martedì 30 novembre 2010

Ciao "Mario".


Quella sera Mario, che odiava essere chiamato “maestro”, mangiò di tutto. Arrivo a chiedere cosa fossero quelle bustine marroni nel piattino sul tavolo. Erano le salviette per detergere le mani dopo aver mangiato il pesce. Avrebbe mangiato anche quelle. Dopo uno scherzo telefonico fatto a Cinzia Leone, scherzo ordito da Federico Zampaglione e Claudia Gerini, cominciammo a parlare delle sue opere e mi “scappò” di chiedergli notizie su un suo vecchio film che non avevo mai visto. Reagì, come si reagisce a Roma, in maniera simpaticamente burbera, rimproverandomi del fatto che non amava parlare del passato, specie del passato remoto. Voleva parlare del futuro e di tutte le cose che aveva in mente di fare. Non vedeva barriere tra se e i suoi progetti. Ostentava una energia esplosiva. Era molto preoccupato della condizione fisica, ma non della sua, di quella degli altri. Mi salutò dicendomi: “attento alla salute”. Devo essergli apparso “gracilino” visto che il giorno seguente, nel partire disse a chi lo accompagnava: “Salutatemi l’Assessore, si riguardasse!”
Oggi ho saputo che Mario, a 95 anni, si è suicidato. Ora ho capito la lezione del … “maestro”.

19 commenti:

giusfra ha detto...

Qual'è, scusa?

Ell ha detto...

Per me é una lezione di libertà, decidere di morire se il proprio futuro é quello di rimanere a letto o peggio. Al di la delle ipocrisie vaneggianti di chi condanna il suicidio, bisogna ammettere che la sua é una scelta di coerenza rispetto ad uno stile di vita laico e libero.

maria ha detto...

Forse una lezione di umiltà, l'umiltà di un uomo che non sopportava essere chiamato maestro, in quanto comunque, sapeva già di essere solo un uomo.
Esattamente come lo sono tutti.

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Caro Marino,la vita finisce quando non si ha più futuro.

giusfra ha detto...

Frase più o meno a effetto, per non saper o voler rispondere.
Io continuo a non capire qual'è ..."la lezione" che quest'uomo avrebbe impartito, con il suo suicidio, agli altri.

maria ha detto...

Probabilmente Monicelli non voleva dare una lezione di "vita" a nessuno!
Era solo spaventato del suo futuro, della sua vita e di quella dei suoi cari... nel vederlo nei prossimi mesi a venire, inerme sdraiato su di un letto a supplicar con lo sguardo molfina per non sentire più dolore, ed ogni settimana in più la dose non fa più lo stesso effetto e nessuno può far nulla se non pregare che soffra il meno possibile.
Lui ha fatto la sua scelta nella umiltà del suo essere umano: imperfetto.
Ma noi siamo talmente coglioni che quando un grande fa un gesto simile, diciamo che ci da una lezione; quando a fare un gesto simile, per la stessa motivazione ovviamente, è un povero cristo per nulla famoso che apparentemente non ha fatto nulla di straordinario, è solo un gesto da codardi e da stupidi.
Siamo umani, siamo tutti imperfetti e difettosi....
Come si fa a dire che la vita finisce quando non si ha più un futuro? Chi è che ha un futuro certo e non ipotetico anche in assenza di un tumore maligno?
L'umiltà ci fa sentire che non siamo unici e che nessuno ci deve nulla per forza o per forza di cose... ed ognuno è libero di fare la sua scelta, (in simili casi) senza dover far venire remore o sensi di colpa e di inadeguatezza a chi ci sta vicino, poichè la scelta cambia molto in base a chi abbiamo intorno, a chi ci sta vicino.
Se hai la certezza che chi ti sta vicino ti ama e ti seguirà senza patemi e senza sentirsi appensantiti da un fardello, si accetta di stare fino allo scadere naturale della vita...
Se si ha la certezza che comunque la vita, laddove è economicamente possibile, finirà in una clinica o in casa guardati a vista da estranei con visite di cortesia... credo sia difficile accettare questo, quindi si sceglie con umiltà di togliere il disturbo finchè si è ancora in grado di farlo da soli.
Ma se avesse saputo il seguito di tanti commenti, forse, almeno avrebbe lasciato una lettera per la massa oppure avrebbe fatto una scelta più da fiction...
Ma immagino sapesse in partenza di essere solo un uomo.

Ell ha detto...

A marì visto che continui a negare l'evidenza, trattando con snobismo (che letteralmente vuol dire sine nobilitatae) la questione,liquidando come un mentecatto il regista del borghese piccolo piccolo et al, sai che ti dico:grazie al post su Monicelli potresti imparare a scrivere qual é senza l'apostrofo..(che é cosa buona e crusca!)

In ogni caso come diceva l'ottimo Carmelo Bene: questa critica aprioristica mi fa tanto sentire "puzza di Dio".

Statti bene

maria ha detto...

Ecco appunto, attento a non apparire alla Madonna pure tu!
Ma che cacchio di mentecatto ho descritto... Scusa?
Ahh, se io fossi negligente come Levi Montalcini, i miei pensieri ed i miei scritti produrrebbero un coro di ammutoliti.
"E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo: pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto le amanti di tutti i secoli".
Ecco perché siamo coglioni! (con rispetto parlando e senza offesa) Perchè pensiamo di vedere una lezione in un gesto umano e siamo pronti a nostra volta a dar lezioni a chi pensiamo sia semplicemente un uomo...
o, per quel che mi riguarda, dando a Cesare quel che è di cesare ed a Dio quel che è di Dio: un'uomo!
Se avessi letto più attentamente, ho dato a monicelli dell'essere umano, non del mentecatto!

davide ha detto...

mannaggia la miseria...devo dare ragione a marino! Archite' che lezione ha dato con il suicidio?Cattivo esempio!

