domenica 7 novembre 2010

Pensierino della domenica ... (tanto per scrivere qualcosa)


Prossima fermata: Italia. Si! ma qual è il punto di partenza?

Quando nel periodo di Tangentopoli si attraversavano i corridoi del Municipio, non si vedevano più le solite facce di politici, di imprenditori, di faccendieri che fino a poco tempo prima frequentavano animosamente qui luoghi. Vedevi invece i “figli” di quei politici, di quegli imprenditori, di quei faccendieri, animosamente e devo riconoscere, all’inizio, con un po’ di impaccio, frequentare quei luoghi. In poche parole erano solo ringiovanite le facce ma non era cambiato niente. Magari qualche impiegato che diceva: “salutami (a) papà!”
Questa situazione, dal mio punto di vista, ci ha portato al momento che stiamo attraversando.
Quando leggo del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, non posso che essere contento. Io che fino alla “partita del cuore”, di questa estate, mi sono sempre sentito un “ragazzino” e come tale mi lasciavo trattare; io che invece, in quella occasione, guardandomi intorno mi sono accorto che “ragazzino” non sono più, ascolto con attenzione questi giovani e mi pongo pensieri e dubbi.

Dice Renzi: «Abbiamo detto con forza che c’è bisogno di cambiare la classe dirigente. In Italia ormai da decenni i problemi sono sempre gli stessi perché i politici sono sempre quelli. E lo abbiamo detto, individuando un desiderio diffuso fra la gente, con una parola che non è piaciuta, anche se ormai ‘rottamazione’ è un nuovo termine entrato a pieno titolo nel vocabolario della politica. La nostra è una battaglia per il rispetto delle regole: chi ha già fatto tre mandati in parlamento deve andare a casa. Semplice, è scritto anche nello Statuto del Pd. Non c’entra nulla la questione anagrafica, io non ce l’ho con i vecchi. Ma chi ha fallito, deve uscire di scena. Non potendo contestare questa cosa condivisa da tutti gli italiani, ci danno dei ‘pierini’ e degli ‘sfasciacarrozze’.

Bellissimo! Esclamo. Tuttavia mi chiedo: “ma chi ha fallito? Le singole persone o la politica nel suo complesso?” “In questo secondo caso, deve dimettersi colui che ha idee, capacità e qualità, per lasciare il posto ad un sostituto “giovane” solo per problemi anagrafici (che non c’entra nulla, dice Renzi)?” Se l’esperienza e l’eventuale “saggezza” di chi ha vissuto certe “traversie” non contano nulla, ogni volta si dovrà ricominciare da capo. Ma da dove? Il “figlio” di Tizio o di Caio che hanno “fallito” potrebbe essere in grado di concretizzare il sogno dei cittadini? I “figli” di Tizio o di Caio che hanno partecipato al “fallimento” ma ne sono solo vittime, avranno la capacità di realizzare i sogni dei padri? I figli di “nessuno” avranno le competenze e la capacità per lottare in un campo, la politica, dove bisogna stare più attenti agli amici che ai nemici? In un campo dove non si fanno prigionieri?

Continua Renzi: «Cercano di screditarci come quelli che ce l’hanno coi vecchi o come quelli che non hanno idee. Noi proviamo a raccontare un’Italia diversa, a ragionare con una mentalità differente. Come abbiamo fatto a Firenze, dicendo no al cemento. Riuniamoci, raccogliamo tante voci, diamo risposte concrete ai problemi degli italiani senza preoccuparsi delle case ad Antigua e Montecarlo, guardiamo con attenzione alle piccole aziende sull’orlo del fallimento e meno alle società offshore».

Quel “proviamo” mi piace tanto. Quel “riuniamoci, raccogliamo tante voci” suona come l’Inno di Mameli, poi però leggo le ultime due righe e mi accorgo che si sono già posti dei limiti (anche se si usa il termine “meno”).

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