale tramonto politico... Resta in tutto questo, in una “storia che non insegna”, la lezione, una volta ancora, a non dare troppa attenzione e credito a chi si fa  “tribuno della plebe”. Se non per altro, perchè nel tempo moderno, almeno questo ci sia riconosciuto: plebe (o tappeto, o moquette, per i piedi dei potenti &possidenti) più non siamo.
Se è vero che “le idee camminano sulle gambe di un uomo”, è altrettanto evidente che sono le idee che negli uomini e nei popoli danno impulso al fare e al procedere. Suffraghiamo, supportiamo dunque le idee, ... possibilmente quelle che valgono a indicare una strada, quelle che individuano un mezzo  utile al cammino,  ... non quelle che ci portano sterilmente ad odiare e avversare. Le idee sane e produttive, libere e liberali... Le idealità democraticamente scelte e a ragione professate, con personale e civica passione interpretate, sono quelle che rendono ogni cittadino, e non solo di chi si pone in alto, sul palco di una piazza (...o di un Cortile) e nel Palazzo, una Persona di cui avere stima e rispetto, in vita e ancor dopo.
Giuseppe F. Pollutri 

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