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Il suicidio è sicuramente un cattivo esempio. Io però intendevo dire che una persona vive finchè sente di poter dare. Quando "comincia" a sentirsi inutile comincia a morire. Quando ha la certezza di essere inutile è già morta. A 95 anni il suicidio lo posso "anche" capire, a 30, 50, 60 no. (continua)

Ell ha detto...

Maria mi riferivo a Marino!

maria ha detto...

Che figura di..... :))))
Cavoli, specifica no? :))
La mia coda si è infuocata: io ho il vizio di mettere l'apostrofo ovunque... qual'è, qual'ora qual'cosa... è istintivo e se non rileggo ci scappa sempre...
Giuro che non avevo notato l'apostrofo di Marino :) Credevo che lui, avendomi dato consiglio su come scrivere bene un commento, non commettesse mai errori... lo immagno intento a rileggere e rileggere anche un commento di due righe pur di non far sfigurare la sua immagine e quella del blog.. :)
Ma come è evidente anche Marino è n'omo!
Imperfetto!
Marino: senza offesa questa è una ovvietà!
Beh, spero comunque ti sia piaciuto il mio commento di risposta? Non mi capita spesso di spolverare Carmelo Bene... :)
Che anche lui non è che poi si trovò tanto a suo agio a scola... Altri tempi!
Apprezzo il tuo self controll

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Lo sapete che una volta sono stato a casa di Paolo, a piazza Ungheria a Roma. Era una casa normalissima ed io non sapevo che Paolo era il figlio della compagna di Carmelo Bene, il quale viveva in quella casa. ... Era una casa normalissima, da essa non traspariva nulla che facesse pensare a qualcosa di diverso dalla normalità eppure, conoscendo il "personaggio" che la abitava ....

maria ha detto...

Che fosse lui, insieme a pochi altri, il vero normale, e tutti quelli che cercano solo di apparire ed ostentare, siano solo dei "falsi" anche se d'autore?

Ciccosan ha detto...

Dovessi restare solo, molto vecchio, affaticato da un cancro e dal tedio di vivere ancora; e se mai accadesse che, ricoverato nel reparto solventi di un ospedale romano, io mi buttassi dal quinto piano e perdessi la vita nella nera malinconia di una giornata di pioggia battente; potrebbe succedere che qualcuno scriva, come per Monicelli, che è stato “lo sberleffo di un laico”. Mandatelo affanculo.

Giuliano Ferrara.

Monicelli era un novantacinquenne, malato e stanco, che ha trovato il coraggio di buttarsi dal quinto piano e ha fatto benissimo. Punto. Non c’è nessun valore di esempio nel suicidarsi così come non c’è nessun valore di esempio nel vivere semplicemente

Massimo Cacciari.

La libertà di suicidarsi uno se la prende, non c’è bisogno che qualcuno te la riconosca. Ma in certi commenti alla morte di Monicelli vedo la vanagloria di chi vuol farsi bello con il vero o supposto coraggio altrui. Vedo un modo di tradire il rispetto per chi ha fatto quella scelta. E vedo la totale mancanza di pietas, dell’elemento religioso della vita che ti impone di rispettare sia l’inesplicabile gesto di Monicelli sia le scelte di chi resta attaccato all’esistenza fino all’ultimo. Sono due momenti dell’"esserci" umano che vanno ugualmente rispettati, che esigono silenzio e misericordia.

Ruggero Guarino, scrittore.

Ell ha detto...

Intendiamoci non c'è nessuno esempio da seguire, salvo l'estrema coerenza del gesto con il vissuto di quella persona.Poi citare Ferrara e Guarini lascia davvero il tempo che trova...

Dimenticavo..Dio non voglia che Ferrara si butti giu dal quinto piano..(e ho detto tutto)

Ciccosan ha detto...

Lo stesso tempo lasciato dalle sue.

Ell ha detto...

Non so se considerarmi fortunato perché paragona le mie parole a quelle da lei ritenute degne o offendermi per lo stesso motivo. (A...ma Guarini non é anche il caro amico di Lino Jannuzzi?)

davide ha detto...

L'Aquila 1990-1991 prima guerra del Golfo.I ragazzi partizono per fare le guardie nei punti sensibili.Il pericolo di attentati era reale,gli ivasi delle dighe dimezzate.In pratica le licenze furono sospese per evidenti motivi di mancanza di rimpiazzi per i servizi di guardia in caserma.Un armiere all'ennesimo rifiuto si sparo'.Ma possibile che il non andare a casa puo' essere un motivo per spararsi a 20 anni? Oppure 23 dic 1999 un ragazzo di Vasto fece il medesimo gesto in una piazzola dell'autostrada ...Poco piu' di 20 anni...Lo vidi la mattina ,lo salutai quando ci incrociammo a Vasto Marina ,io alla guida di un Turbo Dayli lui alla guida di un T.I.R. ,non mi risaluto'.Forse non mi vide perche' gia' aveva in mente l'estremo gesto.