sabato 19 giugno 2010

... sempre ribadendo che sono contro le recinzioni.


Premesso che sono contro le recinzioni alla Marina ed in ogni spazio pubblico, ritengo necessario evidenziare un preciso atto di provincialismo. Pensare che il Governo Regionale, si presti ad emanare una Legge per salvare un “balneatore vastese”, è un atto di pochezza politica. E di pochezza politica ritengo di poter accusare chi, non essendo in questi anni a risolvere il problema, adesso, cavalcando una azione “forse” sbagliata (grave sarebbe se, come dice Walter Caporale, si potrà entrare nelle nostre spiagge solo pagando o su concessione dei proprietari degli stabilimenti) di rappresentanti della politica locale, vuole dare a questo problema un peso che si “alleggerirà” col passare dei giorni, quando si dovrà recuperare ogni “risorsa” elettorale.

Esposizione dei fatti:

Quando il Demanio era di esclusiva competenza dello Stato, lo Stato appunto, attraverso la Capitaneria di Porto, sorvegliava quanto avveniva in questo ambito. Col passaggio delle competenze alla Regione sono state dettate nuove regole. Chi doveva far rispettare queste regole, probabilmente, non è stato ferreo nell’agire come la Capitaneria in precedenza. Sono così nati i primi “abusi” e le prime “difformità”. Se un “piano spiaggia” fosse stato approvato in questi anni, probabilmente si sarebbe posto un rimedio ai problemi che sono davanti agli occhi di tutti. In mancanza di questo o altro strumento concreto, può essere colpito solo chi ha commesso questi abusi o queste difformità.

Un passo in dietro.

Se gli organi regionali competenti, agli inizi degli anni 2000, ritenevano possibile rilasciare autorizzazioni per la collocazione di recinti di protezione degli stabilimenti balneari, chi chiese ed ottenne a suo tempo i necessari permessi, ora, senza uno strumento che motivi la rimozione di queste, perché dovrebbe farlo?
La regola vuole che i manufatti realizzati sul Demanio debbano essere di “facile rimozione” poiché dovranno essere rimossi qualora per effettiva necessità, l’area demaniale debba tornare allo stato primitivo. Cosa c’è di più facile rimozione se non una rete metallica, sorretta da paletti di castagno inseriti nella sabbia? Forse solo le piastre di cemento che, poste sulla stessa sabbia, formano le (tanto pratiche) passerelle di accesso alla battigia. Mi sembra quindi ovvio che, se gli organi competenti concretizzano un “piano” che motivi la rimozione di queste “protezioni”, esse andranno rimosse. Se poi gli stessi organi dovessero prevedere la sostituzione delle “orrende” (e lo dico con convinzione) reti, con recinti che siano ornamentali e di arredo al lungomare, anche qui con giusta motivazione si potrà obbligare la sostituzione di quanto già realizzato.
Come al solito il sindaco di Vasto, non perde l’occasione di esprimere un concetto sbagliato:
"Sul litorale di Vasto - spiega Lapenna - esistono attualmente 49 concessioni balneari pluriennali e 24 stagionali. Pensate come sarebbe la spiaggia, se tutti presentassero richiesta di realizzare delle recinzioni.
Io, come tanti, mi chiedo: “perché in questi anni non si è dettata una regola che non permetta che questo avvenga?”
E quando dice: sulla sicurezza, il primo cittadino ribatte che "abbiamo appena fatto installare le telecamere a Vasto Marina", qualcuno potrebbe rispondere che anche alla Villa Comunale ed allo stadio Aragona sono state installate le telecamere ma mica sono stati abbattuti i recinti.
A Maurizio Acerbo poi, che giustamente dice "che, in una regione in cui ci sono tanti problemi, dal terremoto ai trasporti, pensano a fare un favore a qualche amico balneatore" Si può rispondere allora perché Lui si è scomodato, insieme al Senatore Legnini ed altri? Non aveva problemi più importanti da affrontare?
Siamo alle porte della stagione estiva, anzi ci siamo dentro, questi problemi si affrontano già dall’autunno precedente. Cosa abbiamo fatto prima d’ora, abbiamo dormito?
Già! qualcuno ci ha detto che abbiamo il problema della … “carenza di posti letto”.

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