lunedì 20 settembre 2010

Mani pulite.


Sarebbe ridicolo se un calciatore “venduto” dalla sua società, parlasse male della squadra nella quale fino a poco prima aveva giocato. Il comportamento di ex compagni di spogliatoio, pronti a convincere l’allenatore che si poteva fare a meno di “costui” per prenderne il posto, non giustificherebbe l’astio verso la squadra con la quale si sono condivisi successi e “sofferenze”. Restano gli amici leali, restano i tifosi. E questi amici e questi tifosi capiranno, quando in uno scontro diretto, il “campione” ceduto contro la sua volontà, darà il massimo per dimostrare il suo “valore”, tentando di battere proprio la squadra che lo ha venduto. In “Nazionale” invece, potrebbe giocare anche assieme a “atleti” della sua ex squadra, sicuro che in questa compagine non vedrà mai quelle “seconde file” che per trovare posto hanno dovuto far “cacciare” chi sul campo aveva dimostrato di valere.

In questi giorni, in occasione della “festa” IdV, ho avuto modo di rivedere molti amici. Ho stretto molte mani, e non ho avuto motivo di “stancarmi”, come spesso accaduto, di raccontare loro la mia vicenda. Gli amici, quelli veri, quelli leali, mi hanno detto “sappiamo tutto, abbiamo ascoltato anche la versione degli altri, non ti preoccupare vai avanti”.
Ho stretto molte mani, anche quelle di alcuni che dovrebbero vergognarsi solo di passarmi vicino, figuriamoci nel tendermi la mano. Eppure lo hanno fatto. La mia educazione mi ha portato a stringerle anche a questi, salvo poi platealmente (come mio solito) pulirmele sul fondo dei pantaloni. Io ho le mani pulite e voglio che restino tali.

Parlando di mani e osservando con attenzione il manifesto con lo slogan del “raduno”, poi, ho maturato un pensiero: “Il messaggio che questo manifesto propone è sbagliato”. Si vede una mano che pulisce “l’Italia” dal fango. Ora mi chiedo: se uno ha le mani pulite le usa per rimuovere il fango? Penso proprio di no. Penso che adoperi un guanto, una paletta insomma un attrezzo qualunque ma non le mani pulite, altrimenti queste si sporcano. Sempre lo stesso manifesto raffigura una riga di fango ancora non rimossa sopra la scritta Italia. Ciò lascia pensare che la mano passerà di nuovo su quella scritta per togliere anche quel po’ di fango rimasto. Se però la mano è ancora sporca del fango toccato in precedenza si rischia di “macchiare” definitivamente l’immagine. E io, né sul manifesto né tra i discorsi ascoltati, ho visto fonti o brocche d’acqua dove lavare le mani usate per spostare “quel” fango. Allora cari amici, mi rivolgo a voi che come me avete le mani pulite, cercate di mantenerle tali e non di immergerle nel fango, rischiando di sporcarvi e di sporcare ulteriormente e definitivamente proprio ciò che intendevate pulire.
Come dimostrato dal manifesto, come si faccia pulizia non é chiaro.

3 commenti:

Ciccosan ha detto...

Egregio Architetto,
non conosco le sue vicende politiche ma capisco, dalla frequenza con cui vi fa riferimento, che l'hanno segnata profondamente.
Però mi sorprende che parli di lealtà in un mondo, quello politico, dove prevalgono interessi materiali inseguiti da pulsioni che sono estranei alla sfera dei sentimenti e delle emozioni.
Si può dire "farabutto" a chiunque purchè si aggiunga subito dopo "in senso politico".
Basta attaccare l'aggettivo "politico" e ogni insulto, ogni atto, ogni giudizio, diventa normale.
Nei film di gangster e di mafia, spesso il killer si rivolge alla vittima rassicurandola con "niente di personale, è questione di affari".
Mutuato in politica suona "niente di personale, è questione di politica".
Quando approfondiamo la storia personale di grandi personalità, circondate dall'aurea di eroismo che l'agiografia ci spaccia, allora scopriamo le loro debolezze e i loro comportamenti, molte volte dettati da interessi concreti.
Un suggerimento? A' la guerre comme à la guerre!
Un commento sulle ripuliture. Se osserviamo bene, onestà non significa necessariamente capacità. Si può essere onesti ma fessi; onesti ma incapaci di operare; onesti ma non in grado fare le cose giuste.
Di questi tempi sembrerebbe che la condizione necessaria e sufficiente per governare bene sia l'onestà e la moralità.
Se fosse vero potremmo mettere i cardinali a fare i ministri.

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Posso assicurare che "qualche" persona onesta, nella politica locale, c'è. Contro qualcuna di queste ho agito, non senza "dispiacere", additandola come incapace. Ho conosciuto anche disonesti capaci. Tra i primi ed i secondi non saprei quali scegliere. Devo dire però che se dobbiamo lasciare andare avanti i disonesti che sono anche incapaci allora preferisco gli onesti comunque essi siano.

(chiedo scusa per "l'italiano" contorto ma spero si capisca il concetto)

giusfra.poll ha detto...

Ben detto, Cicco. Osservo sull'ultima battuta: visti i tempi (nella Chiesa, senza generalizzare s'intende), magari "i cardinali" non saranno più onesti, ma può essere che più capaci lo siano pure.
Di fare cosa...? Ecco questo resta sempre il problema. Qualcuno dice, e ci si fa bello a pronunciarlo, il BENECOMUNE, e fra sé intende che "il suo" ...va Bene per il Comune (e per tutte le altre parti).

Fuor d'ironia, vogliamo dire che - comunque -della correttezza, nei rapporti fra i singoli, fra i governati e i governanti, non se ne può fare a meno. Non per diventare santi, non per meritarsi il paradiso come bene fece un tempo Filippo Neri, ma solo o semplicemente ...per non sputarsi in faccia, vicendevolmente o solo guardandosi allo specchio.
Naturalmente questo riguarda la gente comune e non quella, come dici, ...politica, o meglio "che fa politica".
Ah se la politica fosse un po' più comune e più schietta, e meno da teatro. Meno strette di mano al termine della rappresentazione di turno e con in mente e in cuore più considerazione per gli altri!
Tanto per dire.